In questi ultimi tempi c’è molta frenesia nei palazzi europei per la digitalizzazione del voto.
L’accelerazione sul voto digitale è sostenuta dalla pubblicità che ne esalta le qualità democratiche; il voto online sostengono gli “UEmanoidi”, è più accessibile a tutti i cittadini e incentiverebbe ad esprimere la propria preferenza.
Anche nella XVIII legislatura italiana, si è vista la stessa smania di poter arrivare quanto prima al voto elettronico, con la presentazione di molte iniziative da parte delle rappresentanze politiche.
Infatti, gli ex ministri Colao e Lamorgese, il 9 luglio del 2021, introdussero il decreto di sperimentazione del voto elettronico.
Tutta questa democraticità però non la vediamo bene. Non si capisce bene come mai un cittadino debba delegare ad una macchina la gestione del proprio consenso elettorale e quindi, la gestione governativa.
Chi garantisce che la macchina non sbagli e soprattutto sia “pura”?
Probabilmente l’elettore non ha ben chiaro che ci sono due temi di assoluta riflessione di questa situazione che sono: la tutela personale della privacy e i danni che possono derivare da un attacco hacker.
La difesa della propria privacy dovrebbe essere il motivo principale per comprendere che non si può affidare ogni scelta della nostra vita ad un telefonino o un computer.
E poi, l’altro elemento fondamentale è la probabilità di vari attacchi ramsomware con fuga di dati e ricatti ai malcapitati con conseguente messa in discussione delle elezioni stesse.
Sempre per non essere i soliti scettici, non possiamo non pensare al fatto che, se i dati elettronici raccolti online andassero persi per una qualsiasi problematica tecnica, chi sarebbe in grado di garantire il conteggio dei voti?
La democrazia, in questo modo, non potrebbe più essere garantita perché potenzialmente in ostaggio di problemi connessi alle macchine, ma anche di mal intenzionati sempre pronti a lucrare.
Quindi la buona vecchia scheda cartacea non è il caso di pensare di mandarla in pensione, almeno fino a quando non esisterà un vero sistema democratico inalterabile, anche se, nella storia del nostro Paese, schede alterate e tanto altro, ne è colma l’antologia.
Anche nelle ultime tornate elettorali italiane, si sono elevati dei dubbi, in quanto in vari seggi dello stivale, molti elettori hanno lamentato che la scheda era associata ad un codice, che rendeva inequivocabile il riconoscimento dell’elettore.
Il legislatore ha subito informato che tale metodologia serviva solo per garantire all’elettore il suo voto, in caso di malintenzionati e di riconteggio dei voti, ma i dubbi ancor oggi, non sono del tutto fugati.
Ma c’è anche un terzo elemento che va considerato che è quello dell’usabilità della tecnologia.
C’è una grandissima differenza tra i nativi digitali e un “anziano” che ha iniziato con il modem a 33k e questo potrebbe comportare anche l’avverarsi di errori incontestabili favorendo l’una o altra formazione politica in gara.
Il voto elettronico è dunque di una grandissima pericolosità sociale anche perché, il cittadino, favorisce l’invadenza della propria privacy e rinuncia a preservare la propria intimità.
Chi progetta queste macchine, anche se le fa certificare da enti esterni, sarà sempre in grado di potersi infiltrare per “manomettere” i dati in esse contenuti e questo è il motivo principale per cui, l’e-voting, in molti Stati del mondo è già stato accantonato e, in alcuni casi, dichiarato incostituzionale.
Ecco perché è fondamentale recarsi al seggio.
La testimonianza cartacea è infatti l’unico metodo che garantisce il conteggio e riconteggio, espressione di autentica sovranità popolare.
Quello che rattrista è che uno strumento così antidemocratico sia acclamato da un’ampia platea formata da elettori, politici e gli stessi governi, i quali possono subirne gli abusi.
Link utili:
Premesso che il voto elettronico è facilmente soggetto alla truffa, anche quello cartaceo lo è pure.
Ve lo ricordate cosa avvenne negli Usa con plichi di voti fatti passare in quasi sordina, oppure quando venivano coperte con fogli di carta le vetrate ove avvenivano lo spoglio delle schede?
Per nn parlare delle votazioni post guerra, tra monarchia e Repubblica?
Dopo anni su scoprirono anche lì pacchi di voti…
Ricordo agli smemorati una frase di Stalin… Non contano i voti conta chi conta i voti.
Sia che siano cartacei che elettronici.