Intanto in Italia…
di GILBERTO TROMBETTA
Poche ore fa il Fondo Monetario Internazionale ha certificato la recessione dell’Italia (e della Germania) correggendo per l’ennesima volta al ribasso le stime dei mesi passati (mentre ha dovuto vedere al rialzo, di tanto, quelle sul PIL russo).
Andando a leggere i dati disaggregati, si scopre che a calare sono quasi tutti gli indicatori che determinano il PIL di un Paese. E che, ricordiamolo, sono quattro: spesa pubblica, consumi dei cittadini, investimenti e saldo import/export (se si importa più di quanto si esporta, il contributo al PIL è negativo, mentre è ovviamente positivo quando le esportazioni superano le importazioni).
Cala la spesa pubblica, dello 0,5% del PIL. Calano i consumi degli italiani, dello 0,4% del PIL. Continua a scendere il saldo con l’estero: dopo il -0,3% di quest’anno, il FMI prevede il segno negativo anche per il 2023 (-0,1%).
Insomma, crollano almeno tre delle quattro componenti che formano il PIL: spesa pubblica, consumi ed export. Per una crisi inflazionistica da offerta prevalentemente autoindotta (ma non solo: basti pensare, per esempio, alla guerra valutaria scatenata dal dollaro che di fatto sta esportando inflazione nel mondo).
Un capolavoro, non c’è che dire.
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