“Spegnere l’interruttore”
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Persio Flacco)
Stamattina ho letto vari interventi interessanti di esperti militari circa i possibili sviluppi del conflitto tra Russia e NATO (USA-UK) per interposta Ucraina, sulle possibilità di cessazione del conflitto e su quelle di aggravamento.
In tutte ho notato la mancanza di un dato di realtà che ritengo fondamentale per la completezza di ogni analisi sull’argomento.
Mi riferisco a quella componente nostalgica del Nazismo il cui eroe di riferimento è Stepan Bandera, ora dichiarato eroe nazionale dell’Ucraina, che collaborò al fianco delle forze di occupazione germaniche alla guerra contro l’Unione Sovietica e ai rastrellamenti e alle esecuzioni di ebrei e oppositori.
Gli esponenti della lobby neocon-sionista incistati nella amministrazione americana hanno impiegato 20 anni e speso almeno 5 miliardi di dollari dei contribuenti (cit. Victoria Nuland) per riesumare questa componente dalla pattumiera della storia e renderla protagonista della vita politica in Ucraina. Hanno iniziato con la Rivoluzione Arancione del 2004 e completato l’opera nel 2014 con Euromaidan.
Ora questa componente è egemone anche culturalmente e politicamente e costituisce l’ossatura del regime ucraino svolgendo funzioni simili a quelle svolte dalle SA/SS nel sostegno prima allo NSDAP e successivamente del regime hitleriano.
Compiti di polizia civili e militari, di corpi di élite nelle FFAA e, soprattutto, di guardiani della purezza ideologica.
Questa componente ha ora in mano le chiavi delle istituzioni civili e militari e non tratterà mai con chi ideologicamente ritiene razzialmente inferiore, cioè i russi, e considera un traditore della “causa” qualunque ucraino dovesse dichiararsi disposto a farlo, compreso Zelensky.
Infatti l’obiettivo principale della “Operazione Militare Speciale” ordinata da Putin il 24 febbraio dello scorso anno era proprio la “denazificazione” dell’Ucraina.
Qui si intravedono però i contorni di una trappola nella quale probabilmente Putin è stato attirato. L’operazione infatti ha avuto avvio con una dotazione di forze nettamente insufficienti ad affrontare uno scontro con le FFAA ucraine, come se Putin avesse avuto rassicurazioni che contestualmente alla invasione russa dall’interno la componente nazista sarebbe stata lasciata sola a vedersela con i russi.
La inspiegabile manovra dell’iniziale accerchiamento di Kiev da parte delle truppe russe lascerebbe pensare che vi fossero patti riservati con Kiev e Washington per consegnare i seguaci di Bandera a Mosca e terminare rapidamente in questo modo incruento l’occupazione. Evidentemente non erano queste le vere intenzioni, tant’è che lungi dall’abbandonare al loro destino i nazisti, Washington e Londra li hanno immediatamente dichiarati eroici patrioti della resistenza ucraina e supportati militarmente e diplomaticamente in ogni modo possibile.
Il passo falso di aver impostato l’operazione militare come una scaramuccia di breve durata è costato a Mosca molte perdite e uno sbandamento iniziale, recuperato a fatica con uno sforzo organizzativo non indifferente. E soprattutto con il coinvolgimento in un conflitto by proxy con la NATO suscettibile di sviluppi imprevedibili.
La domanda cruciale a questo punto è la seguente: se Washington volesse “spegnere l’interruttore” al nazismo ucraino, e finora non da segni di volerlo, potrebbe farlo semplicemente cessando di supportarlo? Io penso di no: certe belve è relativamente facile farle uscire dalla gabbia ma farcele rientrare costa molto sangue.
#TGP #Russia #USA #Nato
[Fonte: https://www.facebook.com/persio.flacco.1/posts/pfbid02Pk9QwM5bUe8cSAYrSPyauWwjrHkKRfXHyctz4gSKDHZxPMQSkrK1ckV42ooP5Bvdl]
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