Il culto della stabilità

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3 risposte

  1. diego muneghina ha detto:

    Mi perdoni il redattore dell’articolo, ma dalla sua disamina parrebbe risultare l’inutilità o la marginalità del Governo rispetto alla gestione del paese.
    Non è così.
    E’ vero che la Costituzione repubblicana ci ha fornito un modello stabile, ma il Governo in questo modello gioca un ruolo fondamentale.
    Gli artt. 92-100 individuano nel Governo il supremo gestore di tutta la Pubblica Amministrazione ed il motore dell’azione di programmazione.
    In modo molto sommario, il Governo da un lato sviluppa un’azione di pianificazione generale, dall’altro coordina ed ottimizza le azioni della PA in funzione degli obiettivi prefissati.
    La mancanza di un Governo stabile provoca quindi due ordini di problemi:
    1. L’impossibilità di sviluppare politiche di lungo periodo.
    2. L’acquisizione di maggior potere da parte della PA.
    Il primo punto determina il continuo cambiamento delle norme ed è (anche se non unico) motivo alla base dell’elevata produzione normativa.
    Il secondo è fra le cause di quello che volgarmente viene definita “burocrazia”, ovvero una struttura organizzativa dello Stato che, anche a causa della mancanza di un organo di controllo che abbia la caratteristica di essere stabile nel tempo, diventa priva di controllo politico, autoreferenziale, scarsamente efficiente.
    Il redattore dell’articolo converrà quindi sull’importanza del Governo e sulla indispensabile azione di indirizzo che la Costituzione ad esso attribuisce, che purtroppo viene ostacolata dalla fragilità dei nostri esecutivi.
    Concludo invitando ad una maggiore analisi sul tema ed auspicando si possa iniziare un fecondo dibattito sui motivi della fragilità dei nostri esecutivi.

  2. Orazio ha detto:

    Ma quale stato… ma di cosa parlate…
    Abbiamo visto che dal 1933, Mussolini ha svenduto l’Italia iscrivendo la stessa, al SEC. usa.
    Assieme a tutti gli organi territoriali….https://www.sec.gov/cgi-bin/browse-edgar?action=getcompany&CIK=0000052782
    Gli altri organi hanno ampiamente dimostrato di nn esistere… in quanto al soldo delle finanze.

  3. Davide Iezzi ha detto:

    Carissimo,

    il tema richiede indubbiamente approfondimento e non può ritenersi esaurito con un breve editoriale.
    È però mia opinione che nella Carta costituzionale il ruolo del Governo non sia stato precisamente normato, se non nei rapporti reciproci con gli altri organi dello Stato.
    È solo con la legge 400/88 che si indicano infatti dettagliatamente le attribuzioni del Consiglio dei Ministri.

    Detto questo, pare evidente che per definizione le politiche di lungo periodo spettino al Parlamento, il quale per propria natura è il solo organo istituzionale capace di assicurare rappresentanza e continuità.
    Proprio la continuità è il requisito essenziale alle politiche pluridecennali.

    Ciò che più è mancato in questi ultimi anni, ritengo essere stata una vera “cultura di governo”, più che un governo duraturo.

    Avere “cultura di governo” significa non interrompere progetti validi già intrapresi per il puro tornaconto elettorale, significa conservare la linea diplomatica di fondo nelle relazioni internazionali, significa avere cura di prediligere sempre nelle nomine a importanti Enti e Istituti la competenza e la fedeltà allo Stato, più che al gruppo dirigente del Partito.

    Insomma, senza ledere il ruolo e la funzione del Governo, credo che in questi anni si sia parlato di Governo e governabilità fin troppo e troppo poco di Parlamento.
    L’editoriale ovviamenre è una provocazione, che vuole spingere a riflettere.

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