L’immagine senza resto
di PAGINA FACEBOOK (Pierluigi Fagan)
Con l’espressione svalutante “resto del mondo”, indichiamo quelli che non sono “i nostri”. Se si limitasse a questa partizione interno-esterno, l’espressione avrebbe sue ragioni, per quanto sia obiettivamente bruttina. Ma concettualmente, porta con sé anche un giudizio di valore implicito tra mondo che “conta” ed appunto un suo “resto” indifferenziato, puramente quantitativo, trascurabile.
Negli ultimi giorni sono accaduti tre fatti nel proscenio mondiale.
Al G20 i rapporti di peso tra i G7 e gli altri 13, sono rimasti equilibrati. Alcuni, come Macron, hanno percepito chiaramente ciò che forse era già noto e temuto, i rapporti di forza tra le diverse parti di mondo sono ampiamente in discussione, piaccia o meno e sapendo già come andrà a finire. La forza, applicando tendenzialmente gli stessi modi economici, va in rapporto alla massa. A molti occidentali questa regola dispiace, ha un carattere grezzo, è un “materialismo volgare”, sembra poco sofisticata ed intelligente. Tuttavia, nel mondo concreto, piaccia o meno, la fisica dice questo in maniera inequivocabile.
Aristotele che per primo si occupò estensivamente tanto di fisica che di metafisica, per quanto non chiamasse così le due categorie, pose attenzione tanto all’una che all’altra. Implicitamente è la relazione a noi cara tra mondo ed immagine di mondo. Magari è poco noto ma stante che non tutto Aristotele ci è pervenuto, a differenza di Platone che piacque poi molto ai cristiani che dominarono le trasmissioni degli antichi testi per secoli e secoli, selezionando con cura cosa dovevamo e potevamo leggere degli Antichi e cosa no, da quello che si è ricostruito, la quantità di scritto dello stagirita tra fisica e soprattutto biologia era decisamente molto maggiore di Retorica, Poetica, Logica e Metafisica o Filosofia prima.
Poi il mondo fuori della nostra testa l’abbiamo dimenticato in quanto tale, anche lui è diventato “resto”, ci siamo concretati su quello nella nostra testa perdendo spesso contatto con la realtà.
Da qui quel sottile fastidio che molti provano quando gli ricordi i numeri, i pesi, le misure delle cose. Poiché ragionano a gerarchie prevedendo che la nostra testa sia meglio e più importante di ciò che riflette, quando gli ricordi i numeri insorgono perché pensano tu voglia sostenere il contrario. Un po’ come quando sulla guerra in Ucraina tu provi a rendere il quadro d’analisi più ampio e l’altro ti dà del putiniano. Se hanno il modulo mentale del dominio di A su B, non c’è verso di spiegargli che A e B sono in relazione orizzontale e non c’è alcun dominio, semmai un circolo. I circoli per chi ha in testa moduli di linee verticali non entrano nel format mentale. Sorprenderà, ma è spesso un puro fatto fisico di forma delle colonne della neocorteccia che sono verticali ed hanno più dendriti di collegamento tra neuroni in verticale che in orizzontale.
Ad ogni modo, secondo fatto, l’altro giorno il presidente della FIFA ha risposto alle critiche rispetto alla localizzazione in Qatar dei mondiali, dove ci sono restrizioni e divieti di vario tipo nonché prove di misfatti diversi in termini di diritti, ha replicato in modo inaspettato dicendo che gli occidentali dovrebbero passare tremila anni a chiedere scusa per ciò che hanno fatto nei tremila passati, prima di emettere sanzioni morali un tanto al chilo. Naturalmente sappiamo chi è e che funzione svolge un presidente della FIFA e quindi la natura decisamente capital-globalista dei mondiali di calcio. Tuttavia, ha sorpreso il tono e l’argomento usato nella polemica, viepiù pensando alla fonte che è di un italo-svizzero. Par chiaro che il tipo si rivolgesse a qualcuno, a quel “resto del mondo” che incomincia a provare pubblico e dichiarato fastidio per le nostre ramanzine diritto-umanitarie. Sia perché sul tema hanno altre sensibilità, sia perché in fondo non possiamo neanche integralmente permettercele.
Infatti, come ha ricordato Infantino, non è che le varie nostre multinazionali abbiano alacremente lavorato in loco in questi anni senza sapere del contesto, ricavandone commesse miliardarie. Il sanzionatore morale arriva dopo, a cose fatte, e sparge condanne sapendo che tanto fanno bene alla nostra anima quando però il portafoglio è ben gonfio ed il circo andrà comunque avanti.
Poi dipende, quando ci conviene il sanzionatore morale viene dopo come nel caso di paesi quasi amici come le petromonarchie che oggi sono chiamate a sostituire il grande cattivo universale russo nelle nostre forniture energetiche, altre volte viene prima come nel caso appunto russo o iraniano o cinese. La morale non è legge come pretendeva Kant, è regola variabile secondo opportunità di contesto. Ci abbiamo sviluppato una intera religione dove puoi peccare ma poi pentirti, puntare al rimanere nel limbo purgatoriale (Purgatorio è una invenzione europea del XII secolo, utile per ammorbidire i contorni prescrittivi dell’applicazione della credenza impegnativa, nonché di grande sostegno finanziario alla Chiesa romana che vendeva indulgenze) ed alla fine salvarti comunque l’anima, da vivo e da morto.
Arriviamo così al terzo caso, la COP 27 che si è tenuto in Egitto. Stante che gli americani stavano buoni e zitti perché su clima-ecologia-ambiente parlano tanto ma fanno poco o niente ed hanno mandato avanti gli europei a difendere la via occidentale ai valori irrinunciabili (mediati tra etica e stile di vita, non contrattabile come disse Bush a suo tempo), si sarebbe dovuto discutere di emissioni, ma non andava a nessuno. Così si è finiti a discutere di una cosa di cui si discuteva da decenni ovvero il fondo di aiuti per i paesi in via di sviluppo colpiti dagli effetti del cumulo di CO2 che noi occidentali abbiamo costruito indefessamente ed in solitaria, per due secoli circa. UE a nome del G7 e dall’altra parte il G77 gruppo assai poco noto qui da noi (riassunto graficamente nella cartina sotto), ovvero l’insieme dei paesi in via di sviluppo, nati 77 ma oggi 134 e solo perché essendo gruppo delle Nazioni Unite, non può accettare chi sta in altri gruppi come il Messico o le repubbliche centro-asiatiche. In pratica, il fatidico “resto del mondo”.
Questi ultimi hanno fatto la voce grossa, compatti ed uniti, ed il rappresentante europeo è dovuto arretrare fino a minacciare il clamoroso ritiro dell’Europa dalla conferenza, un pessimo segnale. Alla fine, ne sono usciti con una dichiarazione di volontà vaga che andrà verificata nei lavori di una commissione tecnica che non andrà da nessuna parte.
L’oggetto del contendere era su chi doveva metterci i soldi, Gli europei idealistici e post-moderni quindi allergici alla quantificazione numerica, sostenevano che India e Cina, oltre ad essere grandi inquinatori (sebbene in realtà assai spesso in nome e per conto dell’Occidente che lì ha delocalizzato l’industria e poi ci ha fatto finanziariamente i soldi, quando credeva a quello sbilenco disegno chiamato “globalizzazione” di cui oggi ci siamo pentiti), sono in realtà la quinta e seconda potenza economica del mondo, altro che “in via di sviluppo”. Ma la nozione di “sviluppo” è sistemica, quindi relativa alla popolazione; infatti, la Cina è al 72° posto dopo la Bielorussia e l’India addirittura è la 127° subito prima il Bangladesh per ricchezza pro-capite. Maledetti numeri, masse, divisioni ed altri fastidi della realtà altra rispetto a quella che crediamo di avere in testa.
Ogni giorno, ci rendiamo conto di due cose nuove e sgradevoli.
La prima è che stiamo prendendo coscienza di quanto piccoli siamo in rapporto alla nostra passata dominazione del globo e rispetto alle nostre pretese di continuare a dominarlo perché così dobbiamo alimentare il nostro stile di vita. La seconda è che il Resto del mondo ci dice sempre più spesso di darci una svegliata e correggere la nostra immagine di mondo perché il mondo non è quello che ci mettiamo in testa per non creare dissonanza cognitiva tra realtà e pensiero.
Ma non preoccupatevi, sono tutte e solo “narrazioni”, i fatti non esistono, conta l’Idea e il suo condurci al Giusto, il Buono ed il Bello. Speriamo di non doverci svegliare, il sonnambulismo non va turbato, potrebbe creare problemi …
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