Lo sciopero contro le guerre come forma di accoglienza
DA LA FIONDA (Fabrizio Denunzio)
Riflessioni introduttive a un’inchiesta sulla solidarietà operaia
Tra i grandi meriti dell’inchiesta operaia così com’è stata delineata da Raniero Panzieri nel corso del suo intervento al seminario di studi svoltosi a Torino dal 12 al 14 settembre del 1964 dedicato al modo con cui impostare l’inchiesta operaia – intervento successivamente pubblicato sulla rivista Quaderni rossi (1965, n. 5) col celebre titolo Uso socialista dell’inchiesta operaia – c’è, a mio parere, quello di aver resa esplicita una dimensione latente nella fondativa Enquête ouvrière di Marx uscita su La Revue Socialiste (n. 4) nell’aprile del 1880, commissionatagli dal Partito operaio francese.
Dopo aver ribadito l’importanza strategica della cosiddetta “inchiesta a caldo”, ossia quella che deve svolgersi in una situazione altamente conflittuale perché consente di individuare l’insieme dei valori nei quali l’operaio in quel preciso momento storico crede e in cui potrebbe non credere in un periodo di normalità, Panzieri riconosce il bisogno di: “Studiare […] particolarmente tutti i fenomeni che riguardano la solidarietà operaia, e che rapporto c’è tra solidarietà operaia e rifiuto del sistema capitalistico” (Panzieri 1965, p. 74). Tanto l’inchiesta a caldo quanto quella sulla solidarietà permetterebbero cioè di verificare l’esistenza o meno di valori antagonistici a quelli del capitalismo e non semplicemente conflittuali, e questo perché Panzieri, in linea con la sociologia funzionalista americana (si pensi al classico Le funzioni del conflitto sociale del 1956 di Lewis A. Coser che uscirà in traduzione italiana solo nel 1967), è ben consapevole che il sistema sociale “va avanti coi conflitti” (ibidem).
Formulare la necessità di studi sulle forme della solidarietà operaia è ciò che rende manifesta un’intuizione che serpeggia latente nella sopra citata inchiesta marxiana, testo che sta conoscendo una recente stagione di interesse presso studiosi e militanti (McAllister 2022).
Delle cento domande che formano il questionario, sono quelle della quarta parte – l’ultima sezione, nella quale, come ricordava Dario Lanzardo nel presentarle per la prima volta in traduzione italiana proprio sul detto numero di Quaderni rossi, “gli operai descrivono il modo con cui si contrappongono allo sfruttamento stesso” (Lanzardo 1965, p. 15), mentre nelle prime tre avrebbero dovuto prendere “coscienza della natura del proprio sfruttamento” (ibidem) – che, interrogando sull’esistenza delle “leghe di resistenza” (oggi diremmo associazioni di categoria) e sugli scioperi (ben sette domande, dalla 83 alla 89, sono dedicate a questo tema) evocano il legame della solidarietà, in particolare il quesito 89: “Il suo mestiere ha sostenuto scioperi di operai appartenenti ad altre categorie?” (Marx 1965, p. 29).
Sebbene Marx avesse ben presente la fraternità come unico valore morale (Sinistra sindacale, 2023, n.1) in cui la classe operaia potesse credere e al quale affidarsi per realizzare la rivoluzione, si pensi all’Indirizzo inaugurale dell’Associazione internazionale dei lavoratori (1864), e sapesse quanto peso rivestiva negli scioperi, credo che sia solo grazie a Panzieri che essa si manifesti esplicitamente nella forma della solidarietà formalizzandosi così in sede d’inchiesta.
Volendo immaginare oggi un’indagine di questo tipo non mancherebbe di certo un’esperienza iniziale a cui fare riferimento, a noi prossima nel tempo e nello spazio. Mi riferisco allo sciopero del 20 maggio 2019 dei portuali di Genova che bloccò la nave saudita Bahri Yanbu carica di armi e in procinto di caricare altri materiali bellici (generatori elettrici) proprio nel porto genovese, tutte da utilizzare contro la popolazione civile dello Yemen nella guerra scatenata dall’Arabia Saudita.
Ora, non si tratta tanto di ricostruire la storia di questo grande episodio di mobilitazione sindacale – lo hanno fatto altri e meglio di quanto potrei fare io (Palidda 2019; Panico 2021; gli stessi artefici con interviste reperibili online) – della repressione che ne è seguita e del percorso giudiziario che finalmente ha archiviato il reato di associazione a delinquere per gli indagati, quanto di riprendere le argomentazioni usate per legittimarlo e approfondirle.
Nella lettera aperta del 21 giugno 2019 scritta dal CALP (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali) di Genova – tra i principali protagonisti dello sciopero contro la Bahri assieme alla Filt Cgil (Sinistra sindacale, 2019, n. 9) – ai lavoratori della TEKNEL (la società produttrice dei gruppi elettrogeni bloccati nel porto), si legge: “Noi apparteniamo a una storia e a una cultura marinara in cui il soccorso e l’accoglienza sono valori fondamentali”.
Questa affermazione mette in luce almeno due punti fondamentali: che l’ospitalità è consustanziale alla coscienza di classe; che lo sciopero non è mai solo uno strumento di rivendicazione salariale ma soprattutto un gesto di solidarietà nei confronti di chiunque subisca la violenza delle logiche capitaliste.
L’inchiesta che io immagino dovrebbe partire da qui alla volta degli approfondimenti. Il contesto caldo purtroppo è sempre assicurato dallo stato di guerra permanente in cui noi viviamo: l’Uppsala Conflit Data Program dell’Università di Uppsala nel 2022 ha contato circa 55 conflitti armanti nel mondo. Come ci ricorda l’esperienza del 2019: i conflitti esistono (vedi quello saudito-yemenita;) anche se non li percepiamo direttamente (quello ucraino è solo l’ultimo in ordine di apparizione e solo quello più immediatamente percepibile); e nei loro confronti i lavoratori possono sempre mettere in campo forme di solidarietà.
Ho provato a parlarne con Josè Nivoi, membro del CALP e rappresentante USB del porto di Genova. Le domande sono state molto semplici e le risposte altrettanto chiare e incisive. L’accoglienza e la solidarietà i portuali di Genova le hanno imparate in contesti familiari (dai parenti imbarcati o impiegati al porto), lavorativi (dai compagni sul luogo di lavoro, uno fra tutti il ‘leggendario’ Bruno Rossi) e sociali (dalla diffusa e radicata memoria cittadina dell’antifascismo che nel 1960 portò alla caduta del governo Tambroni). Le hanno esercitate nel corso di decenni sempre segnati da guerre (mi cita il sostengo al popolo vietnamita nel 1973). Non è del tutto casuale, allora, ritrovarli in prima linea ieri, nel 2019, contro lo sbarco della Bahri, e oggi contro l’invio di armi in Ucraina (mi ricorda la manifestazione del 25 febbraio di quest’anno sempre a Genova, “Giù le armi, su i salari”). Lo sciopero, allora, diventa la naturale conseguenza di una coscienza collettiva che sente i suoi “valori fondamentali” violati.
Nel caso del CALP, inoltre, la sospensione del lavoro come esercizio di una solidarietà attiva, arriva a riscoprire quella dimensione internazionalista della fraternità operaia, così come l’aveva sentita Marx. Una fraternità internazionale che agisce tanto come rete (la mobilitazione del 2019 inizia dal blocco della Bahir da parte dei portuali di Le Havre e si diffonde in tanti porti europei) quanto come progetto più generale sulla condizione umana: non bisogna essere complici di chi distrugge l’umanità per profitto. E sì, mi dice Nivoi, lo sciopero può essere considerato una forma di accoglienza internazionale, ora e sempre, cosa che non passa col passare delle elezioni e dell’aggravarsi dei conflitti, come non dovrebbe mai passare il dovere di tutelare tutti i compagni che all’interno delle organizzazioni sindacali si espongono per difendere questo principio. Per questo il CALP è fuoriuscito dalla CGIL.
A mio parere sono l’origine di questo sentimento di ospitalità, mai disgiunto da una profonda coscienza di classe, e la sua funzione socio-politica a dover essere sottoposte oggi a inchiesta tra i lavoratori italiani.
Bibliografia
K. Marx (1965), L’inchiesta operaia di Marx, “Quaderni rossi”, n. 5 (anche disponibile al seguente link https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1880/4/quest.htm).
C. McAllister (2022), Karl Marx’s Workers’ Inquiry: International History, Reception, and Responses, London, Notes from Belo.
D. Lanzardo (1965), Intervento socialista nella lotta operaia: l’inchiesta operaia di Marx, “Quaderni rossi”, n. 5.
S. Palidda (2019), I camalli di Genova: no al traffico d’armi, “Effimera”, 31 luglio, https://effimera.org/i-camalli-di-genova-no-al-traffico-darmi/
P. G. Panico (2021), La guerra dei portuali genovesi contro le armi saudite, “Frontiere”, 26 settembre, https://frontierenews.it/2021/09/la-guerra-dei-portuali-genovesi-contro-le-armi-saudite/
R. Panzieri (1965), Uso socialista dell’inchiesta operaia, “Quaderni rossi”, n. 5.
Sinistra sindacale (2019), Porto di Genova: lo sciopero dei camalli blocca il carico della nave delle armi, n. 9.
FONTE:https://www.lafionda.org/2023/07/01/lo-sciopero-contro-le-guerre-come-forma-di-accoglienza/
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