La Corte suprema ha preso in esame ieri un caso che potrebbe invalidare la legge federale che vieta alle persone soggette a un ordine restrittivo per violenza domestica di possedere un’arma da fuoco. Il caso riguarda un uomo del Texas, Zackey Rahimi, che si è rivolto ai giudici per fare annullare una condanna a suo carico risalente al 2021.

NEL 2020 RAHIMI aveva fatto violenza alla sua compagna e l’aveva minacciata di morte se lo avesse raccontato: gli era stato quindi dato un ordine restrittivo, e il conseguente divieto a possedere armi da fuoco. Da allora ha preso parte a 5 sparatorie, culminate il 7 gennaio 2021, con dei colpi in aria sparati in un ristorante in Texas. Quando la polizia ha perquisito la sua casa ha trovato un fucile e una pistola che l’uomo non avrebbe dovuto possedere.

Nel processo seguito all’arresto un gran giurì federale ha incriminato Rahimi, che ha respinto l’accusa sostenendo che la legge federale era incostituzionale e violava il suo diritto a possedere armi sancito dal Secondo emendamento. All’epoca perse perse la causa, ma l’anno scorso la Corte Suprema ha emesso la sua storica decisione sul Secondo emendamento affermando «il diritto costituzionale di portare armi in pubblico» e stabilendo che questo diritto può essere limitato solo se nella «tradizione storica» della nazione si possono rinvenire divieti simili.

GRAZIE a questa sentenza il caso Rahimi è stato riaperto, e la Corte d’Appello del Quinto circuito, ultraconservatrice, si è pronunciata a favore del texano, annullando così la legge che stabilisce il divieto a possedere armi per chi è colpevole di atti di violenza domestica. La sentenza della Corte suprema non arriverà prima di giugno 2024, ma la decisione potrebbe avere vaste implicazioni rispetto al diritto a possedere armi.

Per tutto il giorno a Washington si sono tenute manifestazioni di protesta davanti alla Corte, dove sono arrivati militanti e organizzazioni che si battono sia per il controllo delle armi che per la protezione delle vittime di violenza domestica.
Il dibatto davanti ai giudici costituzionali si è svolto proprio nel giorno dell’anniversario di un mass shooting che 5 anni fa aveva scosso gli Stati Uniti: quello di Thousand Oaks, in California, dove 12 universitari sono stati uccisi dall’ex marine Ian David Long con un’arma semiautomatica.

«Sto facendo tutto ciò che è in mio potere come presidente per porre fine alla piaga della violenza armata» ha detto Biden ricordando le vittime della strage, e ha chiesto nuovamente ai repubblicani di approvare il bando delle armi d’assalto e dei caricatori ad alta capacità «per salvare vite umane» e fermare gli atti «di insensata violenza».

ANCHE SE i giudici conservatori sembrano preoccupati per il fatto che sia troppo facile per i tribunali statali togliere le armi a qualcuno accusato di violenza domestica, da quando l’anno scorso la Corte suprema ha abbattuto il divieto di portare armi in pubblico, diverse leggi federali e statali sono già state contestate, e in diversi casi i giudici hanno stabilito che anche altre restrizioni federali violavano il secondo emendamento, tra cui una che vieta il possesso di armi ai criminali condannati, e un’altra che vieta ai minori di 21 anni di acquistare armi da fuoco.

FONTE:https://ilmanifesto.it/la-corte-suprema-usa-decide-sul-diritto-alle-armi-per-gli-uomini-violenti