Ucraina: cinque ragioni per una sconfitta
di IL SIMPLICISSIMUS
“La fortuna è dalla parte dei grandi battaglioni”, la frase erroneamente attribuita a Napoleone, ma detta per quanto ne sappiamo da Federico II di Prussia, è quasi sempre vera purché la si sappia interpretare. Nel nostro caso i grandi battaglioni appartengono all’Ucraina che aveva duecentomila uomini in armi più altrettanti della territoriale, più un numero imprecisato di mercenari, consiglieri, comandanti Nato, contro una forza russa che anche unita alle truppe delle repubbliche del Donbass arrivava a malapena a un terzo.
Ma in questo caso in grandi battaglioni sono stati i missili ipersonici che la Nato non possiede e che non sono intercettabili da nulla. E’ stato questo il motivo determinante per il quale la Nato non ha potuto nemmeno pensare a uno scontro totale con la Russia perché in condizioni di inferiorità palese e che aumenterà con l’imminente ingresso operativo della Cina in questo campo. Con i missili ipersonici il territorio degli Usa è ormai esposto anche nel caso di primo attacco a sorpresa nel quale gli Usa si sono cinicamente crogiolati per decenni.
Questa è la prima ragione del declino del mondo il cui presupposto è comunque una superiorità militare complessiva.
La seconda ragione è che la strategia geopolitica dell’Occidente collettivo è fallita: si trattava di mettere sanzioni che avrebbero messo in ginocchio la Russia, portato a un cambio di regime a Mosca; poi affrontare il “nemico finale” della Cina. Le sanzioni si sono già rivelate un pericoloso boomerang perché colpiscono l’Europa più duramente della Russia, che non è affatto isolata a livello internazionale, ma continua a fare ottimi affari con il resto del mondo oltre al Natostan (in circa il 15 per cento della popolazione mondiale). Ed è altamente probabile che anche l’economia americana sia duramente colpita.
La prevedibile sconfitta militare in Ucraina segna una svolta geopolitica decisiva: la fine di un “ordine internazionale basato sulle regole” dettato da Washington e attuabile con mezzi militari e con esso la fine del ruolo del “petrodollaro” come valuta di riserva internazionale forzata e del dollaro Usa come moneta di riferimento planetaria. Gli ultimi due statisti che hanno rotto il monopolio dei petrodollari e offerto il loro petrolio in valuta locale – l’ex presidente iracheno Saddam Hussein e l’ex capo di stato libico Muammar al-Gheddafi – sono stati distrutti dai lanzichenecchi di Washington, ma adesso la festa è finita. il signor Kinzhal e i molti suoi fratelli hanno detto o di no.
Il terzo motivo è che l’Europa si è autoaffondata su ordine degli Stati Uniti, che le hanno imposto di rinunciare alle forniture a basso costo della Russia. Questo suicidio collettivo è oggi possibile grazie al fatto che il milieu politico è interamente a servizio degli Usa, vuoi perché spinto dai poteri finanziari, vuoi per penoso servilismo ideologico, vuoi per ricatto, ancora più spesso per tutte queste ragioni messe insieme.
Ma questo non rafforza affatto gli Usa, anzi crea un’area di grande instabilità al posto di una docile sottomissione: le nazioni dovranno scegliere tra la guerra permanente come vassalli di Washington, puntando al cambio di regime a Mosca e Pechino con tutto il carico di povertà e di disperazione che esso comporta; o per il commercio e il cambiamento con la Russia e l’Eurasia, puntando a un nuovo trattato di sicurezza e pace in Europa.
La quarta ragione è che nella nuova guerra fredda iniziatasi ormai da quasi un decennio la Russia è gravemente sottovalutata militarmente ed economicamente, mentre gli Stati Uniti sono caduti in una modalità di creazione permanente di realtà “alternative ” – vedi Russiagate – che vede i social, i media, i poteri governativi e servizi di intelligence strettamente uniti nello sforzo di cancellare la realtà e sostituirla con narrazioni inconsistenti ancorché tragiche come quella della pandemia.
Ma chi vive di realtà fabbricate nelle quali fatalmente comincia a credere si trova di fronte a grandi soprese: per esempio i think tanker e gli “esperti” statunitensi, hanno scoperto che l’economia russa e il rublo non si sono “congelati” e che anzi Mosca ha incrementato del 50% esportazioni di petrolio e gas nei primi cinque mesi del 2022, mentre il rublo che Joe Biden, il presidente ridotto a un imbecille urlante, voleva trasformare in “Rubble” è la valuta più forte del 2022.
Infine il quinto motivo consiste nel fatto la Nato appaia ormai chiaramente a tutto il pianeta come il complesso militare che ha causato più devastazioni e catastrofi di qualsiasi altra alleanza militare si ricordi.
Non è un’opinione e men che meno una teoria della cospirazione, ma un fatto storico. Come la Jugoslavia, l’Iraq, la Libia, la Siria, l’Afghanistan non rappresentavano una minaccia per gli Usa o per l’Europa, ma solo obiettivi per conservare un potere planetario nelle aree critiche. Con il pretesto di portare “democrazia”, ”libertà” e “diritti umani”, queste guerre non hanno causato altro che caos omicida e hanno portato all’apertura di mercati degli schiavi in luoghi come la Libia, in precedenza il paese più prospero dell’Africa. E ora in Ucraina battaglioni di nazisti addestrati e armati dalla Nato, al servizio di un regime che ha eliminato qualsiasi opposizione, cercano di colpire la Russia e gli ucraini di lingua russa, sempre in nome degli stessi pretesti, davvero impresentabili.
Perciò gli europei impoveriti e schiavizzati non potranno nemmeno invocare la buona fede per aver aderito a questi disegni deliranti: sono vittime della loto stessa cattiva coscienza.
Fonte: https://ilsimplicissimus2.com/2022/11/03/ucraina-cinque-ragioni-per-una-sconfitta/amp/
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