Robert Kennedy Jr: un uomo dell’establishment, diversamente antisocialista
di L’INTERFERENZA (Stefano Zecchinelli)
L’informazione ‘’alternativa’’, contrapponendosi ai media antimperialisti, ha riunito i circuiti giornalistici che sovrappongono la categoria di mondialismo a quella d’imperialismo, negando la centralità strategica dell’alleanza fra gli imperialismi statunitense ed israeliano. Non si contrappongono al giornalismo ‘’di regime’’ ma, mescolando mezze-verità e calunnie neoliberali, ne sono un pallido riflesso. Robert Kennedy jr (RFK), alternando la contrapposizione all’atlantismo russofobo con l’adesione al sionismo-territoriale, da anni inquina i pozzi del giornalismo ‘’non allineato’’ allontanandolo da una corretta prospettiva antimperialista. Fedele alla tradizione politica dei Kennedy, RFK ha soltanto un obiettivo: distruggere, su scala internazionale, la sinistra di classe ed i movimenti antimperialisti, applicando il soft power tipico della borghesia ‘’isolazionista’’ USA.
Dopo aver aderito alla tesi sionista-imperialista sul laboratorio di Wuhan, contribuendo a rafforzare i falchi anticinesi del Pentagono, Kennedy jr ha dichiarato che il Covid‘’ è stato creato per attaccare le persone d’origine caucasiche e negre’’. Una posizione da ‘’guerra cognitiva’’ che, rilanciando con retorica cospirazionista/sinofoba la pista del virus fuoriuscito da un laboratorio militare, distoglie l’attenzione dai laboratori militari P4 nord-americani, il cui finanziamento interno riprese proprio per ordine di Donald Trump: accusare la Cina, per discolpare gli Stati Uniti. Robert Kennedy jr è (davvero) interessato a smantellare la dottrina della ‘’guerra eterna’’?
Robert Kennedy jr: un fantoccio nelle mani della lobby israeliana
Robert Kennedy jr (RFK), dopo essere stato accusato (ingiustamente) di antisemitismo dai media ‘’di regime’’, ha cercato di accreditarsi l’appoggio della destra israeliana annullando il confronto pubblico col giornalista antimperialista Max Blumenthal, ‘’reo’’ – secondo Kennedy – di antisemitismo in quanto sostenitore della causa palestinese. La storia politica di RFK, un racconto tipicamente ‘’yankee’’, è piena di ambiguità politiche, prima di tutto il sostegno ai governi israeliani occultando la pulizia etnica della Terra di Palestina.
Da una parte, RFK si autodefinisce il maggiore oppositore statunitense all’agenda neocons per la guerra globale, dall’altro lato ha perfino negato l’esistenza dell’occupazione neocoloniale israeliana. Una bella contraddizione, dato che l’AIPAC – come ha dimostrato James Petras – è una sorta di ‘’Stato nello Stato’’, ben radicata nei gangli vitali del complesso militare-industriale USA. Robert Kennedy jr, un po’ come Donald Trump, è un diversivo strategico del deep state? Una guerra interna allo ‘’stato profondo ‘’: mentre Biden ha accusato RFK d’essere fascista, Kennedy jr ha puntato il dito sul ‘’demente senile’’ alla Casa Bianca imputandolo d’essere filo-iraniano. Il senatore ‘’democratico’’ si riferiva al pagamento di 2,7 miliardi di dollari che l’Iran ha ricevuto dall’Iraq sotto forma di gas ed elettricità, in quanto risarcimento per la revoca delle sanzioni. In poche parole, RFK sta accusando il commercio internazionale USA-Iran d’antisemitismo.
Il 23 luglio a New York, partecipando ad un reality show condotto dall’ex rabbino Shmuley Boteach (un buffone reclutato da Sheldon Adelson, finanziatore di Trump ed amico di Netanyahu), Kennedy jr intensificò la retorica ultra-sionista. Il giornalista antimperialista Max Blumenthal ci ha offerto un ampio resoconto di questo dibattito televisivo:
’Mentre Shmuley annuiva, Kennedy lanciò una difesa a tutto campo contro l’invasione delle dimensioni di una brigata dell’esercito israeliano della città palestinese occupata di Jenin, durante la quale bombardò edifici con aerei da combattimento e fece scorrere i bulldozer nel mezzo del suo campo profughi. Ha definito l’intera città “una fabbrica di bombe”, giustificando l’invasione perché, nelle sue parole, “virtualmente il cento per cento delle persone sostiene il terrorismo”.
Secondo Kennedy, “tutti [a Jenin] sono coinvolti nella fabbricazione di bombe” – non ci sono affatto civili lì, quindi sono tutti obiettivi legittimi. Sembrava non sapere che la campagna palestinese di attentati suicidi si è conclusa ben più di 15 anni fa, o che la principale preoccupazione di Israele a Jenin era la proliferazione di milizie armate che difendevano il loro territorio dalle incursioni militari e dei coloni.’’ 1
Una operazione riconducibile all’hasbara (propaganda israeliana) per rendere la ‘’borghesia del dissenso ‘’ aderente con la proiezione geopolitica dell’imperialismo israeliano. Tra le affermazioni deliranti pronunciate da RFK c’è anche quella secondo cui l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), fra l’altro finanziata dagli USA e che si coordina direttamente con Israele, paghi ‘’taglie’’ per l’uccisione di ebrei in qualsiasi parte del pianeta. Poco dopo, Kennedy jr affermò falsamente che la Siria, terminata la ‘’guerra dei sei giorni’’ (1967), si riprese le Alture del Golan ed il Sinai: falsificazione storica, dissonanza cognitiva e propaganda ultra-sionista; sarebbe questo un oppositore del complesso militare-industriale?
Attaccando Max Blumenthal per il proprio sostegno alla causa palestinese, Robert Kennedy jr cade – a dir poco – nel ridicolo:
“Amo Max Blumenthal ma non credo che sia obiettivo su Israele. I suoi rapporti su Israele devono essere messi in discussione”
Contrapponendosi alla proiezione russofoba del Pentagono, ma abbracciando la politica della lobby israeliana, RFK adempie al compito assegnatogli dal deep state: portare il ‘’dissenso’’, disorganizzato rispetto alla sinistra di classe, su posizioni filo-israeliane, magari facendo riferimento alle tesi ultra-sioniste su di una improbabile contrapposizione di Netanyahu (nazionalista) a Soros (globalista). Globalismo e nazionalismo ‘’bianco’’ sono due facce della stessa medaglia, quasi mai nominata dalla ‘’borghesia del dissenso ‘’, l’imperialismo, il quale ha ai vertici della piramide capitalista il gendarme statunitense, una macchina-ideologica capace (anche) di fabbricare il ‘’dissenso’’. Kennedy jr non è alternativo al neoconservatorismo, piuttosto ne rappresenta un’arma mediatica nella ‘’guerra ibrida’’ contro la classe operaia ed il giornalismo antimperialista; un uomo dell’establishment, diversamente anti-comunista.
https://thegrayzone.com/2023/08/03/rfk-jr-israel-palestine-dialogue/
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