Il decoupling Usa-Cina passerà dai fondi pensione?
DA START MAGAZINE (di Marco Orioles)
Gli Stati Uniti vogliono ridurre, o azzerare del tutto, gli investimenti dei fondi pensione pubblici in Cina. Alcuni si sono già allineati. Tutti i dettagli.
Gli Stati Uniti hanno individuato il prossimo step nel processo di disaccoppiamento economico dalla Cina: limitare o tagliare del tutto gli investimenti compiuti in Cinadai fondi pensionistici pubblici, quelli che gestiscono trilioni di dollari in asset e che erano abituati ad allocarne una parte nelle aziende di punta del Dragone. Di questo tema si è occupato il sito di informazione Nikkei Asia in un approfondimento di cui riprenderemo qui i punti essenziali.
Parola d’ordine: tagliare gli investimenti
Si moltiplicano le pressioni sui fondi pensione pubblici affinché disinvestano alla Cina sullo sfondo della sfida tra la superpotenza n. 1 e quella n. 2 che ora dovrebbe prevedibilmente giocarsi anche suk terreno dei trilioni di dollari di contributi pensionistici dei lavoratori americani.
L’ultima iniziativa in tal senso è arrivata lo scorso maggio attraverso la proposta di legge depositata in Senato a prima firma Marco Rubio che, se approvata, proibirebbe al più grande fono pensione dei dipendenti pubblici Usa chiamato Thrift Savings Plan (TSP) di impiegare i propri 892 miliardi di dollari di asset per compiere investimenti in aziende basate in o controllate dalla Cina o in qualsiasi altro “country of concern”.
Come dichiarò Rubio a suo tempo annunciando la proposta, il Congresso non può “permettere che il board di TSP finanzi l’ascesa di Pechino a spese della futura prosperità della nostra nazione e dei nostri interessi di sicurezza nazionale”.
Secondo i dati di Public Plans Data, i fondi pensione pubblici in America detengono in asset la rilevante cifra di 5,7 trilioni di dollari. Secondo la stessa fonte il 7% di questo denaro è allocato nei mercati emergenti.
Target Università
Anche le Università sono finite nel mirino del legislatore. È del deputato repubblicano della Carolina del Nord Greg Murphy la proposta di legge che mira a sanzionare i fondi pensionistici universitari con asset superiori a un miliardo di dollari che abbiano all’attivo investimenti in aziende cinesi incluse nella lista nera del governo.
Come ha mostrato un recente rapporto di Amnesty International Usa, le Università americane non sono così scrupolose nel selezionare gli investimenti: stilando una classifica dei primi dieci fondi universitari Usa, la famosa organizzazione per i diritti umani ha scoperto che ben sette di quegli Atenei non ha compiuto un’adeguata due diligence sui propri investimenti, astenendosi ad esempio dal verificare se in quelle operazioni sia coinvolta la minoranza uigura perseguitata da Pechino.
I fondi pensione già allineati
Fiutando il clima, alcuni fondi pubblici Usa hanno anticipato i tempi operando una drastica limitazione dei propri investimenti in Cina.
Risale all’autunno scorso la decisione del fondo pensionistico degli insegnanti del Texas di tagliare della metà i suoi investimenti in Cina riducendoli a circa l’1,5% dei suoi 200 miliardi di asset.
Più recentemente l’Università di Chicago e la Fondazione Robert Woods Johnson hanno deciso di interrompere del tutto gli investimenti in Cina. Anche il fondo degli insegnanti pubblici della California, uno dei più grandi del Paese, ha deciso di intervenire nominando un nuovo manager incaricato di rivedere la strategia del fondo per quanto riguarda i 3,7 miliardi di dollari allocati in Cina.
Contagio oltreconfine
Come ricorda Nikkei Asia, non sono solo i fondi pensione americani a disinvestire dalla Cina. Nell’elenco di chi si sta adeguando al tempo del confronto a tutto campo tra Occidente e Cina bisogna annoverare anche il Canada, dove uno dei più grandi fondi pensione, la Caisse de depot et placement du Quebec (CDPQ), con una liquidità di 300 miliardi di dollari, ha deciso di tagliare tutti i ponti con la Cina e di chiudere il suo ufficio di Shangai.
Sulla stessa scia si pongono il fondo degli insegnanti pubblici dell’Ontario, che ad aprile ha sciolto il suo team attivo ad Hong Kong, e il British Columbia Investment Management fund, che ha deciso di tagliare del 15% i suoi investimenti in Cina.
FONTE: https://www.startmag.it/economia/fondi-pensione-stati-uniti-cina/
Commenti recenti