Sotto la banca la capra crepa
di IL SIMPLICISSIMUS
Dopo il fallimento della Svb, ovvero della banca che avrebbe dovuto riassumere in qualche modo la potenza della Silicon Valley, si teme che una nuova crisi stia arrivando e che ci possa essere un crollo a catena delle banche, quantomeno di quelle piccole. Tutti timori perfettamente realistici, ma in realtà non si tratta di una nuova crisi, ma sempre di quella vecchia, quella antica del 2008 che non è stata affatto risolta, ma solo ascosta sotto il tappeto dei salotti buoni e che esprime appieno l’impossibilità del sistema neoliberista di auto correggersi: 15 anni fa l’insieme dei crediti inesigibili e dei titoli tossici è stata tamponata con l’immissione nel sistema finanziario (ma non in quello economico) di tonnellate di denaro – il famoso quantitative easing – che poi con la pseudo pandemia e la guerra si sono trasformate in inflazione.
Il rialzo dei tassi, mai così rapido per tentare di fermare il deprezzamento della moneta con strumenti assolutamente assurdi visto che l’aumento dei prezzi che non nasceva affatto da un eccesso di domanda, ha reso praticamente carta straccia un’enormità di titoli, compresi quelli di stato e strumenti finanziari basati sui bassi livelli di inflazione precedente, molti dei quali sono detenuti dalle banche: qualcosa che gli istituti di credito potrebbero anche sostenere a meno che non vi sia una corsa agli sportelli per ritirare tutti i soldi o quantomeno quelli in sovrappiù rispetto alle somme assicurate in caso di fallimento. Ciò costringerebbe le banche a svendere per pochi soldi questi asset finendo per soccombere.
Come appunto è successo a Svb, ma in questo caso il governo Usa sembra aver commesso un errore fatale permettendo il collasso della banca senza proteggere tutti i depositanti: secondo i dati che si hanno solo l’11% dei 174 miliardi di depositi era assicurato, una situazione che può essere estesa a tutto il sistema di credito statunitense per cui rimane alta la probabilità che anche altri istituto di credito possano andare incontro a una corsa agli sportelli alla prima notizia negativa e del resto perché ormai i nervi sono a pezzi e un’economia basate sulla finanza si rivela sempre più fragile.
Ci sono parecchie banche che hanno centinaia di miliardi di questi titoli ormai senza valore e un breve calcolo delle poche posizioni che si conoscono e coinvolgono cinque istituti di credito in crisi arriva al mezzo miliardo di dollari Ma quale soluzione può esistere per evitare una serie a catena di fallimenti bancari che potrebbe innescarsi da un momento all’altro e che già sta arrivando in Europa con il traballamento di Credit Suisse?
Può sembrare semplice: la Fed o la Bce se del caso, possono accettare come garanzia al valore nominale gli strumenti strumenti finanziari bruciati dal rialzo dei tassi anche se non valgono nulla e dunque inonderanno il mercato finanziario con nuovo denaro, basato ancora una volta su una sostanziale mancanza di controvalore reale.
Nuovo denaro e dunque nuova inflazione: un circolo vizioso nel quale se anche si salvano le banche non si salvano le persone, non si salvano le aziende, tranne quelle gigantesche che sono peraltro all’origine della mutazione occidentale, ma alla fine non si salva nemmeno un sistema che pare arrivato al suo capolinea. visto che le soluzioni a una crisi non fanno altro che evocare gli stessi strumenti che l’anno provocata. Il neoliberismo si morde la coda che è già abbastanza spelacchiata .
E a questo punto sarebbe lecito domandarsi se le strane pandemie annunciate e le guerre non siano in realtà lo scenario nel quale si è tentata l’accelerazione e il mascheramento di una crisi inevitabile in maniera da salvare le elite che hanno portato a questa situazione e che adesso cercano0 di mantenere la presa del potere appellandosi a buoni sentimenti della salvezza dalle malattie e di quella dell’ambiente che hanno avvelenato e anzi speculando ancora su questo nella speranza di poter ancora pompare più denaro fasullo da tutto il mondo e più povertà tra la gente comune.
Ma questo non vale più per tutto il pianeta nonostante il peso della finanza occidentale: forse adesso cominciano ad apparire più chiari i vantaggi della dedollarizzazione: comprare e vendere beni reali sfuggendo al sistema Ponzi del dollaro e dei suoi gangster e in futuro avere monete che non siano più legare con un nodo scorsoio alla divisa dell’egemone.
Fonte: https://ilsimplicissimus2.com/2023/03/14/sotta-la-banca-la-capra-crepa/amp/
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