La Georgia come l’Ucraina? Prove tecniche da Euro-Maidan made in USA e UE
di INDIPENDENZA (redazione)
Borrell tuona: in Georgia, il progetto di legge sugli «agenti stranieri» è «incompatibile con i valori e gli standard dell’Unione Europea» (UE) e minaccia «gravi ripercussioni sulle relazioni» tra Tblisi e Bruxelles. Come rappresentante degli “Esteri” della UE, Josep Borrell ha offerto una sponda politica alle poche migliaia di manifestanti che nella capitale georgiana, da un paio di giorni, si stanno scontrando con le forze dell’ordine, che hanno sinora respinto i tentativi di assalto al Parlamento. Il portavoce del Dipartimento di Stato USA, Ned Price, ha minacciato ora Tblisi di sanzioni, dopo che l’ambasciatore statunitense in Georgia aveva avvertito che gli Stati Uniti non avrebbero permesso al Paese di deviare dal suo percorso euro-atlantico. Nel tardo pomeriggio di mercoledì 8 marzo, il presidente ucraino Zelensky ha ringraziato i manifestanti di Tblisi per aver sventolato bandiere ucraine nelle piazze e suonato «il nostro inno nazionale». Da Kiev, insomma, segnalano il ‘marchio di fabbrica’.
A Bruxelles e a Washington (dove peraltro un’analoga legge, il Foreign Agents Registration Act, è in vigore dal 1938) hanno i loro fondati motivi per avversare la legge approvata ieri, in prima lettura, dal Parlamento che, in nome della trasparenza, prevede la creazione di un registro delle organizzazioni (ONG) e dei mezzi di comunicazione che ricevono oltre il 20% dei propri finanziamenti dall’estero. Disvelando il suo ruolo politico di garante contoterzista degli interessi (geo)politici esterni al Paese, la presidente della Georgia, Salome Zurabishvili, al momento in visita negli Stati Uniti, ai manifestanti che assaltavano il Parlamento ha espresso sostegno con un messaggio video diffuso da media locali e internazionali («Sono con voi, che oggi rappresentate (…) una Georgia che vede il suo futuro in Europa»). Quindi ha assicurato che disattenderà la decisione del Parlamento e non promulgherà la legge. Gli oppositori del disegno di legge ritengono che la legge allontanerà la Georgia dall’adesione all’Unione Europea.
Ultimamente, le relazioni con gli Stati Uniti si sono fatte tese dopo che l’attuale governo georgiano ha rifiutato di adottare sanzioni contro la Russia e non ha aperto un “secondo fronte” come richiesto da Kiev. A fine gennaio la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha additato Tbilisi come esempio dell’aggiramento delle sanzioni. Le importazioni dalla Russia sono aumentate del 68% e la Russia è per la Georgia il secondo Paese, dopo la Turchia, con il maggior tasso di interscambio commerciale. La Georgia ha incrementato le esportazioni in Armenia che può a sua volta esportare in Russia con forti sgravi doganali, visto che aderisce agli accordi per lo Spazio Economico Comune con Mosca, a differenza di Tbilisi. Attraverso il territorio georgiano è cresciuto di oltre il 100% il transito di merci sanzionate in Russia, con i carichi provenienti dalla Turchia dirottati verso Novorossijsk e altri corridoi stradali e ferroviari. In quest’ ultimo anno, inoltre, in Georgia si è registrato un “boom turistico” e immobiliare di russi, che ha portato nel Paese guadagni superiori ai 3,5 miliardi di dollari, con una crescita complessiva stimata al 182,5%.
P.S. Nella serata di ieri (9 marzo), il partito di governo Sogno Georgiano, che detiene la maggioranza assoluta nel Parlamento di Tbilisi, ha comunicato che «da partito responsabile di governo abbiamo preso la decisione di ritirare senza condizioni la proposta di legge che avevamo sostenuto». Gli incidenti di piazza e i tentativi di assalto al Parlamento eterodiretti e sostenuti apertamente da Bruxelles e da Washington hanno molto pericolosamente sortito i loro frutti, lasciando dei grossi interrogativi sulla tenuta e sul futuro dell’attuale governo georgiano che ha osato concepire un atto di sovranità e di indipendenza dalle centrali euro-atlantiche.
Il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Ned Price, in conferenza stampa, dopo aver espresso l’apprezzamento della Casa Bianca per la decisione del Parlamento georgiano, ha sottolineato che Washington auspica ora «il ritiro totale» della misura e ha avvertito Tbilisi «a non promuovere più questo tipo di leggi proprio perché incompatibili con i valori della Georgia ed euro-atlantici».
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