Le elezioni europee e il super-imperialismo (nota finale)
di GABRIELE GERMANI (Pagina FB)
Appurato quanto detto nel post di ieri: che l’estrema destra ha dovuto fare atto di fede euroatlantica, che il centro progressista (in Italia PD e AVS) è in sostanza filo-atlantico se non in alcuni individui isolati e utili a fine elettorale-mediatico per creare un’immagine di rispettabilità e una dialettica sociale vacua tra fascismo-antifascismo (che psicoanaliticamente proprio perché citato in sua assenza, implica un desiderio morboso).
Dobbiamo allora chiederci perché siamo al punto odierno.
Il capitalismo maturo evolve in imperialismo, questo è caratterizzato da: fusione tra capitale industriale e finanziario (con prevalenza di questo); concentrazione del capitale e creazione di monopoli; la preminenza della speculazione e del movimento dei capitali sui beni materiali; la nascita di cartelli tra aziende e Stati; la completa spartizione del mondo tra questi.
Alessandro Volpi scriveva per Altreconomia nel 2023: “I primi 10 fondi del Pianeta decidono le sorti di 44mila miliardi di dollari e due soli di questi, #BlackRock e #Vanguard, ne gestiscono quasi la metà (…) In pratica due soli fondi gestiscono un valore pari ad un quinto dell’intero Prodotto interno lordo (Pil) mondiale. Ma non finisce qui: gli stessi 10 fondi detengono ormai circa il 50% -secondo alcuni studi il 60%- delle prime 500 società mondiali”.
In questo senso è opportuna l’osservazione diffusa dell’imperialismo USA come holding. Gli USA hanno inglobato gli altri imperialismi, trasformando il proprio Stato non solo nell’apparato di repressione e difesa del capitale nazionale, ma di quello mondiale.
Gli USA sono in guerra da decenni con ogni intralcio alla libertà dei commerci, di navigazione, contro regimi feudali, religiosi o socialisti. Gli USA rappresentano la libertà massima di movimento del mercato finanziario.
Le dinamiche stesse del capitale creano le contraddizioni, così le dinamiche necessarie a sconfiggere l’URSS hanno generato la nuova ondata di rivali (BRICS e emergenti in generale), associate alla saturazione del mercato occidentale e alla lotta interna (che hanno generato la finanziarizzazione).
Non ci sono diversi imperialismi in lotta, vi sono al massimo (e sto cedendo tanto) pezzi di classi dirigenti locali, aspiranti imperialismi, in lotta contro un super-imperialismo globale, quello che abbiamo chiamato globalizzazione e che governa saldamente tutto l’Occidente, i propri alleati, il debito e la finanza mondiale.
Gli USA rappresentano il capitale di tutto il mondo, non solo quello nazionale; la rivalità con gli emergenti riapre spazi di lotta politica e sul potenziale di questi si aprirà un domani (non oggi, non domani, non a breve) un processo dialettico globale.
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