Quasi 50.000 lavoratori accademici dell’Università della California sono entrati in mobilitazione, dando vita al più grande sciopero nella storia dell’istruzione superiore negli Stati Uniti.

A incrociare le braccia sono i postdoc, i ricercatori, gli assistenti, che di fatto mandano avanti l’università a fronte di compensi non adeguati alla mole di lavoro: consigliano gli studenti, preparano e tengono lezioni, valutano esami e documenti, sono il personale specializzato per importanti progetti di ricerca e dei laboratori.

Sono indispensabili, tant’è vero che da quando è iniziato lo sciopero le lezioni nei 10 campus del sistema pubblico californiano sono state cancellate.

Da oltre un anno il sindacato chiede benefit migliori, congedi retribuiti, stipendi per l’assistenza all’infanzia, abbonamenti per il trasporto pubblico e soprattutto un aumento degli stipendi, perché con quelli attuali «non ci si può permettere neanche l’affitto».

Nell’area metropolitana di Los Angeles l’affitto medio supera i 35.000 dollari all’anno, mentre lo stipendio medio per i lavoratori accademici è inferiore ai 25.000 dollari annui.
«Prima di entrare in sciopero avevamo provato a negoziare per tutto il fine settimana – ha spiegato Rafael Jaime, presidente del sindacato UAW 2865 – e sebbene fossero stati compiuti importanti passi avanti, ci siamo accorti di essere ancora molto distanti su tante delle questioni fondamentali per rendere il sistema dell”università più equo».

<img src="data:;base64,” alt=”” aria-hidden=”true” />La protesta dei ricercatori precari dell’università della California, foto Ap
La protesta dei ricercatori precari dell’università della California, foto Ap

Dopo l’inizio dello sciopero, i funzionari dell’ateneo di Berkeley, vicino a San Francisco, uno dei campus più liberal degli Usa, hanno inviato un’email agli studenti affermando che «i capi dei dipartimenti e i docenti uniranno i loro sforzi e lavoreranno per garantire il minor numero di interruzioni di lezioni, esami, e ricerca possibili».

Le richieste dei lavoratori accademici non sono inusuali in uno stato in cui il costo della vita negli ultimi anni è salito alle stelle, e in altri settori le condizioni di lavoro sono migliorate e i salari sono aumentati.

Incoraggiati da sondaggi che mostrano come le sindacalizzazioni abbiamo il sostegno popolare più alto dalla metà degli anni ’60, quest’anno i sindacati hanno usato il loro potere contrattuale, e i lavoratori accademici californiani hanno chiesto uno stipendio base di $54.000, più del doppio dell’attuale retribuzione media.

I funzionari della University of California, UC, hanno offerto un aumento del 7% per alcuni lavoratori al primo anno di impiego, aumentato del 3% ogni anno successivo.

Sebbene i dirigenti affermino di non poter soddisfare completamente le richieste finanziarie dei lavoratori, è noto che i beni del sistema UC alla fine dell’anno accademico 2021-22, secondo lo stesso ufficio del presidente dell’Università, ammontavano a $152,3 miliardi.

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La protesta dei ricercatori precari dell’università della California, foto Ap

Ancora una volta è una questione di distribuzione delle risorse economiche, fanno notare dal sindacato, sottolineando che alcuni amministratori della UC ricevono stipendi da mezzo milione di dollari all’anno.

Lo sciopero dei lavoratori di quelli che nei primi anni 2000 venivano chiamati »precariato cognitivo», solleva questioni che meritano un esame più approfondito e i lavoratori universitari chiedono anche ai politici statali di interessarsi del problema del carico di lavoro e della retribuzione dei docenti, invece di accettare semplicemente lo status quo.

FONTE:https://ilmanifesto.it/il-piu-grande-sciopero-della-storia-delle-universita-usa