Tra sei giorni chiuderà l’estrazione dal maggior giacimento di gas naturale della UE
di SCENARIECONOMICI (Giuseppina Perlasca)
Il gigantesco giacimento di gas di Groninga chiuderà completamente il 1° ottobre 2023, come ha stabilito il Consiglio dei Ministri riunitosi venerdì, segnando definitivamente il destino del giacimento dopo una bozza di decisione proposta a giugno.
Il Consiglio ha anche deciso che tutti i siti di estrazione di Groningen saranno demoliti nell’ottobre 2024, assicurando che i giacimenti non potranno mai essere riavviati dopo tale data.
Oggi è stata l’ultima occasione per i funzionari governativi di sollevare dubbi sulla bozza di decisione di fermare tutta la produzione di gas dal controverso giacimento.
Fino alla data di demolizione, tuttavia, il giacimento sarà operativo in caso di estrema necessità. “Solo in situazioni particolari, come il freddo estremo, sarà possibile estrarre il gas temporaneamente e in misura limitata nel prossimo inverno”, ha scritto il Consiglio, aggiungendo che solo in queste circostanze sarà possibile avviare temporaneamente uno o più siti di produzione ai livelli di luce pilota – quando “si prevede un freddo molto intenso”.
Il Consiglio ha fornito un esempio di giorni consecutivi di temperature inferiori a -6,5°C che si verificano in presenza di un’altra emergenza, come un guasto a un impianto di stoccaggio del gas.
Il Paese ha deciso di eliminare gradualmente l’estrazione di gas nella provincia un paio di anni fa a causa di terremoti che si pensava fossero associati all’estrazione di gas naturale. Ma l’aumento dei prezzi del gas, in seguito alla crisi energetica degli ultimi due inverni, ha fatto pensare che la provincia potesse mantenere i giacimenti operativi ancora per un po’. Ora una legge impone la demolizione dei campi a partire dal prossimo ottobre.
La provincia ha registrato più di mille terremoti negli ultimi due decenni, mentre il governo ha incassato l’equivalente di 360 miliardi di euro, al giorno d’oggi, dai proventi del gas. Altri 66 miliardi di euro sono andati alle compagnie petrolifere e del gas, Shell ed Exxon. Nel 2013 è stato comunicato a Shell ed Exxon che dovevano iniziare a ridurre la produzione e prepararsi a chiudere completamente il giacimento.
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