I forconi la buttano in politica
di Granoduro Duro di Sicilia
La settimana scorsa avevo lanciato un sondaggio sulle possibili strategie future di protesta dei Forconi.
I risultati sono stati i seguenti:
- andare a casa, 25 votanti, 32%;
- tavoli tecnici, 22 votanti, 28%;
- riprendere i blocchi, 9 votanti, 11%;
- inasprire la protesta, 23 votanti, 29%.
Ma poco importa, in realtà, lo registro soltanto per lasciare traccia di questa votazione. Nel frattempo i Forconi hanno cambiato radicalmente obiettivi e strategia di azione, tanto da far apparire il sondaggio del tutto sorpassato.
Da movimento di protesta spontaneo, caratterizzato da una serie di pragmatiche rivendicazioni di categorie produttive aggredite dalla manovra fiscale di Monti e dalle storture della globalizzazione, si sono trasformati rapidamente in una sorta di movimento politico autonomista (con tanto di Statuto), con obiettivi vaghi e discutibili come la piena attuazione dello Statuto Speciale Siciliano e demagogici come la defiscalizzazione dei carburanti in Sicilia.
La nuova strategia di lotta dovrebbe vertere sul blocco, davanti le raffinerie, delle autocisterne indirizzate verso l'Italia, in modo da limitare l'approvvigionamento di carburante nella penisola, risparmiando così la Trinacria.
In questo momento di difficoltà in Sicilia, infatti, va molto di moda, in vari ambienti, scaricare i problemi dell'Isola sull'Italia. A sentire molti qui, improvvisamente saremmo diventati una sorta di colonia sfruttata ed abbandonata dai governi centrali (come se noi non ce li mandassimo i nostri rappresentanti in Parlamento). Senza alcun cenno ed autocritica verso i tanti sprechi, le inefficienze e la corruzione che si annidano proprio dove la Regione Sicilia è più autonoma dall'Italia.
Penso che sia inutile ricordarvi dei privilegi dell'Assemblea Regionale Siciliana, del numero di dirigenti e dipendenti pubblici presso la Regione, degli sprechi legati alla formazione professionale regionale etc.
Eppure nessuno di questi "autonomisti" fiata su questi aspetti, forse proprio perché coltiva la segreta speranza di essere un giorno anche lui, lì nell'Olimpo. O forse perché nel frattempo ha goduto anch'esso di questa gestione "allegra".
Non capisco, come si possa chiedere più autonomia a Roma, se proprio quel poco che abbiamo gestito, ha prodotto soltanto risultati abominevoli per la Sicilia (anche se pochi godono ed anche tanto).
L'autonomismo, insomma, mi appare come l'ultimo rantolo di furbizia sicula per cercare di strappare il più possibile al governo nazionale e provare a continuare questo andazzo irresponsabile per qualche altro anno.
L'azione dei Forconi, davanti le raffinerie, prevista per oggi, intanto, è stata posticipata a data da destinarsi, e secondo me ben difficilmente sarà messa in pratica per vari motivi.
Sembra che i Forconi che nel frattempo sono anche riusciti a scindersi (ci sono i "Forconi di Ferro" ed i "Forconi di Morsello"), stiano dilapidando rapidamente un patrimonio di consenso che erano riusciti a creare inaspettatamente in pochi giorni.
Credo che l'illusione di allargare ulteriormente il consenso o quantomeno di evitare il dissenso di parte di alcuni siciliani (perché i Forconi sono anche odiati da tanti), probabilmente con la speranza di creare un futuro partito di successo, ha incanalato la loro azione nel classico schema dei compromessi che non scontentano nessuno nell'isola. In realtà per sanare la Sicilia, secondo me, avremmo bisogno di cambiamenti radicali che colpiscano duramente i privilegi, gli sprechi e le inefficienze che proprio i siciliani più furbi hanno creato e stanno cercando di perpetrare, anche con l'aiuto dei Forconi, a questo punto, secondo i commentatori più smaliziati.
Comunque la crisi economica in Sicilia è reale e lancinante, se non saranno i Forconi a rompere questo sistema, a breve spunterà qualcos'altro.
Quando sempre più persone, che hanno goduto in passato del benessere, si trovano improvvisamente senza più nulla e senza prospettive di futuro (e neanche di emigrazione), pensate voi che si metteranno in un angolo ad aspettare, buoni e bravi, il loro naturale trapasso?
caro Stefano, questo articolo, senza considerare le sue fonti informative alquanto discutibili, farebbe bella figura su giornali tipo Libero o la Padania, non su un sito che fa appello al popolo.
Cari amici,
speriamo che Granoduro abbia torto e abbia sollevato una preoccupazione infondata. Credo, anzi ne sono certo, che anche lui ne sarebbe contento.
Di articoli simili ne stanno pubblicando anche altri. Vi segnalo questo: http://www.linkiesta.it/movimento-forconi-sicilia
Speriamo che si tratti di un falso allarme. Agli autonomisti e in generale a tutti coloro che vorranno partecipare al nascente movimento italiano bisogna spiegare alcune cose. Per evitare che i movimenti locali che sorgeranno non vadano ciascuno per conto suo. Concluso un lavoro importante che ho in corso, comincerò a scrivere con maggior precisione su questo tema.
insomma, forconi o no mi sembra che la galassia di movimenti che ribollono in giro non abbia una stella polare che li muova ma tanti “venti” e questo non è che l’anticamera dell’impotenza nei fatti.
io penso che questa stella possa essere rappresentata dal reddito di cittadinanza come diritto civile dato che è ormai lampante l’assoluto divorzio tra il reddito e l’occupazione.
il movimento svizzero per il basic income ha prodotto questo docu-film in cui spiega in modo rigoroso la sua finanziabilità con una rivoluzione della fiscalità
http://grundeinkommen.tv/?p=263
da vedere e soprattutto da cominciare a considerare la cosa seriamente
Caro Zapper,
il video è lungo e la connessione che utilizzo in questi giorni non mi consente di vederlo.
Il divorzio tra reddito e occupazione è un grave problema che occorre risolvere, abrogando il divorzio. Nella nuova situazione, il reddito di cittadinanza, potrebbe essere ammesso con molti limiti.
A ciascuno secondo le sue necessità da ciascuno secondo le sue capacità. Io continuo a ripetere che un giovane di 18 anni che non studi debba essere obbligato ad accettare ogni lavoro per il quale sia previsto un giusto minimo dal contratto collettivo nazionale. Se rifiuta non verrà curato negli ospedali pubblici, gli verrà ritirata patente, passaporto e carta d'identità, non potrà camminare sull'asfalto gettato con soldi pubblici, non potrà essere seppellito nei cimiteri. E tuttavia, siccome non vogliamo essere così cattivi, semplicemente lo mandiamo a svolgere i lavori forzati e a pulire le discariche (sia se si tratti di un figlio di papà viziato, sia se si tratti di un figlio di nessuno viziato). Questo è il principio del comunismo.