Houston, abbiamo un problema: lo chiamano democratura
di STRISCIA ROSSA (Franco del Campo)
Abbiamo un problema. Non come la navicella spaziale Apollo 13, che più di 50 anni fa ha rischiato di schiantarsi, ma questa volta ad avere grossi problemi è la democrazia. La democrazia – Winston Churchill lo aveva detto chiaramente – è molto difettosa, ma è il miglior sistema che abbiamo a disposizione. Eppure, molti, nel mondo e anche vicino a noi, pensano, agiscono e dicono il contrario. La guerra di Putin in Ucraina, infatti, è anche una guerra ideologica, contro la democrazia occidentale, troppo debole, con il suo pacifismo intrinsecamente ipocrita. Meglio la “democratura”, solo formalmente democratica, ma sostanzialmente autoritaria perché il potere detiene il controllo ferreo sull’informazione e spesso anche sulla magistratura. E’ il trionfo di un ossimoro inquietante: “la democrazia illiberale”.
La guerra, che evidentemente a qualcuno piace, ma non di certo agli ucraini, ha accentuato questi aspetti. In pochi giorni Putin è passato dal 71% all’83% di consensi, con un prodigioso salto in avanti. Poco importa che non stia vincendo la guerra e migliaia di giovani soldati russi stiano morendo, la “dezinformatzija“, ben radicata nel mondo sovietico, sta ottenendo i risultati previsti.
Ma Putin ha fatto scuola. Viktor Orbán, teorico della “democrazia illiberale e cristiana”, ha appena vinto di nuovo le elezioni in Ungheria, promettendo – dopo aver incassato enormi finanziamenti dall’Unione europea – di tenere il paese fuori dalla guerra, pur mantenendo prezzi di favore sul gas russo, che Putin gli fornisce a piene mani. Naturalmente Putin è stato il primo a fargli i complimenti per la vittoria. Lo stesso si può dire per la vittoria del filorusso Aleksander Vucic in Serbia, in nome di un “panslavismo” nazionalista. Poi, per non farsi mancare niente, anche gli italiani Matteo Salvini e Giorgia Meloni, uno al governo e l’altra all’opposizione, si sono congratulati all’unisono con l’amico Orbán. E Draghi? Fa finta di niente, anche se il suo alleato Salvini conferma il suo appoggio a un “quasi” dittatore come il premier ungherese. E l’Europa? Si indigna e protesta, manda aiuti umanitari e un po’ di armi alla resistenza ucraina, ma sembra quasi inerme – come in effetti teorizza Putin – nei confronti del sovranismo che serpeggia e governa lungo il suo “fronte” orientale. Quello che fino a poco tempo fa si identificava come il Gruppo di Visegrád (1991), che andava dalla Polonia alla Repubblica Ceca, alla Slovacchia all’Ungheria, prima che Varsavia e Budapest si scoprissero su fronti opposti. Paesi generosamente finanziati dall’Unione europea, dal 2004, che hanno presto elaborato la loro filosofia “illiberale” e insofferente nei confronti dei migranti, ma non – adesso – verso gli ucraini, che vengono considerati fratelli, bianchi e cristiani, e sono accolti con grande generosità.
Ma la democrazia, quella vera, per quanto imperfetta, ha un problema. L’Europa ha un grosso problema. In realtà di problemi l’Europa ne ha tanti, ma la guerra di Putin e la “democrazia illiberale”, potrebbe schiacciarla e dimostrare che nel mondo ormai è soltanto una “navicella”, democratica, ricca, anziana e imbelle, che rischia di schiantarsi (in attesa di sapere cosa deciderà la Francia – tra Macron e Le Pen – al prossimo ballottaggio).
Fonte: https://www.strisciarossa.it/houston-abbiamo-un-problema-la-democratura/
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