Faremo un veloce punto su alcune notizie della transizione multipolare. La transizione multipolare è: 1) una fase storica di transito in cui un ordine del mondo si dissolve mentre uno nuovo assolve. Durerà qualche anno (anche più di dieci); 2) in termini di ordine geopolitico significherà che in luogo di un potere di gran lunga dominante, ce ne saranno più d’uno in cui si articolerà l’ordine del mondo. Semplicemente, le condizioni del mondo tra il dopoguerra con 2,5 mld di persone, circa 70 stati, una sola potenza completa (economica, militare, culturale) ed oggi in cui siamo 8 mld, con circa 200 stati e più potenze, soprattutto di secondo livello, prescrivono senza alternative una articolazione ordinativa più distribuita e complessa; 3) questa dinamica che afferisce l’ordine generale della convivenza planetaria, include una transizione di potenza economica tra l’Occidente in relativo declino ed un Resto del mondo in relativa ascesa.
A seguito del suo recente viaggio in Cina, hanno fatto rumore le dichiarazioni di Macron sul fatto che essere alleati non significa essere vassalli, evidentemente in relazione ai rapporti di potenza tra USA ed Europa. Vanno ricordate due cose: a) negli accordi di Aquisgrana tra Francia e Germania (2019), si stabilì che il riferimento per la politica economica fosse la Germania, mentre il riferimento per la politica estera doveva esser la Francia. Ciò significa che ciò che Macron ha detto nelle quattro ore di colloquio riservato a lui, Xi ed i due traduttori, è da intendersi del tutto condiviso dalla Germania, così come quello che Macron ha detto pubblicamente dopo nel viaggio di ritorno (di cui ad un “rumoroso” articolo su Politico); b) Macron si è espresso a nome di Francia e Germania che però hanno la leadership anche di quella confusa congrega che chiamiamo UE. Per forma, l’UE doveva esser rappresentata dalla von der Leyen, ma il fatto è che UE non è una entità politica-geopolitica tant’è che le opinioni di Macron e Scholz divergono non poco da quelle di molti europei dell’est, baltici e scandinavi sempre più valvassini e valvassori americani. Da ciò il fatto che la Cina non ha mai accettato come partner di dialogo l’UE in quanto tale, perché non le riconosce sufficiente rappresentatività e potere negoziale.
Il messaggio di Macron con dietro Scholz agli americani era “va bene, con l’Ucraina ci avete preso in contropiede, ma non vi fate troppi film sull’idea di continuare portandoci anche contro la Cina”. Più strategicamente, Francia e Germania sanno dell’inaggirabile destino multipolare e pur volendo rimanere buoni amici con gli anglosassoni, vogliono proporsi come buoni amici anche delle nuove potenze in ascesa nel nuovo ordine. Questo è appunto il concetto macroniano (o anche di puro buonsenso multipolare) di “autonomia strategica”.
Nei fatti, gli interessi dell’Europa quantomeno occidentale, a parte alcuni scivolamenti italiani (da sempre pedina anglosassone ficcata nel sistema euro-occidentale), vanno in questa direzione. A proposito va ricordato che prima di Macron è andato in Cina Sanchez. Soprattutto la Germania ha di recente patito l’odine di rescindere legami e relazioni con la Russia, nonché la perdita quasi totale della sua area egemonica scandinava-balto-slava (quantomeno sul piano geopolitico) e non ha alcuna intenzione di fare il carro merci del treno che vuole andare a schiantarsi contro la Grande Muraglia, anche perché coi cinesi ci fanno business da decenni (non anni, decenni). Altrettanto la Francia che ha un senso dell’onore e della potenza geopolitico-diplomatica-militare anche più sviluppato di quello tedesco. Ne va del futuro di entrambi tra cui il pericolante seggio francese al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Dopo Sanchez e Macron con delega di Scholz, arriva ora in Cina Lula. Il Brasile, com’è noto, è la B di BRICS, il gruppo di nazioni che per obiettiva consistenza e prospettive, promuove attivamente la transizione all’ordine multipolare. Il Brasile è al numero 10 del ranking mondiale per Pil, ma va inteso come praticamente ottavo in quanto prossimo al superamento di slancio sia del Canada (9°) che dell’Italia (8°). Jim O’Neill, il creatore dell’acronimo BRICS, ha di recente rilanciato la dinamica per la quale la logica multipolare sta ora riflettendosi nell’ambito valutario. Così, in tutta la stampa quantomeno banco-finanziaria occidentale, hanno cominciato a piovere articoli che spiegano come e perché si sta andando verso un inevitabile contenimento del ruolo del dollaro. Ma al di là degli interessi bilaterali specifici Brasile-Cina o Sud America-Cina (sebbene su questo punto Lula non ha mandato a parlare per l’intero Sud America, come Macron non lo ha rispetto all’Europa) o di schieramento strategico BRICS, sul tavolo c’è anche la faccenda ucraina.
Per tutti coloro che non sono occidentali o russi, il conflitto ucraino è un problema. Semplicemente, questa vasta congerie di paesi eterogenei ha a quadro il problema delle proprie traiettorie di sviluppo in un mondo sul quale coltivano speranze. Tutto ciò che turba questa traiettoria del mondo che fa e farà da contesto al loro sviluppo, è problematico. Quindi, certo c’è chi ha più preoccupazioni di competizione specifica come la Cina vs USA o meno, ad esempio India vs USA, ma il punto in comune è che la guerra, le sanzioni, gli attriti, i “di qua o di là”, l’esondazione del conflitto anche verso l’area del Pacifico, il profondo turbamento delle dinamiche della globalizzazione e degli investimenti finanziari, turbano il contesto mondo e quindi il loro presente e futuro.
Mia pura speculazione sebbene fondata sull’osservazione di alcune notizie secondarie forse sfuggite ai più, è che la Cina stia capitanando un gruppo di investitori in ricostruzione dell’Ucraina per mettere sul piatto delle trattative che possano far cessare il conflitto, la carota di una pioggia di fondi. È un punto dei 12 presentati dalla Cina per risolvere il conflitto. World Bank, anche a nome UE e UN, pochi giorni fa ha aggiornato il costo di ricostruzione dell’Ucraina (411 mld US$), a fronte di alcune perplessità su una quantificazione così bassa ha difeso la stima in qualche modo (si ricorda che dalla fondazione il direttore generale di WB -1944- è americano), ma molti nella comunità finanziaria mondiale pensano sarà ben di più. Il giorno dopo gli USA hanno frettolosamente dichiarato che la cifra di quella stima è -guarda un po’- esattamente coperta dai fondi della Banca di Russia sequestrati più spicci dei conti dei vari oligarchi. Nel frattempo, il famoso colloquio diretto Zelensky – Xi è rimandato ma non cancellato ed anzi riconfermato dagli stessi ucraini. Penso quindi il punto sia chiaro. In termini di strategia della transizione verso il multipolare, notai già nel mio libro di cinque anni fa che i cinesi hanno i soldi, gli americani le armi. Xi allora, sa che ricostruire l’Ucraina costerà assai e di più della stima WB pilotata, sa che né gli USA (che per i prossimi venti mesi vanno in campagna elettorale), né l’UE (che nel frattempo deve pure prendersi in carico la frettolosa e poco sensata annessione della devastata Ucraina nell’Unione con logica che confliggono direttamente con i canoni dell’euro), possono promettere quei soldi, sa che per Zelensky quei soldi sono più importanti anche della Crimea e del Donbass (che l’hai fatta a fare la guerra se poi ti ritrovi uno stato fallito?), sa che i partner BRICS ma anche quelli SCO e molti altri sono vitalmente interessati a pacificare il focolaio perturbativo e quindi disponibili a creare un fondo “pace&futuro”, penso quindi che questo giro di colloqui operati da Beijing (nei quali vanno sicuramente anche inclusi gli arabi ora in modalità “pace&futuro” anche loro) sia finalizzato a costruire quel fondo che è l’arma soft per terminare il dominio dell’arma hard.
In ordine sparso, va segnalato lo storico incontro tra il capo degli Houti e l’ambasciatore saudita in Yemen dopo otto anni di guerra (poco meno di 20.000 morti in maggioranza civili, 3 milioni di sfollati, la più grande catastrofe umanitaria dai tempi del Biafra per le Nazioni Unite). Ma c’è un più ampio traffico di improvvisi incontri e strette di mano tra siriani e fronte sunnita (di ieri l’incontro con iraniani e siriani ospitato dai sauditi), l’ipotesi stessa di riammissione della Siria nella Lega araba che coinvolge anche Erdogan (tra un mese ad elezioni problematiche), i leak su pericolose relazioni di produzioni armi egiziane per conto russo, colloqui riservati ed amichevoli tra Iran e Bahrein (in B. la popolazione è per lo più sciita, ma la monarchia è sunnita-saudita). In più il taglio di produzione degli OPEC+. Non c’è qui spazio ma sarebbe interessante fare una riflessione su questa ventata di “pace&futuro” araba-turca-iraniana mentre Israele va ai bordi della guerra civile e reagisce irrompendo nella moschea di Al Aqsa mentre improvvisamente partono strani razzi dal Libano non riconosciuti da Hezbollah.
Sempre in ordine sparso sarebbe interessante approfondire l’analisi sulla fuoriuscita di documenti americani che si rivelerebbero segreti che sparpagliano un po’ di confusione a destra e manca, ma non c’è spazio e forse è anche prematuro. Forse l’inizio della locale campagna elettorale?
L’essenza stessa del nuovo ordine multipolare è semplicemente che sono molti oggi a porsi in modalità “autonomia strategica”, ognuno ha i suoi problemi, le sue strategie, le sue aspettative, le sue promesse ed ambizioni. Leggere questa matassa è ogni giorno più complesso. Farlo da qui dove certe notizie non vengono neanche date, se date non sono capite, comunque dentro quadri dominati da interpretazioni fanciullesche ed altamente ideologiche, è ancora più difficile. Peggio poi in un paese che non sa neanche così sia la dignità, l’autonomia e la strategia.
Meno male che nella patria della commedia dell’arte abbiamo Calenda e Renzi, discutiamo animatamente della lingua del Dalai Lama, dalla farina di grilli ed altre cose di capitale importanza. Visto che il mondo ormai siamo destinati a non capirlo più, almeno c’è intrattenimento … cheeeeese
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