Michelangelo Severgnini: «L’Europa fa di tutto per far arrivare i migranti»
di DIARIO DEL WEB (Fabrizio Corgnati)
Al DiariodelWeb.it la verità sui trafficanti e sulle nuove rotte degli sbarchi rivelate dalle inchieste del documentarista Michelangelo Severgnini
È tornata prepotentemente d’attualità nelle ultime settimane la crisi dei migranti, in coincidenza con un nuovo boom degli sbarchi. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è fatta vedere molto attiva su questo tema: ha visitato Lampedusa con Ursula von der Leyen, si è appellata esplicitamente all’Onu per lanciare una lotta globale ai trafficanti. Ma c’è chi studia ormai da anni il fenomeno, il documentarista Michelangelo Severgnini, che sostiene che dietro a queste dichiarazioni di facciata la realtà che si nasconde sia ben diversa e inconfessabile. Ecco cosa ha raccontato ai microfoni del DiariodelWeb.it.
Michelangelo Severgnini, come se la sta cavando il governo Meloni nella gestione del problema dell’immigrazione?
Prima dovremmo capire qual è il vero obiettivo della Meloni: a me pare sia assecondare le politiche europee della redistribuzione. Quindi, sostanzialmente, fare clamore per poi non realizzare nulla, lasciare che decine di migliaia di ragazzini africani raggiungano le coste italiane.
Che cosa glielo fa pensare?
Il materiale che ho raccolto negli ultimi mesi mostra una realtà completamente diversa da quella raccontata oggi in Italia. Sono riuscito a entrare nelle chat e nei gruppi Facebook dei trafficanti, soprattutto tunisini: quelli che gestiscono la nuova tratta migratoria.
Che Paesi attraversano queste nuove rotte?
Non la Libia, bensì l’Algeria: da lì si entra in Tunisia e, nel giro di poche settimane, dal Paese di origine si sbarca a Lampedusa. Tutto ciò corre sui social. Ieri, da New York, Meloni ha lanciato la sua guerra globale agli scafisti, ma loro lavorano online ormai da tempo. Quest’ondata è stata resa possibile dall’utilizzo massiccio dei mezzi di comunicazione digitali, addirittura per l’adescamento. I trafficanti pubblicano annunci con i propri numeri di telefono per essere contattati.
Tutto alla luce del sole, dunque. Ma se queste informazioni le ha scoperte lei, possibile che il governo italiano non le sappia?
Io ne dubito. Peraltro questa nuova tratta passa vicino a uno dei pozzi di gas da cui si rifornisce l’Eni. Dobbiamo escludere categoricamente che il governo non sia al corrente di questo flusso anomalo. Se lo sanno e non stanno facendo nulla, nemmeno bloccare i gruppi Facebook e Whatsapp, allora vuol dire che la Meloni è stata costretta ad accettare le politiche europee anche sull’immigrazione.
Per questo motivo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha accettato l’invito della premier a Lampedusa?
Secondo me la sua presenza era a protezione della Meloni. Che ha molti nemici, in Europa, ma ha anche qualcuno che le garantisce ancora di restare dove sta. Anche Tajani, negli ultimi giorni, ha detto che questo fenomeno migratorio è naturale, inarrestabile. Ma la realtà è molto diversa.
Ossia?
Non c’è uno di questi ragazzi che sta scappando da una guerra: la quasi totalità sono migranti economici, quindi dovrebbero essere presi in massa e riportati nei loro Paesi. Questo non accadrà, lo sappiamo. Stanno semplicemente importando degli schiavi con delle barchette, manodopera a disposizione di chi la utilizzerà nei prossimi mesi e anni.
Questi famigerati trafficanti chi sono?
Non dobbiamo immaginarci persone che aiutano qualche ragazzino nel fine settimana, per arrotondare. Soprattutto le reti che gestiscono il primo adescamento e il trasferimento fino in Niger sono bande criminali organizzate. Che non gestiscono solo il traffico di esseri umani ma quelli di droga, di armi. Sono gruppi armati, milizie che mettono in difficoltà lo Stato di diritto nei loro Paesi.
C’entra il colpo di Stato che è avvenuto in Niger?
In Niger sta per scoppiare una guerra. La mia ipotesi è che quest’ondata sia motivata dalla contrapposizione tra questi gruppi criminali e la giunta militare che ha preso il potere. Molto presto si troveranno in prima linea, quindi stanno raccogliendo i soldi necessari per finanziare il conflitto.
Di che cifre parliamo?
Nel famoso weekend in cui sono arrivati 7 mila migranti in tre giorni, solo l’ultimo tratto dalla Tunisia a Lampedusa ha fruttato sei milioni di euro ai trafficanti. Penso che in questi mesi abbiano smosso centinaia di milioni. E diciamola tutta.
Prego.
Queste bande sono state coltivate dall’Unione europea in questi anni. La Ue finanziava progetti di cooperazione internazionale nel Sahel e nell’Africa francofona, proprio da dove provengono i ragazzi che stanno alimentando quest’ondata migratoria.
Riguardo la narrazione della sostituzione etnica, invece, qual è il suo punto di vista?
C’è chi dice che la visita della Von der Leyen alla Meloni abbia sancito la sconfitta dell’Europa: per me è stato il trionfo del modello europeo. Questi ragazzini che si lasciano adescare dai criminali lasciano una vita tutto sommato dignitosa per arrivare fino a Lampedusa, rischiando la vita e spendendo il triplo dei soldi pattuiti, e qui vivranno come sappiamo. L’Europa, se volesse, potrebbe fermarli: invece sta facendo di tutto per farli arrivare.
In che senso?
Oggi convincere un ragazzino africano a venire in Europa è un’impresa, non è facile. Pensiamo che la domanda dei migranti crei la figura dei trafficanti, invece dalle chat emerge chiaramente come oggi il trafficante crei il migrante. Per finanziarsi, queste bande hanno bisogno sempre di nuova merce.
L’opinione pubblica italiana questa realtà non la conosce affatto.
E non è pronta ad accettarlo, soprattutto quella di destra. Il governo Meloni parte dal presupposto che gli italiani non sappiano queste dinamiche, quindi ci possono ricamare sopra come vogliono. Ma se si accosta la propaganda governativa a quanto emerge dalle mie inchieste in queste settimane ci si accorge che è tutta una presa per i fondelli.
Ma anche Meloni rischia grosso politicamente su questi temi.
Intanto ha fatto un giro di giostra pure lei, poi alla prossima sosta scenderà. Il problema è che in Italia, oggi, per governare hai più bisogno del consenso dell’Europa che dei cittadini. E Von der Leyen ha ottenuto da Meloni di lasciare le cose come stanno.
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