di Piero Cammerinesi
Sono convinto che uno dei motivi principali per cui una tragedia come quella che accade oggi [Prima guerra mondiale, NdT] può abbattersi sul mondo, sta nel chiudere gli occhi davanti a queste realtà e nel parlare di quello che accade su basi del tutto inadeguate. Infatti anche di fronte ad eventi così grandi ognuno dovrebbe iniziare dalla conoscenza di sé.”
Rudolf Steiner, 16 Dicembre 1916
Nel nuovo mondo distopico dell’intolleranza spacciata per libertà, dell’asservimento travestito di democrazia, il caso di Valentina Lisitsa, pianista di caratura mondiale, boicottata e ostracizzata solo per le sue opinioni politiche è solo l’ultimo di una lunga serie.
Il suo concerto, già in cartellone, alla Fenice di Venezia, è stato annullato senza preavviso per il solo fatto che Valentina – ucraina di nascita ma anche cittadina russa e americana e residente negli Stati Uniti – ha “osato” suonare tra le rovine di Mariupol, cercando di portare un po’ di serenità e bellezza a persone che da settimane sono immerse nel vortice della violenza bellica.
Si è voluto fare del suo concerto un caso politico, definendolo un gesto di appoggio alla Russia.
Prima di lei, infatti, abbiamo avuto altri casi di folle intolleranza nei confronti di scrittori, artisti e musicisti russi, tra i quali spicca il boicottaggio del direttore d’orchestra russo Valéry Gergiev da parte di teatri di tutto il mondo come La Scala di Milano, la Filarmonica di Monaco e il Lucerne Festival.
L’Edinburgh International Festival – di cui Gergiev è stato presidente onorario – ne ha chiesto addirittura le dimissioni per il rapporto di gemellaggio che lega la città scozzese a Kyiv.
Per gli stessi risibili e folli motivi l’ostracismo ha colpito anche la soprano Anna Netrebko.
La Royal Opera House di Londra ha annullato le date del Bolshoi Ballet di Mosca, una delle compagnie di ballo più antiche e prestigiose del mondo, che avrebbe dovuto esibirsi in 21 spettacoli, dal 26 luglio al 14 agosto.
Sorte condivisa dal Russian State Ballet of Siberia, le cui esibizioni sono state cancellate da due teatri inglesi, il Wolverhampton Grand Theatre e il Royal and Derngate di Northampton così come quelle del Royal Ballet di Mosca cancellate dall’Helix di Dublino.
Ma non è tutto.
L’International Congress of Mathematicians [Congresso internazionale dei matematici] che si tiene ogni quattro anni e che era in programma a luglio a San Pietroburgo, sarà solo virtuale, mentre la premiazione si svolgerà a Helsinki.
Nel campo della ricerca scientifica, poi, la Commissione Europea – sempre in prima fila per la stoltezza delle sue prese di posizione – ha sospeso la cooperazione con enti russi riguardo a Horizon, fondamentale programma di finanziamento della ricerca.
Da noi, la ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa ha affermato che
dovranno essere sospesi quei progetti di ricerca in corso con istituzioni della Federazione Russa e della Bielorussia che comportino trasferimenti di beni o tecnologie dual use”
La Germania va anche oltre, sospendendo totalmente il finanziamento attraverso il principale fondo nazionale per la ricerca per ogni progetto di ricerca tra studiosi tedeschi e russi.
Da parte sua, il CERN, l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, ha sospeso lo status di membro osservatore della Russia – status condiviso da Stati Uniti e Giappone – decidendo di non avviare nuove collaborazioni con le istituzioni russe.
Persino nell’ambito delle riviste scientifiche internazionali, il criterio discriminatorio – in netto contrasto con le norme editoriali ed i principi della ricerca scientifica – è stato accolto da testate come la rivista di chimica Journal of Molecular Structure, che ha annunciato che non prenderà più in considerazione testi proposti da scienziati che lavorano presso istituti russi.
Anche il mondo dello sport ha naturalmente seguito le stesse direttive del moderno bispensiero della cancel culture; inutile entrare nel dettaglio degli atleti russi esclusi dalle competizioni internazionali in questo ultimo anno.
Ma vale la pena ricordare che lo stesso trattamento era stato riservato a chi – pur non essendo russo o filo-Putin – era un pericoloso sostenitore della libera scelta sanitaria, avendo deciso di non sottoporsi alla criminale terapia genica imposta per legge.
Basti pensare a Novak Djokovic di cui ho già avuto modo di occuparmi in Il tennista e il falco, una storia moderna, che ha dovuto rinunciare ad importanti competizioni internazionali per non essersi piegato alla dittatura sanitaria del mondo globalizzato.
Non sono solo gli artisti, gli scienziati, gli sportivi e addirittura i gatti (sic!) ad essere colpiti dall’anatema anti-russo, ma anche geni assoluti come Tchaikowsky o Dostojewsky e in genere tutta la cultura russa. Neppure nel periodo più oscuro della prima metà del Novecento si era giunti ad una così totale demonizzazione di un popolo e di una cultura; pur nella unanime condanna del Nazionalsocialismo nessuno si era mai sognato di bandire Beethoven o Mozart, Kant o Hegel. Forse proprio questo pensiero dovrebbe costituire uno spunto di riflessione per chi viene totalmente formattato dalla propaganda bellica.
Ma l’apogeo della follia è stato forse raggiunto con i 100 milioni di libri russi mandati al macero in Ucraina.
Una riedizione moderna del romanzo Farenheit 451 che rinnova l’orrore di una società distopica nella quale è reato leggere o possedere libri, già pienamente realizzatosi nel 1933 in Bebel Platz a Berlino con il rogo dei libri per mano dei nazisti.
Per ironia della sorte sono stati condannati al macero anche le opere dei due massimi autori ucraini, Gogol e Bulgakov, il cui ‘peccato originale’ è quello di aver scritto in lingua russa.
Ma, se – come pur afferma la giornalista e scrittrice Natalia Aspesi –
Cancellare la cultura non fa vincere alcuna guerra”
sembra che la follia iconoclasta stia prendendo possesso delle deboli e formattate menti dell’occidente cosiddetto democratico e libero.
Se è vero che – e la storia l’ha pienamente confermato – come scriveva Heinrich Heine
Chi brucia i libri prima o poi brucerà anche le persone”
vuol dire che ci stiamo avvicinando – meglio sarebbe dire ri-avvicinando – a quell’abisso di barbarie e di delirio globale che pensavamo di aver bandito dalle nostre contrade post-moderne.
A questo punto, allora, consentitemi di fare qualche considerazione a mio avviso fondamentale.
Se è pur vero che degli omuncoli comprati e telecomandati hanno deciso di imporre restrizioni, proibizioni e oltraggi ad artisti, sportivi, scienziati, autori, intellettuali liberi, è altresì vero che i colleghi di tali artisti, sportivi, scienziati, autori, intellettuali, non hanno mosso un dito per difendere non solo i propri colleghi ma quegli stessi ideali di universalità sportiva, scientifica, culturale ed artistica cui dicono di ispirarsi.
Intendo dire che se tutti i tennisti colleghi di Djokovic si fossero rifiutati di giocare gli Australian Open o i Masters di Indian Wells e Miami per protesta contro l’ingiusta esclusione del campione serbo, cosa pensate che sarebbe successo?
Semplice: o i campionati sarebbero stati annullati – con scalpore mondiale – o avrebbero dovuto ammettere Djokovic, con evidente scorno di chi vuole – ed attualmente con pieno successo – piegare l’umanità ai propri tirannici voleri.
O se il Sovrintendente e Direttore Artistico del Teatro La Fenice di Venezia si fosse trovato di fronte al rifiuto di tutti gli artisti ad eseguire le performance previste in cartellone a fronte dell’indegno annullamento del concerto della superstar del pianoforte Valentina Lisitsa, cosa pensate che sarebbe successo?
O La Fenice avrebbe chiuso i battenti o il Sovrintendente sarebbe dovuto tornare sui suoi passi.
Capite il potere che le persone hanno e che non usano?
Potrebbero cambiare il corso della Storia se solo lo volessero.
Ma non lo fanno o perché comprate, o perché manipolate, o perché schiave del proprio egoismo ed egocentrismo:
Perché dovrei sacrificare la mia carriera per lui/lei? Anzi, mi viene tolto di torno un avversario/competitor pericoloso. Grazie.”
E poi per quale ideale lo dovrei fare? In fondo è un no-vax (o una filorussa) gli/le sta bene…”
Sappiamo fin troppo bene che quello che vediamo accadere in questi giorni in fondo è capitato ai medici, agli infermieri, agli insegnanti, ai dipendenti pubblici, alle forze dell’ordine, agli sportivi tutti nei tre anni di pandemenza.
Se tutti i loro colleghi avessero fatto un passo avanti per mettersi al fianco di chi è stato ostracizzato, demansionato, umiliato, licenziato, il mostruoso piano di sottomissione dell’intera società sarebbe fallito immediatamente.
Ma così non è stato e la maggior responsabilità di quello che abbiamo dovuto subire – e non crediate che sia finita qui – non è degli zombie e delle marionette che hanno eseguito gli ordini, ma di tutti coloro che hanno ubbidito, sovente entusiasticamente, agli ordini.
Veri e propri burattini teleguidati.
Come nel caso dei gestori del locale che, qualche settimana fa, esponeva il cartello “qui non si servono Russi”.
Da “qui non entrano i cani e gli ebrei” – ai primi del ‘900 negli USA il divieto valeva ancora per i Neri e gli Italiani ! – a “fuori i no-vax e i Russi” il passo è stato breve.
L’uomo formattato non perde il vizio; dai Musulmani solo pochi anni fa ai Russi oggi, la storia si ripete.
Come scriveva Hannah Arendt:
La triste verità è che molto del male viene compiuto da persone che non si decidono mai ad essere buone o cattive. […] Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso.”
O nel caso di coloro che – pur senza prender parte attiva allo scempio della civiltà – si sono voltati dall’altra parte divenendone, di fatto, complici.
Di coloro che, invece di parlare, sono rimasti in silenzio.
Silenzio non degli innocenti, ma dei colpevoli.
FONTE: https://www.liberopensare.com/il-silenzio-dei-colpevoli/
Commenti recenti