da LIBERO PENSARE (Piero Cammerinesi)
Avviso ai lettori: questo articolo è sostenibile, resiliente ed ecocompatibile.
di Silvano Danesi
La teoria è vecchia e di stampo stalinista: se vuoi colpire all’interno attribuisci a chi vuoi colpire il ruolo di alleato, di spia, di agente del nemico esterno.
Per colpire Trump il clan Clinton si è inventato di sana pianta il Russiagate, una bufala costruita ad arte che ha minato la credibilità degli Stati Uniti. Nel frattempo chi trafficava con i russi e con i cinesi era il figlio del vicepresidente di Obama, tale Hunter Biden, con, stando alle evidenze riportate dalla stampa americana, l’accondiscendenza del padre, attuale commander in chief.
La storia si ripresenta in Italia, dove i giornali della sedicente sinistra, più che altro aggregato di ideologia woke e di populismo alla Masaniello, con condimento verde, sono in caccia continua dei putiniani, sport al quale si adeguano gli idioti da salotto sempre desiderosi di unirsi alla battuta come cani in attesa della curée.
Si presume che Putin non abbia alcun interesse a rapportarsi ai servi quando il suo interlocutore è il padrone. Fuor di metafora, non si capisce per quale motivo Putin dovrebbe sprecare tempo e energie per trovare dei putiniani in Italia o in altri Paesi europei quando la questione all’ordine del giorno riguarda il rapporto con gli Stati Uniti e il tema sul tappeto è se gli USA accettano o meno un mondo multipolare (vedi Kissinger) o proseguono a seguire la politica dei Dem che è ormai entrata in confusione. A Putin, che nel frattempo consolida i suoi rapporti con l’Asia, con l’Africa e con importanti Paesi dell’America Latina, interessa aspettare che negli Usa si sbroglino i nodi politici e che, come potrebbe accadere, vincano i repubblicani.
Della signora von der Leyen e di Borrel credo che a Mosca importi meno di un caffè freddo e mal zuccherato.
Per quanto riguarda l’Europa il possibile passaggio dall’attuale maggioranza a una coalizione di centro destra ben poco sposterà riguardo alle posizioni geopolitiche, in quanto chi comanda non è Bruxelles, ma la Nato e i politici europei nelle decisioni della Nato contano tanto quanto chi ha un due di coppe nella partita dove si gioca a bastoni.
All’Unione europea è consentito di tartassare i propri cittadini con le follie green, climatiche, woke, impoverendo il popolo a tutto vantaggio di una classe ristretta di ricchi, ma sulle decisioni strategiche le leadership europee devono stare a cuccia.
Ne consegue che la caccia ai putiniani serve a depistare l’attenzione dalle manine che si stanno agitando per destabilizzare chi potrebbe modificare gli assetti europei, mandando a gambe all’aria green, clima, woke, gender e tutte le fandonie prodotte in questi disgraziatissimi anni nei quali i socialisti hanno governato con il Ppe, distruggendo il welfare e tradendo la socialdemocrazia.
In previsione delle elezioni europee, ormai alle porte, le manine hanno cominciato ad agitarsi.
E questo è il problema con il quale fare i conti, per cercare di capire chi manovra, chi si muove dietro le quinte e quali siano le azioni messe in campo per destabilizzare chi potrebbe minare gli interessi delle élite prone alle idee elaborate nelle arie rarefatte di Davos.
Vediamo cosa dice Edward Luttwak, economista, politologo e saggista, conosciuto per le sue pubblicazioni sulla strategia militare e politica estera, esperto di politica internazionale e consulente strategico del Governo degli Stati Uniti d’America.
Dopo aver affermato che la guerra in Ucraina non la possono vincere gli ucraini e che non la possono perdere i russi, ma che è destinata a continuare, Luttwak, sostiene, in un’intervista a “La Verità”, che
“l’economia russa ha avuto problemi ma niente di grave: la produzione industriale è molto aumentata da quando la guerra è cominciata perché importano di meno. Hanno riavviato le loro industrie, hanno dei problemi di inflazione ma sono controllabili. Putin non obbedisce a nessuno tranne che a Elvira Nabiulina, presidente della Banca centrale”.
Di Putin Luttwak dice che non è vecchio e presumibilmente starà al governo della Russia ancora per molto e che se ci fosse alla Casa Bianca uno non debole come Biden la guerra sarebbe già finita.
“Per far cessare la guerra – sostiene Luttwak – occorre un presidente degli Stati Uniti che dica: “Il nostro nemico è la Cina”. Non ha senso combattere contro Cina e Russia”.
Luttwak afferma che alla casa Bianca non ci sono uomini di Biden, ma solo clintoniani e obamiani, il ché vuol dire che Joe Biden è una sorta di attore su una scena controllata da altri. Uno dei tanti, ormai.
Come si vede, sulla questione di Putin non mancano voci autorevoli discordi dalla solita narrazione di comodo che, tenendo alta l’attenzione sul leader del Cremlino e sul putinismo fa una cortina fumogena su chi sta trafficando in Europa e in Italia per mantenere al potere il solito blocco di interessi che ci ha condotto al disastro: in Italia l’Ulivo, con la svendita del Bel Paese e in Europa i socialisti con il Ppe, con la svendita del welfare e della socialdemocrazia.
Se vogliamo capire chi agita le manine e fa uscire interviste del tipo bombe a grappolo, poi ritirate e semi smentite (i messaggi nel frattempo sono arrivati a chi li intende) è necessario seguire la moneta, ossia gli amici della finanza e gli amici degli amici.
La radiografia va fatta al sistema feudale di vassalli, valvassini e valvassori, fino ad arrivare ai servi del sistema capitalistico finanziario al quale piace molto il modello comunista orwelliano con venature naziste.
Anche per quanto riguarda gli affari europei, “follow the money”, perché questa è la pista giusta per capire chi trama per mantenere il potere.
Di Putin è giusto occuparsene, ma in chiave geopolitica, ben sapendo che la questione è nelle mani degli Usa e che i servi europei della finanza non hanno voce in capitolo.
Silvano Danesi
Fonte
FONTE: https://www.liberopensare.com/putin-i-putiniani-i-servi-e-i-padroni/
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