Biden cede alle pressioni e toglie il veto sull’invio degli F-16 a Kiev da parte dei Paesi europei. L’ennesima escalation. Ma i jet arriveranno troppo tardi per essere usati nella controffensiva delle forze di Kiev.
Così appare interessante come il New York Times spiega la decisione: “Mentre Biden non crede che gli aerei da combattimento giocheranno un ruolo importante nel conflitto a breve termine, fornirli fa parte di una strategia volta a difendere l’Ucraina a lungo termine, dopo che l’attuale fase della guerra sarà finita”.
“Ciò suggerisce che l’amministrazione e i suoi alleati adesso credono che anche se ci sarà una fine negoziata degli scontri – forse un armistizio simile a quello coreano – l’Ucraina avrà bisogno di una capacità militare a lungo termine” per fronteggiare la Russia. Quanto scrive il NYT riecheggia quel che si leggeva giorni fa in un articolo di Politico, del quale riportiamo l’incipit.
Politico e il conflitto congelato
“I funzionari statunitensi stanno studiando la possibilità che la guerra Russia-Ucraina vada a prendere la forma di un conflitto congelato che durerà molti anni – forse decenni – andando a unirsi al lungo elenco dei tanti conflitti di lunga durata, come quello della penisola coreana e altri […]”.
“Le opzioni in discussione all’interno dell’amministrazione Biden per un ‘congelamento’ a lungo termine si stanno concentrando su quali potrebbero essere le linee di demarcazione che Ucraina e Russia potrebbero impegnarsi a non oltrepassare, senza però accettarle come confini ufficiali. Tali colloqui, sebbene ancora provvisori, hanno avuto luogo in varie agenzie statunitensi e alla Casa Bianca”.
“Questo scenario potrebbe rivelarsi l’esito più realistico a lungo termine, dato che né Kiev né Mosca appaiono inclini ad ammettere la sconfitta”. Inoltre, questa conclusione, secondo Politico, appare sempre più probabile perché all’interno dell’amministrazione Biden “sta aumentando la sensazione che l’imminente controffensiva ucraina non infliggerà un colpo mortale alla Russia” [d’altronde era impossibile ndr.].
“Un conflitto congelato – nel quale cessano gli scontri, ma nessuna delle due parti può dichiarare vittoria né si arriva a un accordo ufficiale sulla fine della guerra – può essere un risultato politicamente preferibile a lungo termine sia per gli Stati Uniti che per gli altri paesi che sostengono l’Ucraina”.
La mediazione cinese e quella saudita
Un altro tassello di questo puzzle viene dal Global Times: “Considerando che una guerra prolungata non ha alcun significato pratico per entrambe le parti e che nessuna delle due parti può distruggere l’altra […] alla fine, i contendenti dovranno scendere a compromessi. Pertanto, la mediazione della Cina, sebbene inizialmente difficile, diventerà sempre più importante nell’evoluzione della situazione”.
Interessante anche l’offerta di mediazione saudita, annunciata da Riad subito dopo la partecipazione di Zelensky al summit della Lega araba (ci torneremo). Se si considera che Emirati arabi e Arabia Saudita hanno già mediato scambi di prigionieri tra Russia e Ucraina, l’iniziativa non appare affatto velleitaria.
La Cina non può portare la pace in Ucraina perché sarebbe una vittoria diplomatica inaccettabile per l’America. Serve una convergenza più ampia. Il moltiplicarsi delle offerte di mediazione – va ricordata anche quella africana – oltre a segnalare che il mondo non può sostenere a lungo i costi di un conflitto attivo di tale portata. aiuta a costruire un ambito in cui possano (eventualmente) iniziare le trattative.
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