Inquinare i pozzi
di STEFANO ROSATI (FSI-Riconquistare l’Italia Rieti)
I dirigenti del PD hanno accettato per ragioni di partito di sostenere il sì ma non stanno facendo campagna a favore. Fondamentalmente sono contrari al taglio ma gli torna utile. Le organizzazioni giovanili vicine al PD (Nostra e Sardine) sono per il NO. C’è poi una fascia di persone che hanno superato i 50 anni schierata ferocemente per il Sì (dentro ci sono spesso politici locali, funzionari di sezione del partito, sindacalisti, persone che hanno avuto “a che fare con la politica”).
È una rappresentazione abbastanza fedele del Paese, per quello che ho potuto vedere nell’utimo anno parlando del referendum (facendo tutte le dovute eccezioni). La classe dirigente sa che è una riforma dannosa per il popolo ma utile per i suoi interessi. Incredula del fatto che il popolo abbia abboccato, tace e si prepara ad incassare questo gradito regalo che le consente di chiudersi a chiave in Parlamento. I giovani sanno che la rappresentanza popolare è importante e sarà importante per loro in futuro. Non vogliono perderla.
Poi c’è questo strano gruppo sociale degli ultracinquantenni, arrabbiati, non hanno argomenti, vogliono distruggere un sistema che hanno contribuito a rendere malfunzionante. A parte una sicumera sgradevole, la loro volontà di irridere chi alla politica vuole tornare a dare un senso riesce a mala pena a nascondere il motivo del loro sostegno al Sì: la consapevolezza di aver fallito, di non riuscire a trovare un senso. La paura di guardare il futuro.
Colpisce però che la loro rabbia autodistruttiva (per quella non possiamo fare niente) si estenda in modo così violento verso l’esterno. A loro non basta distruggere, devono inquinare i pozzi, devono sporcare tutto. Mettono addosso una profonda tristezza.
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