Cosa è andato storto nelle politiche anti COVID
di La Fionda (redazione)
Riceviamo e pubblichiamo volentieri questo documento critico sulle modalità in cui è stata gestita la crisi sanitaria legata al Covid-19. All’insegna del pluralismo informativo e del dissenso informato.
Prime firme
Sara Gandini (epidemiologa biostatistica), Mariano Bizzarri (oncologo e saggista), Emilio Mordini (medico psicoanalista e filosofo), Fabrizio Tuveri (medico), Maurizio Rainisio (matematico statistico), Marilena Falcone (ingegnere biomedico), Maria Luisa Iannuzzo (medico legale), Elena Flati (biologa nutrizionista e farmacista), Clementina Sasso (astrofisica), Ugo Bardi (chimico) .
Sottoscritto da:
Massimo Cacciari e la Commissione Dubbio e Precauzione, Elena Dragagna (giurista), Gilda Ripamonti (giurista), Maria Sabina Sabatino (storica dell’arte), Guglielmo Gentile (giornalista), Remo Bassini (giornalista), Luciana Apicella (giornalista), Francesca Capelli (sociologa e insegnante), Ludovica Notarbartolo (libraia), Thomas Fazi (Giornalista e saggista), Francesca Gasparini (Studiosa di performance e docente di musica)
In base alle conoscenze disponibili all’inizio della pandemia era difficile capire quali scelte sarebbero state più efficaci. Oggi si possono valutare tali scelte, e individuare quelle sbagliate. Vinayak Prasad, ematologo-oncologo e professore associato di Epidemiologia e Biostatistica presso l’Università della California, ha stilato recentemente un elenco degli errori commessi durante la pandemia. Noi abbiamo preso spunto dallo stesso e questo è il nostro punto di vista anche rispetto all’Italia partendo dalle evidenze scientifiche attuali:
1. La chiusura delle scuole nella primavera del 2020 era difendibile, ma il protrarsi delle chiusure dopo l’agosto del 2020 è stato un grave errore. In quel momento già si avevano dati sufficienti per concludere che tali misure erano completamente inutili. Di fatto, la maggior parte dei paesi occidentali aveva ripristinato la didattica in presenza. Se l’intenzione era prendersi cura dei giovani e dei più vulnerabili, il risultato per chi, come l’Italia, ha mantenuto le chiusure è stato – al contrario – quello di mettere a rischio il loro futuro. L’Italia ha il triste primato europeo di avere tenuto le scuole di ogni ordine e grado chiuse più a lungo, in particolare le primarie al Sud e le secondarie di secondo grado in tutta Italia, con effetti su dispersione e salute mentale e fisica che stanno via via emergendo in modo drammatico.
2. L’obbligo vaccinale è stato insensato. L’obbligo dovrebbe essere imposto solo nel momento in cui il beneficio per la collettività giustifica la sospensione di una libertà fondamentale come il diritto all’autodeterminazione della salute. Nell’autunno 2021, era ormai evidente che i vaccini non erano in grado di fermare le nuove varianti e che il vaccino non blocca il contagio; pertanto, l’obbligo vaccinale era ingiustificato eticamente e costituzionalmente in quanto la collettività non sarebbe comunque stata protetta contro la trasmissione del virus. In Danimarca il direttore del National Board of Health, Søren Brostrøm, ha chiesto scusa per la campagna di vaccinazione ai bambini. E ora abbiamo anche la conferma della importanza della immunità naturale nel ridurre il rischio di infezioni e malattia da Omicron, meglio di due dosi di vaccino.
3. L’idea che il vaccino fosse necessario per far tornare i bambini e gli adolescenti alla normalità è stata particolarmente inquietante. Tra l’altro in diverse nazioni era presente un’alta percentuale di anticorpi anche prima dell’introduzione dei vaccini. Il Regno Unito era quasi al 100%, gli Stati Uniti al 70% ma il dato reale era probabilmente più alto a causa della pessima qualità dei dati. Se c’è mai stata una vera emergenza, cosa che rimane dubbia, questa la si può tranquillamente escludere per i bambini e i giovani adulti sotto i 40 anni. Certamente c’è stato in alcuni mesi un sovraccarico ospedaliero ma non dovuto alla Covid-19 nei minori. Per i più giovani, la messa in commercio dei vari vaccini avrebbe dovuto seguire le vie tradizionali. Come se non bastasse, quando è arrivata l’approvazione era chiaro che i vaccini non bloccavano i contagi e che proporli per i bambini e i ragazzi non avrebbe protetto la collettività. Dall’abuso delle procedure di emergenza hanno tratto vantaggio varie agenzie e attori sociali, tra cui le compagnie farmaceutiche, non la collettività, e i governi glielo hanno lasciato fare.
4. Vaccinare operatori sanitari e insegnanti sotto i 40 anni prima degli anziani è stato un grave errore che si poteva, anzi si doveva evitare. Paesi più attenti hanno optato per scelte diverse perché hanno calcolato il numero di vite risparmiate con il vaccino tenendo conto dei rischi per età.
5. Nel momento in cui si è capito che Johnson&Johnson poteva causare VITT (trombocitopenia trombotica indotta dall’immunizzazione da vaccino) si sarebbe dovuto ritirare immediatamente il prodotto dal mercato. Tra l’altro le alternative a questo vaccino non mancavano. Nonostante ciò, FDA, EMA AIFA hanno mantenuto il prodotto sul mercato per un anno intero, con conseguenti danni per molte persone. Lo stesso è accaduto con il vaccino Moderna che si è dimostrato causare molte più miocarditi rispetto a quello che ci si aspettava soprattutto nei giovani maschi. Questo vaccino ha continuato ad essere somministrato a giovani maschi in Italia: ad inizio anno il 64% dei vaccini somministrati ai giovani maschi (20-29 anni) erano Moderna. E ancora adesso sono il 25%.
6. Ad inizio della pandemia le prove a supporto dell’obbligatorietà delle mascherine nella popolazione generale erano scarse, per non dire inesistenti: si sarebbero dovuti eseguire studi randomizzati e quelli fatti hanno mostrato efficacia ridotta. In tanti esagerarono il valore delle prove riguardo ai benefici delle mascherine; con il risultato che ancora oggi continuano ad essere imposte in alcuni contesti nonostante l’evidenza scientifica circa la loro utilità sia rimasta molto scarsa, in particolare per i bambini a scuola. Altra cosa sono ovviamente le FFP2 negli ospedali, usate da professionisti nell’accudimento dei fragili.
7. A proposito di long-Covid: se una persona ha avuto la Covid-19 in forma grave è assolutamente normale che il recupero richieda del tempo. Ma questo è vero per qualsiasi malattia grave e per gran parte delle malattie virali acute di un qualche impegno clinico. Viceversa, che dopo un’infezione lieve, in cui magari la persona non si è nemmeno accorta di essere stata contagiata, si sviluppino sintomi gravi nel lungo periodo sarebbe qualcosa di veramente sorprendente, mai visto prima. Pertanto, le prove che la Covid-19 possa realmente causare tali effetti devono essere certe e la diagnosi chiara, cosa che attualmente non è, basandosi solamente su sintomi riferiti di natura molto vaga. D’altro canto, dichiarare che esiste un long-Covid da infezione asintomatica e che è un problema grave per cui dobbiamo combattere le infezioni sine die è – in assenza di segni clinici e laboratoristici patognomonici di tale “long-covid asintomatico” – un’ assurdità clinica e logica.
In particolare per l’Italia ci teniamo ad aggiungere:
1) L’inutilità delle misure di contenimento “draconiane”: l’8 marzo 2020, quando è stato decretato il lockdown, l’epidemia stava già rallentando e le misure prese non hanno minimamente modificato la tendenza di crescita dei casi. Vari studi epidemiologici hanno mostrato l’inefficacia delle misure di salute pubblica più severe sia riguardo contagi che sulla mortalità. All’inizio poteva anche essere accettabile per qualche settimana, visto che si sapeva poco, ma poi coprifuoco e chiusure sono stati protratti senza evidenze di efficacia.
2) L’implosione dei sistemi ospedalieri è stata palesemente dovuta a una difficoltà che perdurava da anni dovuta anche ai tagli economici subiti dal sistema, (e forse da un modello di intervento che ha centralizzato le cure mediche spesso esclusivamente in ambito ospedaliero). Ciò ha comportato conseguenze notevoli rispetto alla diagnosi e alla cura di molte altre patologie a volte più letali della Covid-19 e la situazione ospedaliera non è migliorata, tanto meno la medicina territoriale.
3) L’abuso del green pass. Ancora oggi per entrare in ospedale e RSA è necessario esibire il green pass rafforzato anche se sappiamo che la vaccinazione non blocca il contagio, specialmente con la Omicron. Gli anziani nelle RSA tutt’ora possono vedere raramente i parenti e sappiamo quanto l’essere fisicamente isolati, inducendo sensazioni di abbandono, possa compromettere sino alla morte la salute degli anziani (la c.d. “depressione anaclitica dell’anziano”). Preme segnalare anche l’abuso del green pass nei confronti dei giovani: in Italia il green pass da vaccinazione o il green pass base sono stati per 9 mesi, quasi un intero anno scolastico, precondizione per: frequentare aule, lezioni, esami e sostenere esami di laurea in università, obbligatori per salire sui mezzi di trasporto anche locali sin dai 12 anni e per partecipare a attività sportive.
4) Le numerosissime intimidazioni a volte sfociate in vere e proprie azioni disciplinari condotte nei confronti di tutti coloro che hanno cercato di analizzare i dati da punti di vista non allineati con le politiche governative, ha creato un clima da caccia alle streghe che ha limitato se non addirittura bloccato la ricerca scientifica e l’analisi dei dati, oltre a tutti gli eventuali interventi correttivi in corso d’opera.
5) L’incapacità di ISS e del governo di interpretare correttamente e comunicare i dati. Un esempio clamoroso è il seguente: Bollettino ISS % Deceduti per classe di età – maschi con più di 90 anni = 12,9%; 60-69 anni – 12,9%, che apparentemente sembra lo stesso ma in realtà tra 90enni i morti sono stati l’1,8%, mentre tra i 60-69enni i morti sono stati lo 0,09% (la mortalità è un ventesimo). Un altro esempio è l’incapacità di valutare il tasso di crescita dell’epidemia (altrimenti detto Rt) se non con circa 4 settimane di ritardo, salvo poi riportarlo come dato contemporaneo. Questo dipende in parte dall’algoritmo usato per il calcolo (7 giorni), in parte dai tempi per la raccolta dei dati (14 giorni) e da ritardi nelle procedure (altri 7 giorni).
7) L’epidemiologia difensiva e la ricerca del rischio zero, con i modelli predittivi che hanno portato allo scenario di oltre mezzo milione di morti per Covid-19 se non si fosse preso alcun provvedimento, e “soltanto” 283 mila decessi applicando, come di fatto è stato fatto, il più rigido lockdown. Di fatto a Maggio 2020 eravamo a circa un decimo delle stime dell’Imperial College.
E potremmo andare avanti ancora.
Abbiamo più volte portato all’attenzione pubblica la letteratura scientifica e i dati che non giustificavano (e ancora non giustificano) certe scelte governative riguardo le chiusure, l’obbligo di mascherine e la politica vaccinale. In particolare ci siamo schierati apertamente contro la chiusura delle scuole e contro strumenti coercitivi e ricattatori come il green pass e abbiamo evidenziato i danni imponenti, nel breve e nel lungo termine, di tali misure sulla salute fisica e mentale delle persone, oltreché sull’economia.
Rilanciamo quindi questa analisi degli errori commessi nelle politiche anti-Covid perché merita di essere letta da tutti, decisori politici e comuni cittadini. Merita inoltre di essere tenuta in considerazione dai decisori stessi per evitare in futuro quegli stessi o altri simili errori; per impedire inoltre che i danni causati dalle scelte di politica sanitaria siano molto più gravi di quelli determinati dalla pandemia stessa.
Referenze
https://www.open.online/2022/06/27/covid-19-omicron-nuova-ondata-ricoverati/
Fonte: https://www.lafionda.org/2022/07/16/cosa-e-andato-storto-nelle-politiche-anti-covid/
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