La teoria e la prassi politica si fondano sul modello organizzativo
di STEFANO D’ANDREA
Fuori o dentro il sistema, la politica è fatta oltre che di idee, di organizzazioni e di persone. Le idee migliori possono essere sostenute dalle persone più abiette (o da quaquaraquà o da mediocri). Per queste persone, le idee, i militanti, i simpatizzanti, i più stretti collaboratori, i votanti sono strumenti per affermare se stessi. Sono persone che fanno o vorrebbero fare della politica la propria professione, il mezzo per essere “famosi”.
Il tipo di organizzazione decide il tipo di persone che vi militano e che dirigono il partito. Il partito liquido o movimento, il partito fondato sulla tv e il partito personale, fondato sul leader (un leader) attraggono e danno fatalmente ruolo a persone abiette (e a mediocri e chiacchieroni o quaquaraquà). Il problema dell’organizzazione di un partito è tutto.
Problema teorico e di teoria della prassi. Lo dico da anni. Ma pochissimi mi prendono sul serio. Consumatori della politica o di notizie, tifosi, fan di idoli, movimentisti, sostenitori della democrazia dal basso, localisti, e ingenui intellettuali non lo capiranno mai. Per capire a molti di essi non manca l’intelligenza ma il carattere.
Le persone di maggior valore morale umano o intellettuale rifiutano l’ idea che la “severa paziente, lunga e disciplinata militanza” sia il fondamento di ogni partito, perché dovrebbero conseguentemente ammettere la loro estraneità caratteriale dalla politica.
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