Nuova task force Usa nel Mar Rosso
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (Camilla Canestri)
Il 12 aprile, la Marina degli Stati Uniti ha annunciato che avvierà una nuova task force con Paesi alleati per pattugliare il Mar Rosso, dopo che l’area è stata teatro di una serie di attacchi attribuiti ai ribelli sciiti Houthi dello Yemen.
La notizia è stata rivelata dal capo della quinta flotta della Marina statunitense situata in Medio Oriente, il viceammiraglio Brad Cooper. Riferendosi al Mar Rosso, quest’ultimo ha dichiarato: “In senso esteso, questa regione alimenta letteralmente e in senso figurato il mondo[…] L’area è così vasta che non possiamo farcela da soli, quindi daremo il nostro meglio collaborando”. Il Comando delle forze marittime combinate, un’organizzazione di 34 Nazioni che Cooper sovrintende da una base in Bahrain, ha già tre task force attive che si occupano di pirateria e problemi di sicurezza sia all’interno, sia all’esterno del Golfo Persico. La nuova task force sarà commissionata domenica 17 aprile e alla missione si unirà la USS Mount Whitney , una nave comando anfibia di classe Blue Ridge che in precedenza faceva parte della sesta flotta africana ed europea della Marina statunitense.
Cooper ha affermato di sperare che la task force che sarà composta da due a otto navi alla volta agirà contro coloro che contrabbandano carbone, droga, armi e persone nel Mar Rosso. Il contrabbando di carbone, ad esempio, è stato utilizzato dall’organizzazione terroristica attiva in Somalia al-Shabab, legata ad al-Qaeda, per finanziare i propri attacchi. Anche armi ritenute collegate all’Iran sono state intercettate nella regione, probabilmente in viaggio verso gli Houthi. Infine, per lo Yemen passano anche migranti che dall’Africa cercano di attraversare il Paese per trovare lavoro in Arabia Saudita e altrove.
Come sottolineato da Associated Press, Cooper non ha nominato direttamente gli Houthi, allineati con l’Iran. Nel contesto della guerra in Yemen, gli Houthi hanno lanciato droni e posizionato mine cariche di esplosivo nelle acque del Mar Rosso. Il bacino è una rotta di navigazione vitale per le forniture energetiche globali.
In Yemen, è in corso una guerra civile, descritta dall’Onu come la peggior crisi umanitaria al mondo, da quando gli Houthi hanno iniziato a combattere per il controllo sulle regioni meridionali del Paese. Il 21 settembre 2014, sostenuti dal precedente regime del defunto presidente Ali Abdullah Saleh, gli Houthi avevano effettuato un colpo di Stato che aveva consentito loro di prendere il controllo delle istituzioni statali nella capitale Sanaa, tutt’oggi sotto il loro controllo. Il presidente legittimo, Rabbo Mansour Hadi, era stato inizialmente messo ai domiciliari presso la propria abitazione nella capitale e, dopo settimane, era riuscito a fuggire, recandosi dapprima ad Aden, attuale sede provvisoria del governo yemenita riconosciuto a livello internazionale, e poi in Arabia Saudita, dove risiede tutt’ora. Hadi è stato sostenuto da una coalizione guidata da Riad che comprende Arabia Saudita, UAE, Sudan, Bahrain, Kuwait, Qatar, Egitto, Marocco, Giordania e Senegal, intervenuta nel conflitto yemenita il 26 marzo 2015. Gli Houthi sono sostenuti, invece, dall’Iran e dalle milizie libanesi filoiraniane di Hezbollah, sebbene le parti neghino il loro legame.
Il 7 aprile scorso, Hadi ha trasferito i propri poteri a un Consiglio direttivo presidenziale e ha licenziato il suo vice, Ali Mohsen al-Ahmar, mentre è in corso una tregua di due mesi iniziata il 2 aprile precedente.
Fonte: https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2022/04/14/nuova-task-force-usa-nel-mar-rosso/
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