Quando gli yemeniti minacciarono di “entrare in guerra”
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Daniele Dell’orco)
Più volte si è già chiosato qui sulle capacità di una milizia come quella Houthi di provocare danni miliardari al proprio nemico impiegando strumenti infinitamente volte più economici.
Quando gli yemeniti minacciarono di “entrare in guerra” a sostegno della causa palestinese, mezzo mondo quasi se la rise.
Eppure, le nuove possibilità tecnologiche e l’esperienza del conflitto in Ucraina hanno reso le guerre asimmetriche talvolta più vantaggiose per Davide che per Golia.
Oggi, a soli pochi mesi di distanza, l’Occidente si sta dimostrando incapace di fronteggiare il blocco di Suez da parte degli Houthi capaci di causare danni irreparabili al “commercio mondiale”.
Il traffico attraverso il Canale di Suez è diminuito di circa 2,5 volte.
E se prima quantità di merci approssimativamente uguali giravano intorno all’Africa e attraverso il Mar Rosso, ora il rapporto è di 4 a 1.
Ma non è tutto. Perché per gli occidentali il danno è doppio, visto che le navi che possono superare l’embargo sono per la stragrande maggioranza dei casi cinesi.
Tra idrocarburi a prezzo scontato, nuove infrastrutture, vantaggi commerciali e un aumento di peso specifico nell’Indo-Pacifixo, la Cina, che sembra starsene in silenzio di fronte alla Terza guerra mondiale a pezzi, sta in realtà capitalizzando in modo spaventoso non solo dal punto di vista diplomatico ma anche economico sia dalla guerra in Ucraina che da quella a Gaza.
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