Perché il POS
di PIANO CONTRO MERCATO (Andrea Brodi)
La vicenda del POS superficialmente è servita ad innescare la solita gazzarra reazionaria del nemico interno. È di nuovo il turno degli artigiani, imprese familiari, generazionali di chi si indebita per l’acquisto dei mezzi di produzione e altre attività con un flusso di cassa in entrata nella media dei 60€. Caccia all’evasore.
Nonostante gli evasori totali ammontino a 19 milioni di italiani, si è scelto di far ricadere tutte le colpe su un milione e mezzo di lavoratori artigiani autonomi, già colpiti da quasi 3 anni di politiche restrittive che ne hanno liquidato la classe. Colpevoli dei 99 miliardi di evasione fiscale (tendenzialmente in diminuzione dal 2017) a fronte di una pressione fiscale mai così alta nel nostro paese che si attesta al 42%, nel mentre la demolizione progressiva del salario sociale, nonostante l’Italia sia stata in avanzo primario positivo (entrate pubbliche maggiori delle uscite) per 10 anni, grazie a manovre lacrime e sangue, fino al 2020.
Oggi le contraddizioni del pensiero dominante coesistono nell’orgia della dissonanza cognitiva, così dopo la caccia all’evasore, scrollando le news, vedremo incensare la ragazza basso salariata e priva di prospettiva futura, che grazie alle presunte libertà concesse in campo consumistico (le uniche concesse) rinunciando ai diritti sociali, se ne ha le capacità, integra la sua paga da fame vendendosi su Onlyfans, che fattura 4 miliardi di dollari (versati al fisco inglese dove ha la sede) estraendo valore dalla messa in vendita di feticci digitali, ottenuti dai corpi delle classi popolari.
Un lavoro che chiunque può iniziare a fare aprendo una partita IVA con imposta fissa al 15% sotto i 65000€, proprio quella flat-tax che secondo il MEF è responsabile del coefficiente di propensione all’evasione, ovvero la tendenza a dichiarare meno per rientrare nei minimi; un dato che aumenterebbe la stima dell’evasione fiscale di circa 23 miliardi.
Ma non v’è logica, la contraddizione è contingenza. È il solito gioco utile a dividere le masse e a distogliere l’attenzione da chi, a prescindere dall’ipocrisia delle mazzette europee, è il primo responsabile del saccheggio del futuro.
Le multinazionali o le grandi oligarchie: fanno bei affari in Italia grazie a precedenti attività di lobbing che hanno spianato la strada politicamente influenzando gli apparati di governo nazionali ed europei, favorendo l’estrazione di pluvalore assoluto dal lavoro grazie alla deflazione salariale ottenuta grazie alla legittimazione del precariato (che non ha portato quella maggiore flessibilità nell’offerta di lavoro che avrebbe aumentato l’occupazione in Italia, la tesi è stata smentita sin dal 2004 dai rapporti Ocse sull’occupazione e ha trovato una serie di conferme nell’elaborazione dei dati forniti dall’Isfol).
Non paghi, multinazionali e i grandi gruppi, spostano la sede legale all’estero per pagare le tasse sui dividendi e altri profitti nei paradisi fiscali. È proprio l’elusione fiscale che negli ultimi 3 anni potrebbe aver determinato un saccheggio molto più oneroso. Non lo sappiamo. Gli ultimi dati si riferiscono al 2018, da quell’anno i profitti per le grandi aziende hi-tech, digitali ecc sono letteralmente esplosi dopo la pandemia. L’elusione fiscale è una pratica possibile solo per chi detiene abbastanza capitale per poterne finanziare la fattibilità; né un operaio, né un artigiano hanno alcuna possibilità di decidere di eludere il fisco spostando le proprie ricchezze in un paradiso fiscale.
L’elusione è una pratica di classe che consiste nella sottrazione assoluta di danaro a scopo di accumulazione; non solo direttamente dalle casse dello stato per mezzo delle imposte, ma anche dalla economia reale sommersa. Questo saccheggio e le politiche ultraliberiste, annientano il salario sociale di classe, l’insieme di servizi pubblici (sanità, trasporti, cultura, scuola) alla persona e alla collettività che, a carico dello stato, integrano il salario aumentandone il potere di acquisto.
Ma allora perché tanta bagarre sul POS? È politica. Il governo Meloni, cosciente del fatto che una larga fetta di classe media in fase di proletarizzazione si sta radicalizzando in posizioni sempre più a sinistra, decide bene di dare in pasto una carota elettorale dopo anni di bastonate, ma sono briciole e propaganda, per altro non riuscita. Ed è pericoloso.
Dall’altra parte c’è l’UE dei lobbisti, ossessionata dalla lotta al contante come unica causa dell’evasione fiscale; ma che medico è quello che per guarire una infezione a un dito decide di tagliare tutto il braccio? Con l’attuale governo neoliberista totalitario, privare i cittadini del danaro contate significa vincolare ad un istituto bancario privato la capacità materiale di fare acquisti. Per 5 milioni di poveri assoluti che vivono di lavori saltuari e in nero, significa arretramento verso gli inferi della dignità già calpestata e di fatto l’inaugurazione di un feudalesimo digitale.
Non solo questo. In UE, a differenza della nostra classe dirigente, hanno ben chiaro a quale mulino tirare l’acqua e l’idea di società di classe che stanno andando a modellare.
Prendo spunto dalle parole di Guido Salerno Aletta in uno dei suoi ultimi interventi. Le banche basano sempre meno la propria attività redditizia sul credito; dunque, la principale attività che svolgono è la gestione della liquidità. Per la banca la gestione del contante (lo spostamento di danaro fisico da una filiale all’altra) è un costo dato dalla presenza di un cassiere che mette la sua responsabilità nei movimenti di cassa, un lavoro che le banche non vogliono più fare perché poco redditizio.
Al contrario, su ogni transazione digitale, ma soprattutto le piccole transazioni che sono ovviamente sono tantissime, c’è una vera e propria estrazione di valore da parte di chi gestisce le carte di credito e tutta la movimentazione di danaro. In assenza di una attività creditizia, il danaro dunque non frutta più alle banche perché viene prestato, ma per la transazione digitale che opera su una struttura che ha dei costi di gestione centralizzati rispetto ad un cassiere fisico che opera in una filiale fisica.
Quando inviamo un pagamento digitale, anche per esempio quando versiamo i tributi allo stato alla pubblica amministrazione, la transazione ha un costo che è a carico del cittadino; prima dell’avvento dei pagamenti digitalizzati i versamenti fatti allo stato non erano soggetti al pagamento di una fee, ovvero una quota che il fornitore di un servizio richiede al cliente per il suo utilizzo.
Già da anni abbiamo assimilato l’idea che il ritiro del proprio danaro da uno sportello ATM deve sottostare al pagamento di una quota se lo sportello è in un circuito estraneo da quello dove il nostro conto risiede, 1€ per le spese di transazione se si ritira 100€, equivale all’1% sul danaro nostro che abbiamo ritirato. Questo è il modo attraverso cui le banche fanno profitto e ciò vale anche per l’industria digitale. Vale per i social, che da oasi libera e gratuita si stanno trasformando in fornitori di servizi che generano giganteschi profitti sulle transazioni.
Pensiamo per esempio a PayPal, che basa sulla transazione il principale cuore dei suoi profitti. Tutto il sistema socioeconomico dell’industria digitale ha come principale intento quello di massimizzare i profitti rispetto il vecchio paradigma, si capisce bene che i profitti sono mostruosi considerando gli investimenti messi a confronto con una economia basata su investimenti squisitamente reali.
La circolazione del danaro prelevando una tassa sulla transazione è il principale metodo attraverso cui si fanno i soldi ed è proprio questo il motivo per il quale la commissione europea sta spingendo sulla digitalizzazione assoluta del danaro, perché offre uno sbocco a tutte le multinazionali dell’industria digitale per poter generare profitti.
Da qui cosa consegue?
Dal punto di vista politico è naturale che questo sistema può creare le basi per un nuovo feudalesimo e un corporativismo in chiave digitale che si desta nei periodi di crisi sistemica per fini non più di conservazione nazionale ma del modello di sistema di sfruttamento (nel corporativismo fascista, l’individuo esprimeva e realizza tutto sé stesso nella comunità statale; l’unità indivisibile della personalità umana conduceva necessariamente a dare una qualifica morale e politica a ogni determinazione economica).
Infarcendo la polpetta avvelenata con ideologie da quattro soldi, chiunque non seguirà i precetti consumistici per il bene del sistema, verrà ricattato con lo spegnimento della sua identità economica digitale. Questa tendenza invero è stata già intravista in periodi più recenti durante la pandemia e in chiave scientista.
A stretto giro di posta, con lo sbocco aperto sulle transazioni, il capitale avrà uno strumento con il quale potrà massimizzare ancora di più i profitti, diminuendo le perdite.
Di conseguenza, sarà naturale che la digitalizzazione porterà al controllo di chi la subisce. Un rapporto economico, soldi in cambio di merce, crea un rapporto sociale tra i soggetti che effettuano la transazione, digitalizzare questo aspetto significa quantizzare il rapporto sociale che se ne determina di conseguenza, nell’aspetto pratico significa associare un valore discreto ad ogni caratteristica sviscerabile dalla merce che viene acquistata. Dal punto di vista economico ciò produce una ulteriore merce che l’utente di fatto regala, ovvero le decine di caratteristiche intrinseche alla merce in oggetto, dati che, se iscritte in un database popolato nel tempo, riescono a tracciare un profilo che descrive gli usi e le consuetudini di ogni aspetto della vita dell’utente.
Questa, che in gergo viene chiamata profilazione, è la principale fonte di profitto delle cosiddette società che si occupano della raccolta dati e permetterà a chi ne entra in possesso di pianificare in anticipo i bisogni di ogni utente. Si potrebbe pensare che la profilazione dell’utente possa dare vita ad un database che se pilotato dal giusto algoritmo possa addirittura dare vita ad una intelligenza artificiale senziente utile per chi lo usa.
Purtroppo, parafrasando Marx, tutto questo non farà altro che generare ulteriore alienazione, che è quel processo che estranea un essere umano da ciò che fa fino al punto di non riconoscersi in sé stesso, in questo caso riconoscersi nella sua natura umana, perché non sarà l’algoritmo a diventare umano, ma saremo noi che inizieremo a ragionare come un algoritmo.
Anche perché l’attuale sviluppo digitale è basato su un calcolo binario, se pur eseguito a velocità superiori a quelle umane, l’unico modo per far diventare gli algoritmi di intelligenza artificiale più intelligenti degli esseri umani è rendendo più stupidi questi ultimi, favorendo in loro una coscienza binaria, come in effetti sta già accadendo da un po’.
Fonte: https://www.pianocontromercato.it/2023/02/04/perche-il-pos/
Articolo ben chiaro…
Gli italioti, con la loro carta da fico, nn si rende conto che verrà spennato.
Eppure, tutti felici … Pure il governo …
Ma nessuno o pochi comprendono.