L’incessante sfida della conflittualità non convenzionale nei confronti della sicurezza globale
di DIFESA ONLINE (Vittorfranco Pisano)
In senso assoluto la sicurezza, tanto globale quanto regionale o nazionale, consiste nell’utopistica assenza di rischi e pericoli.
Per contro, in quanto situazionale e pertanto variabile nel tempo e nello spazio, la sicurezza realisticamente poggia sulla capacità di far fronte a rischi e pericoli di molteplice natura impostando ed allestendo in tempo utile adeguate misure di prevenzione e repressione, nonché di contenimento dei danni. Va, altresì, tenuto presente il fatto che la sicurezza travalica, per quanto imprescindibile, la difesa militare.
Nell’attuale frangente storico l’attenzione quotidiana tende a concentrarsi sulla questione russo-ucraina. Il conflitto bellico tra i due Paesi, caratterizzato da palesi risvolti internazionali, è infatti una pesante sfida nei confronti della sicurezza globale e rientra prevalentemente, ma non unicamente, nella sfera della conflittualità convenzionale.
È, tuttavia, parimenti fondamentale il continuo monitoraggio e applicazione di misure di contrasto nei confronti della conflittualità non convenzionale che nel contesto moderno affligge ininterrottamente la comunità internazionale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
La conflittualità non convenzionale esula sia dalla contesa civile, ordinata e democratica sia dal classico campo di battaglia regolato dalle norme del diritto internazionale.
La conflittualità non convenzionale abbraccia numerose forme – qui appresso sinteticamente illustrate ed accompagnate da esempi attuali rilevanti – riconducibili a due fattispecie.
Delle due, la prima fattispecie è composta unicamente da manifestazioni quali la disinformazione, le reti multinazionali clandestine o semiclandestine, i cosiddetti rogue states, il colpo di Stato, determinati aspetti della criminalità organizzata e l’immigrazione irregolare.
• La disinformazione consiste nella creazione e diffusione di notizie false o nella faziosa manipolazione di notizie, in entrambi i casi per danneggiare un avversario ed influire in tal senso sulla pubblica opinione. Ricorrenti tesi o accuse complottistiche, vecchie e nuove, riguardano gli USA e la NATO. Un particolare esempio attuale sono le false notizie di matrice russa in lingua araba sui roghi del Corano per contrastare l’adesione della Svezia al Patto Atlantico.
• La costituzione ed impiego di reti clandestine o semiclandestine permette ad attori eversivi o violenti di incidere sia all’interno di singoli Stati sia a livello geopolitico regionale o a raggio più ampio. La casistica include strutture o legami prevalentemente di coordinamento ideologico, propagandistico, tecnico e logistico, ma anche iniziative operative vere e proprie. Ne sono attuali esempi le consorterie che collegano elementi di varia ispirazione antagonista, inclusi sympathy groups che alimentano le componenti aggressive dei movimenti anti-militaristi, ecologisti e antiglobalizzazione.
• I rogue states o, meglio, “Stati fuorilegge” sono dediti al sostegno di elementi terroristici; al diretto utilizzo di tali elementi; al tentato o compiuto omicidio politico all’estero contro cittadini dissidenti fuoriusciti; all’intervento armato ingiustificato fuori dei propri confini nazionali; alla produzione o acquisizione di armi di distruzione di massa o alla messa a disposizione di tali strumenti ad altri Stati o aggregazioni non statali contravvenendo ad accordi internazionali; alla violazione dei diritti umani ovunque commessa.
Rientrano attualmente in una o più di queste categorie: Afghanistan, Corea del Nord, Cuba. Iran e Siria.
• Il colpo di Stato, ovvero la repentina e forzata rimozione di un governo ad opera di un gruppo, organico alle Istituzioni, di relativamente modeste dimensioni. Implicita è l’esistenza di una congiura, a prescindere dell’esito.
Nel corrente decennio, il colpo di Stato – più agevolmente eseguibile nel Sud Globale, già Terzo Mondo – si è verificato, in alcuni casi ripetutamente, in sette Stati africani: Mali, Ciad, Guinea, Burkina Faso, Sudan, Niger e Gabon.
• Determinate attività della criminalità organizzata, ossia imprenditoria illecita, a tutt’oggi riscontrabili sono le collusioni con pubbliche amministrazioni, l’inquinamento dell’economia lecita e lo sfruttamento di fenomeni eversivi o sociali.
• Riguardo l’immigrazione irregolare o clandestina, si riscontrano pericoli per l’ordine pubblico interno ed internazionale, fra cui il deprecabile traffico di esseri umani; l’insidiosa infiltrazione della criminalità organizzata con lo scopo di sfruttare gli immigrati introducendone un numero sostanzioso nel mercato del lavoro nero o della prostituzione e in altri circuiti illeciti; i casi di corruzione di pubblici ufficiali e di truffe nella gestione delle strutture di accoglienza; la degenerazione dell’attivismo sia contrario sia favorevole all’accoglienza; comportamenti illeciti da parte di immigrati che spaziano dalla delinquenza comune al terrorismo. Particolare attenzione richiede, altresì, l’impatto sulla società ricevente quando l’immigrazione crea squilibri nella compagine sociale a causa di pulsioni disgregative culturali e religiose mettendo a repentaglio la pace sociale.
A sua volta, la seconda fattispecie della conflittualità non convenzionale annovera cinque manifestazioni che assurgono contemporaneamente a stadi nello spettro potenzialmente progressivo della conflittualità non convenzionale, ovvero l’agitazione sovversiva, il terrorismo, l’insorgenza, la guerra civile e la rivoluzione.
• L’agitazione sovversiva – sempre propedeutica al terrorismo e talvolta direttamente all’insorgenza – è praticata da svariati attivisti miranti al raggiungimento di fini politici, politico-economici, politico-religiosi o legati a singole cause specifiche. Contrariamente alle manifestazioni di protesta spontanee, anche a livello di sommosse, che sorgono in reazione a situazioni ambientali negative ascrivibili o attribuite a fattori storici, sociali, religiosi, economici o politici, l’agitazione sovversiva, pur attivamente sfruttandoli tutti, è il prodotto di un fattore dominante, ossia la presenza di una o più sottoculture composte da estremisti di stampo radicale o rivoluzionario. L’agitazione sovversiva si avvale maggiormente di mezzi non cruenti, ancorché illeciti o scorretti, fra cui la propaganda tendenziosa e la disinformazione; l’incitamento a non osservare le leggi o talune di esse; gli assembramenti e i cortei lesivi dell’ordinato svolgimento della vita sociale e dei processi economici; l’occupazione d’immobili; i disordini di piazza direttamente provocati o tramite infiltrazione.
Il ricorso alla violenza si esaurisce generalmente in atti vandalici e nel danneggiamento o distruzione di beni pubblici e privati ma, con minore frequenza, comporta anche lesioni alle persone. Rispetto al recente passato appare diminuito l’attivismo di estrema sinistra, estrema destra ed etno-indipendentista, mentre si è rivitalizzato l’anarchismo insurrezionale ed ha acquisito notevole visibilità l’antagonismo radicale che agisce secondo i noti slogan No Tav, No Tap, No Nukes, No Muos. Sono, inoltre, da seguire con attenzione gli sviluppi degli “eco-vandali” di Extinction Rebellion e di Ultima Generazione.
• Il terrorismo – di cui non esiste una definizione universalmente recepita ma del quale è possibile formulare una descrizione funzionale basata su osservazioni e considerazioni di natura empirica, particolarmente come manifestatosi dagli Anni Sessanta del XX Secolo – è caratterizzato da quattro elementi costitutivi imprescindibili: la violenza criminale, che lo distingue dall’uso legittimo della forza; il movente politico, politico-religioso o politico-sociale, che lo differenzia dalla delinquenza comune e dalla criminalità organizzata, i cui fini ultimi sono generalmente economici e comunque non politici; la clandestinità a livello di strutture e dinamiche, che lo separa dalla violenza politica ordinaria per sua natura alla luce del sole; l’azione proveniente da attori non statali, con o senza l’appoggio di Stati sostenitori, che lo contraddistingue da violazioni del diritto internazionale e umanitario direttamente attribuibili a singoli Stati.
Da tenere presente, inoltre, che il terrorismo a livello di strumento può verificarsi in tutti gli stadi della conflittualità non convenzionale, quindi già dallo stadio dell’agitazione sovversiva. Ai fini della sicurezza globale rimangono particolarmente minacciosi e dinamici esponenti dell’Islam radicale quali i noti al-Qaida ed ISIS.
• L’insorgenza – tanto ulteriore manifestazione di conflittualità non convenzionale quanto stadio successivo, a seconda dei casi, all’agitazione sovversiva o al terrorismo – è associabile al controllo almeno parziale e temporale del territorio nazionale e della popolazione. Viene classificata secondo la categoria dell’istituzione presa di mira: lo Stato o comunità politica, il sistema politico o forma di governo, le personalità in carica ritenute illegittime e gli indirizzi politici. La sua sfera di azione mira al progressivo controllo del territorio e delle risorse di un Paese, avvalendosi di organizzazioni politiche illegali e di forze militari irregolari impiegate contro le autorità che detengono il potere. Pertanto, essa prevede scontri a fuoco con le forze armate governative, ancorché normalmente a livelli non elevati e improntati sull’elemento sorpresa.
Rispetto all’agitazione sovversiva e al terrorismo, l’insorgenza, richiede maggiore capacità organizzativa, articolazione di comandi, pianificazione, addestramento e risorse umane e materiali. Contrariamente allo stadio dell’insorgenza, quello del terrorismo non comporta controllo del territorio da parte terroristica. Va parimenti ricordato che il terrorismo, quale strumento, può inserirsi nello stadio dell’insorgenza, come correntemente emerge da situazioni presenti in Iraq, Siria ed altrove.
• La guerra civile – riscontrabile soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e nei Paesi in via di transizione politico-economica dal Secondo Mondo, a conduzione social-comunista, verso il Primo Mondo, a conduzione democratica e liberista – si verifica allorquando la popolazione di uno Stato si scinde attivamente o, come spesso avviene, soprattutto passivamente in due parti contrapposte che si contendono con le armi il potere governativo; oppure, allorquando una ragguardevole parte della popolazione conduce una lotta armata contro l’autorità costituita. Si tratta, quindi, di una netta contrapposizione tra due componenti della popolazione nazionale e si distingue, per intensità numerica e operativa, da tutte le manifestazioni o stadi precedenti della conflittualità non convenzionale: agitazione sovversiva, terrorismo e insorgenza.
• Un movimento eversivo che transita con successo per i vari stadi su considerati consegue la fruizione del fine prescelto sin dall’origine, ovvero la rivoluzione che, in ambito politico, comporta il sovvertimento e la sostituzione del sistema istituzionale contrastato.
Delle predette due tipologie della conflittualità non convenzionale, la seconda desta maggiore preoccupazione sotto tre aspetti: (1) è spesso accompagnata da manifestazioni della prima tipologia; (2) esprime collaudate strutture e modus operandi per aggregazioni sia di vecchia che di nuova data; (3) è sfruttabile a latere anche da attori coinvolti in conflitti convenzionali.
Va parallelamente osservato che a diverse manifestazioni/stadi della conflittualità non convenzionale viene spesso attribuito l’appellativo di asymmetric warfare generalmente tradotto come “guerra asimmetrica”, anche se renderebbe meglio la dizione “modo asimmetrico di guerreggiare” in quanto warfare, termine non agevolmente traducibile, esprime la conduzione di azioni che spaziano dall’antagonismo lesivo all’aggressione violenta vera e propria e, perfino, alle operazioni belliche. Comunque, per asymmetric warfare s’intende la neutralizzazione di un avversario (effettivo o ritenuto tale) più potente attraverso l’aggiramento delle sue potenzialità e lo sfruttamento delle sue debolezze o vulnerabilità, appunto come verificatosi l’11 settembre 2001.
Non va, infine, dimenticato che, particolarmente nel contrasto alla conflittualità non convenzionale nelle sue molteplici forme, riveste notevole importanza la indications-and-warning intelligence, ovvero l’intelligence premonitoria, basata su una serie di indicatori che se abilmente applicati e analizzati possono con utile anticipo permettere la formulazione di adeguate misure di prevenzione, repressione o contenimento.
* Il prof. Vittorfranco Pisano, attualmente segretario generale dell’Albo Nazionale Analisti Intelligence e docente di “Terrorismo e Conflittualità Non Convenzionale” presso l’Università eCampus, è stato consulente della Sottocommissione per la Sicurezza e il Terrorismo del Senato degli Stati Uniti e revisore dei corsi nell’ambito del Programma di Assistenza Antiterrorismo del Dipartimento di Stato statunitense.
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