Laporta: la Rinuncia di Benedetto è Stata Provvidenziale. E Francesco è Papa.
di STILUM CURIAE (Marco Tosatti, Piero Laporta)
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Piero Laporta offre alla vostra attenzione questa riflessione sugli avvenimenti degli ultimi giorni. Con considerazioni che certamente faranno discutere. Buona lettura e condivisione.
Sandro, un mio carissimo amico, della cui amicizia mi onoro, mi scrive: «Caro Piero, stamane di buon’ora ho letto attentamente il tuo intervento. Sai che ti stimo e penso di esserti amico e in quanto tale devo dirti che trovo poco cristiano, poco evangelico il tuo dire. Io ho visto e rivisto più volte il film “I due papi”. È straordinario, ritengo la narrazione assolutamente veritiera. Il magistero di Benedetto XVI è stato talmente elevato quanto inadeguato per la Chiesa di oggi. Ed è stato tanto inadeguato che ha dovuto lasciare! Il nuovo Papa ha portato una svolta. Segue il Vangelo molto più di quanto non abbiano fatto i predecessori e risulta naturalmente antipatico a chi vive di liturgia, paramenti vistosi ed effluvi di incenso. Infatti anche Gesù Cristo nel proclamare la buona novella stava antipatico a tutti e ha fatto la fine che ha fatto. Ogni Papa è una storia a sé, come i comandanti che si succedono nel comando. Francesco è il Papa PUNTO. Il resto non ci compete, non è al nostro livello. Possiamo ragionarci, interrogarci, ma condannare no, caro Piero, non ci compete, non ti compete»!
Sandro ha ragione su almeno due punti. Il primo. Il ritiro di Benedetto è stato provvidenziale. Basti immaginare che cosa sarebbe accaduto negli ultimi dieci anni se fosse rimasto al suo posto, nella stessa vasca coi Clinton, gli Obama, i Putin, i Rothschild, i Gates e l’ineffabile Biden, ma pure coi Monti, i Napolitano e i Draghi. È un mondo colmo di odio. Lo testimonia il blog Informazione Corretta, il più importante blog ebraico italiano: venerdì e sabato non riportava una sillaba sui funerali di giovedì. Ho chiesto il perché all’amministratore: silenzio. Non è un mondo facile quello nel quale vivono i pontefici. È colmo di lerciume, di rancori fondati solo sul proprio interesse. Credo che Francesco sia di gran lunga più adatto di Benedetto a fronteggiare questa realtà, a misurarvisi ogni giorno.
Il secondo punto. Sandro ha totalmente ragione sulla legittimità papale di Francesco. I cattolici che ora la mettono in dubbio, fanno male alla Chiesa. È più che mai indispensabile l’unità dei cattolici.
Sandro ha invece totalmente torto sull’artefatta narrativa del film “I due papi” ma non è importante. Distorcere la realtà per accreditare qualcuno è oramai consueto, legittimato nella prassi comunicativa, la quale ha tuttavia delle regole, solo in apparenza formali. A determinati livelli la forma è tuttavia sostanza, come Sandro sa bene.
Prima d’inoltrarci devo ricordare che Nostro Signore affidò la Sua Chiesa a san Pietro, ma per la Sua Santissima Madre si rivolse a san Giovanni. Non credo sia un fatto banale né casuale. In determinati momenti della storia la Chiesa ha necessità d’essere guidata da chi sia a suo agio con gente poco raccomandabile e abbia risorse per fronteggiarla. Uno dei pontefici più diffamati (specialmente dai britannici, vedremo perché) fu papa Borgia, Alessandro VI; guarda caso emanò la prima inequivocabile bolla contro lo schiavismo, istituzione fondante degli imperi, a cominciare da quello romano e passando da quello britannico; un percorso, come sappiamo, non ancora finito.
I tempi correnti non sono comparabili a quelli di Alessandro VI, il quale però non aveva né la tivvù, né il web né l’obbligo di condividere il potere con una cerchia ristretta; era un sovrano assoluto come i Pontefici non sono più, almeno da Porta Pia.
Torniamo alla comunicazione. Una cerimonia funebre deve trasmettere rispetto, prima ancora che doglianza. La cerimonia di giovedì fu sciatta, peggio: fu deliberatamente sciatta, un oltraggio premeditato; inaccettabile. Nessuno può osare oltraggiare un defunto pontefice del livello di Benedetto, mentre tu, caro Sandro, proprio tu lamenti un inesistente oltraggio al suo successore. Non si oltraggia un Papa che regnò ed ebbe molti innegabili meriti, a cominciare dalla straordinaria omelia, per i funerali del suo predecessore, san Giovanni Paolo II. Chi voglia, può leggersi i sette minuti di banalità dell’omelia di Francesco e compararli all’eccezionale omelia del cardinale Joseph Ratzinger, l’8 aprile 2005. Le due sono divise da un abisso formale e sostanziale. Non ci sono più nella Curia le penne necessarie per un’omelia che accompagni un pontefice nell’ultimo viaggio? È sciatto, è grottesco che ciò avvenga. Fu oltraggio premeditato, voluto e cercato, annunciato dalla traslazione della salma di Benedetto dalla residenza a San Pietro, neppure duecento metri, su un carro della polizia funebre, nottetempo. Lo si doveva portare a spalla, accompagnato dalle preghiere, non traslato come un corpo di reato, come una meretrice trovata morta in periferia. È un miserabile chi impartì tale disposizione. Non ha dunque stupito lo spettacolo dei dodici serventi, palesemente inadeguati e non addestrati, incapaci di tenere il passo sul sagrato, facendo grottescamente ondeggiare il feretro; la degna conclusione d’un oltraggio prepotente e volgare. È responsabilità di Bergoglio? No, se rimuove il responsabile.
Francesco ha ereditato una Chiesa palesemente tormentata da mille piaghe. Sorvolo sulla pedofilia. La tragedia di Emanuela Orlandi non è responsabilità del vescovo di Buenos Aires, mentre accanto a san Giovanni Paolo II vi fu un agente sovietico. Il ruolo di don Antonello Mennini nel caso Moro va chiarendosi, proprio perché Francesco impose al prelato di deporre, senza nascondersi dietro il passaporto vaticano. Le finanze saccheggiate originano col “papa buono”. Le calunnie contro S.S. Pio XII imperversano dal 1963 e solo Francesco ha elevato un argine, aprendo gli archivi. La lista potrebbe continuare a lungo.
Questi funerali possono essere un’occasione per Francesco per comprendere che cosa e chi lo circonda e, utilizzando la sua autorità, iniziare una necessaria e urgente pulizia. Al contrario, lasciando al loro posto i farabutti, accelera la propria rovina ma mai la Chiesa morirà, seppure ridotta a pochissimi fedeli, come profetizzò Benedetto. Cristo Vince e il Vangelo, caro Sandro, la sua applicazione alle cose terrene passa pure per il rispetto per un grande e umile Pontefice, quantunque inadatto ai tempi in cui è vissuto. Inadatto ai nostri occhi, ma pur messo lì e guidato dallo Spirito Santo, sul Quale i dubbi dei farabutti non hanno presa. Non di meno molti sedicenti cattolici non credono in Dio e tanto meno nello Spirito Santo. Noi a costoro non ci associamo. Cristo Vince.
Gen. D.g.(ris.) Piero Laporta
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