di STEFANO D’ANDREA
“Un gruppo di passati e ben noti responsabili delle politiche europee, di eminenti personalità e di accademici di punta presentano la loro posizione rispetto alle sfide che l’Unione europea sta affrontando…” Sole 24 ore
Raramente capita di leggere tante parole insignificanti, vaghe, e contraddittorie, affermazioni indimostrate, desideri privi di fondamenta, e verità camuffate, come nel Manifesto di queste “eminenti personalità”.
Intanto l’incipit:
“La persistente guerra in Ucraina e l’approfondirsi del conflitto fra Stati Uniti e Cina sono i fattori che connotano il nostro tempo. Si sta definendo un nuovo ordine mondiale e, se rimarrà una costruzione compiuta solo a metà, l’Unione Europea (UE) non avrà alcun ruolo nel plasmare questo nuovo ordine. Mentre gli Stati Uniti e la Cina sono aree economiche e politiche, la UE non può dirsi tale. Eppure, se vi fosse un terzo attore globale, il sistema internazionale avrebbe una conformazione più stabile. La UE deve fare uno sforzo per creare le condizioni di un ritorno al multilateralismo e per evitare che le relazioni internazionali siano dominate da pure logiche di potere che peggiorerebbero le condizioni di ciascuno di noi”.
“La persistente guerra in Ucraina e l’approfondirsi del conflitto fra Stati Uniti e Cina sono i fattori che connotano il nostro tempo. Si sta definendo un nuovo ordine mondiale”
Vero, sono cose che tutti sanno.
“se rimarrà una costruzione compiuta solo a metà, l’Unione Europea (UE) non avrà alcun ruolo nel plasmare questo nuovo ordine”
Qui c’è vaghezza. L’Unione Europea è metà di che cosa? E’ metà Stato federale? C’è metà popolo europeo, metà nazione europea, metà monopolio della forza, metà governo del territorio, ci sono metà degli uffici e dei codici e delle leggi scritte in unica lingua? O forse non è un miliardesimo di uno Stato federale? E se non si allude allo Stato federale, a cosa si allude? Si allude a metà di una costruzione originale, costruita lanciando il cuore oltre l’ostacolo, e priva di riferimenti alle esperienza storica, che è destinata a rimanere una costruzione artificiale originale. Metà di un desiderio intellettuale, della cui sensatezza si spera sia ancora lecito dubitare.
“Mentre gli Stati Uniti e la Cina sono aree economiche e politiche”
Falso. Gli Stati Uniti e la Cina sono Stati. Area economica e area politica non significano nulla. L’Unione Europea è un’area economica e un’area politica e perciò non è nulla.
“La UE deve fare uno sforzo per creare le condizioni di un ritorno al multilateralismo”
Vago. Quando vi sarebbe stato per l’ultima volta il multilateralismo al quale queste personalità eminenti vorrebbero tornare?
“e per evitare che le relazioni internazionali siano dominate da pure logiche di potere che peggiorerebbero le condizioni di ciascuno di noi”
E’ esistita un’epoca storica nella quale le relazioni internazionali non siano state dominate da pure logiche di potere? Le eminenti personalità non ce lo dicono. E, ponendoci sul piano di un pensiero realistico, che è l’unico vero pensiero sulle relazioni internazionali, è teoricamente possibile che ciò non accada nel futuro dell’umanità ?
Il manifesto prosegue così:
“L’intonazione geopolitica e il ruolo della UE dipenderanno, in modo decisivo, dalla capacità europea di riconciliare la propria agenda interna con la propria agenda internazionale. A questo scopo, i protagonisti della scena europea devono acquisire la consapevolezza che l’attuale modello socio-economico, istituzionale e – alla fin fine – anche politico non è sostenibile in un mondo post-pandemico lacerato da guerre ‘calde’ e ‘fredde’”.
“L’intonazione geopolitica e il ruolo della UE dipenderanno, in modo decisivo, dalla capacità europea di riconciliare la propria agenda interna con la propria agenda internazionale”.
Non significa niente.
“A questo scopo, i protagonisti della scena europea devono acquisire la consapevolezza che l’attuale modello socio-economico, istituzionale e – alla fin fine – anche politico non è sostenibile in un mondo post-pandemico lacerato da guerre ‘calde’ e ‘fredde’”.
Vogliono dire che se l’UE non cambia nel nuovo contesto implode?
Se si, credo che l’affermazione sia vera.
“Da un punto di vista socio-economico, la dipendenza dalla domanda esterna, il graduale arretramento rispetto alla frontiera tecnologica, il rischio di perdere la posizione di leadership nella lotta contro i cambiamenti climatici, una demografia stagnante e il progressivo sgretolarsi della coesione sociale stanno mettendo in discussione i capisaldi del modello economico e sociale europeo”.
Sembra che vogliano dire che quel particolare strumento che gli Stati aderenti si sono dati -l’Unione è uno strumento degli Stati – ha portato come risultati: una crisi demografica, perché le politiche per la famiglia e per la stabilità del posto di lavoro sono state ostacolate dallo strumento; la dipendenza dalla domanda estera, perché partecipando all’UE gli Stati si sono imposti la deflazione per favorire il capitale esportatore; l’arretramento sotto il profilo tecnologico, perché lo strumento non imponeva né rendeva convenienti e per certi versi non consentiva grandi investimenti pubblici e privati; lo sgretolamento sociale, perché lo strumento non consentiva o rendeva difficili agli Stati politiche redistributive al livello territoriale o di classe.
Tutto vero. Lo strumento è stato un boomerang. Qualcuno lo aveva capito da molto tempo, mentre le eminenti personalità se ne sono accorte soltanto ora. Anche se non dicono che si tratta di uno strumento degli Stati e non ne prendono atto per suggerire agli Stati di abbandonare lo strumento.
“Da un punto di vista istituzionale, un processo decisionale che è in grado di mettere a segno progressi di rilievo solo a fronte di crisi di grande portata e che è – per giunta – vulnerabile a decisioni di segno contrario quando l’emergenza viene meno, non risulta compatibile con l’esigenza di disegnare un progetto che sia coerente rispetto alle esigenze interne e a quelle internazionali”.
Qui si ammette che dal punto di vista istituzionale gli Stati si sono dati un processo decisionale inadeguato, sia per le esigenze interne che per le loro esigenze internazionali.
(Continua)
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