Sei anni fa, scrissi qui:
Spero che sarà una vigilia molto, molto lunga.
Ma abituiamoci, impariamo cosa voglia dire guerra, abituiamoci a pensarla tutti i giorni.
Tra Ucraina e Palestina e Siria, siamo solo agli inizi della Grande Guerra, che prima o poi devasterà ogni angolo del mondo, il mio e il tuo compresi, e quel che è peggio, quello dei figlioli.
Lo diceva, prima di morire, Giulietto Chiesa, e non capivo: mi sembrava così lontana l’idea.
Noi non possiamo fare nulla per prevenirla, ma possiamo almeno cercare, nella nostra breve esistenza, di viverla nel più saggio dei modi.
Lo psicologo statunitense, James Hillman, ha scritto quello che lui stesso dice sarà probabilmente l’ultima sua opera, la conclusione di una vita intera di ascolto sul mondo: Un terribile amore per la guerra.
La guerra, ci racconta chi la fa facile, sarebbe una sorta di errore, qualcosa che se sapessimo ragionare bene non ci sarebbe.
Per la coscienza moderna in tempo di pace, la guerra è una mostruosità complicata da un’assurdità, per cui nessuno può credere di aver contribuito alla sua realizzazione. Vernon Lee
E invece, che ci piaccia o no, la guerra è normale, è un dato costante di tutta la storia umana.
“Come le mosche per i bambini capricciosi, siamo noi per gli Dei: ci uccidono per loro divertimento”
(Shakespeare, Re Lear).
In Guerra e pace,Tolstoj saggiamente concluse:
“Perché milioni di persone hanno iniziato a uccidersi a vicenda? Chi ha detto loro di farlo? Sembrebbero ovvio a ciascuno di loro, che non ne avrebbero potuto trarre beneficio, ma che sarebbe stato peggio per tutti. Perché lo hanno fatto? Con il senno di poi, possiamo fare congetture infinite, e le facciamo, su questo evento insensato, ma lo stesso immenso numero di queste spiegazioni, e il fatto che tutte portano a un’unica conclusione, dimostra soltanto che le cause erano innumerevoli e che nessuna merita di di essere chiamata la causa”.
Forse solo i greci – ci dice Hillman – sono riusciti a distinguere i grandi universali fantastici (Hillman cita in italiano) che muovono gli animi. Che sono i miti, le storie e gli dèi.
La guerra, cui attribuiamo sempre motivazioni che immaginiamo razionali, è una delle esperienze più mitiche che esistano, una delle immersioni più profonde in un’altra dimensione.
Sabato prossimo è il compleanno di Vernon Lee (nata 1856), che la chiamano pacifista, ma proprio perché fu una delle poche persone a capire davvero lo spirito della Guerra:
“Ora, quando la guerra scoppia improvvisamente tra persone che stanno pensando ad altre questioni, la prima cosa di cui si rendono conto è che, secondo le parole simboliche del Kaiser, non la volevano. E sentendosi sicuri che non era di loro volontà, inevitabilmente si aggrappano alla convinzione che l’altra parte deve averla voluta e voluta.”
James Hillman conclude il suo testo – e in un certo senso anche tutta la sua ricerca e la sua vita – citando l’Inno omerico ad Ares.
Ares, Marte, il dio della Guerra. E’ potente e opera dentro di noi quanto Afrodite. E grazie ad Ares sappiamo difendere le persone e i luoghi che ci sono cari, sappiamo sacrificare i nostri interessi, sappiamo correre rischi per ciò che sappiamo essere giusto.
Grazie ad Ares, qui nel nostro rione, abbiamo fatto la guerra e abbiamo a volte anche vinto.
Proprio per questo, l’Inno ad Ares ci propone l’unica via sensata per superare la guerra.
Perché non dice di rinnegare Ares, che sarebbe come privarsi delle cose più belle che abbiamo.
Dice di usare tutta la forza e la violenza di Ares, per non cadere vittima dell’inganno bellico. A “piegare la passione ingannatrice”, che è l’elemento – per citare Vernon Lee – satanico della guerra.
Leggete attentamente le ultime straordinarie righe:
O Ares vigoroso, che calchi il carro da guerra, dall’elmo dorato,
intrepido scutifero, difensore di città, ricoperto di bronzo,
dalla possente mano, instancabile, abile con la lancia, bastione d’Olimpo,
Padre della Vittoria che dona fortuna in guerra, sostegno di giustizia,
dominatore dei nemici, guida per i giusti mortali,
signore del coraggio, che ruota la sfera fiammeggiante
fra i pianeti delle sette strade, dove i cavalli infuocati
lungo la terza orbita ti portano eternamente;
ascoltami, protettore dei mortali, donatore di baldanzosa giovinezza
e riversa dall’alto sulla mia vita la tua luce mite
e la tua forza marziale, affinché io possa
scacciare da me la viltà odiosa
e piegare nella mia mente la passione ingannatrice dell’anima
e frenare la travolgente forza della furia che spinge
a gettarmi nella mischia crudele; ma tu invece il coraggio,
o beato, concedimi, e di rispettare le inviolabili leggi di pace
sfuggendo al tumulto dei nemici e all’inesorabile morte.
Eἲς Ἄρεα
Ἆρες ὑπερμενέτα, βρισάρματε, χρυσεοπήληξ,
ὀβριμόθυμε, φέρασπι, πολισσόε, χαλκοκορυστά,
καρτερόχειρ, ἀμόγητε, δορισθενές, ἕρκος Ὀλύμπου,
Νίκης εὐπολέμοιο πάτερ, συναρωγὲ Θέμιστος,
5ἀντιβίοισι τύραννε, δικαιοτάτων ἀγὲ φωτῶν,
ἠνορέης σκηπτοῦχε, πυραυγέα κύκλον ἑλίσσων
αἰθέρος ἑπταπόροις ἐνὶ τείρεσιν, ἔνθα σε πῶλοι
ζαφλεγέες τριτάτης ὑπὲρ ἄντυγος αἰὲν ἔχουσι:
κλῦθι, βροτῶν ἐπίκουρε, δοτὴρ εὐθαρσέος ἥβης,
10πρηὺ καταστίλβων σέλας ὑψόθεν ἐς βιότητα
ἡμετέρην καὶ κάρτος ἀρήιον, ὥς κε δυναίμην
σεύασθαι κακότητα πικρὴν ἀπ᾽ ἐμοῖο καρήνου,
καὶ ψυχῆς ἀπατηλὸν ὑπογνάμψαι φρεσὶν ὁρμήν,
θυμοῦ αὖ μένος ὀξὺ κατισχέμεν, ὅς μ᾽ ἐρέθῃσι
15φυλόπιδος κρυερῆς ἐπιβαινέμεν: ἀλλὰ σὺ θάρσος
δός, μάκαρ, εἰρήνης τε μένειν ἐν ἀπήμοσι θεσμοῖς
δυσμενέων προφυγόντα μόθον Κῆράς τε βιαίους.
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