Il piano israeliano per l’invasione del Libano
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Enrico Tomaselli)
Secondo quanto rivelato da EuroPostAgency, durante la recente visita del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant negli Stati Uniti, si è tenuta un riunione ad alto livello per discutere di un audace piano militare per un’incursione di 20 chilometri nel sud del Libano, che prevede sia attacchi aerei che un’invasione di terra. Alla riunione erano presenti alti funzionari dell’amministrazione Biden, tra cui il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, il segretario di Stato Antony Blinken e l’inviato speciale di Joe Biden, Amos Hochstein.
In base a questo piano, le forze dell’IDF dovrebbero puntare su queste aree (vedi mappa):
Marjayoun
Hasbaya
Bint Jbeil
Nabatiah
Tibnine
Ain Ebel
Remeish
Qana
Mentre l’operazione di attacco aereo potrebbe includere l’Aeroporto internazionale di Beirut-Rafic Hariri (BEY) e la base aerea Rene Mouawad (aeroporto di Qlayaat).
Obiettivo dell’operazione sarebbe, come sempre, respingere le forze di Hezbollah oltre il fiume Litani (linea blu sulla mappa).
Sempre secondo quanto riferito da EuroPostAgency, una parte critica della discussione riguardava i piani di emergenza “nel caso in cui Hezbollah dovesse reagire” (notare il “nel caso in cui”, come se fosse una possibilità, non una certezza assoluta…). E – sorpresa sorpresa – qualora Hezbollah prendesse di mira aree militari o civili densamente popolate in Israele con i suoi missili, la risposta israeliana consisterebbe nell’eliminazione dei tre principali leader di Hezbollah (anche se l’intelligence non sa bene dove si si trovi adesso Nasrallah, e sicuramente in caso di conflitto i capi militari di Hezbollah si trasferiranno nelle basi sotterranee).
Anche nel presupposto che, ovviamente, le fonti USA ed israeliane che hanno dato l’informazione a EuroPostAgency non hanno fornito dettagli sul piano d’invasione, alcune cose saltano agli occhi.
Innanzi tutto, come prevedibile, l’attacco israeliano prenderebbe avvio dal saliente ad est (i territori occupati del Libano – fattorie Sheeba – e della Siria – alture del Golan), che si insinua tra i due paesi arabi. A partire da questa zona, per raggiungere i centri principali (Nabatiah, Marjayoun e Hasbaya) e la linea del Litani, le forze dell’IDF dovrebbero penetrare per circa 7km, in una zona montuosa e ricca di foreste. Più semplice raggiungere la prima linea di obiettivi a sud-ovest (Remeish, Ain Ebel e Bint Jbeil) che distano un paio di km dal confine, mentre la seconda linea (Qana e Tibnine) si trova a circa 7km. Tra questa ed il Litani, però ce ne sono un’altra decina.
In caso di attacco, le forze israeliane dovrebbero fare i conti con due problemi:
– il territorio non è pianeggiante, quindi l’utilizzo di mezzi corazzati è molto limitato e costretto a seguire percorsi predeterminati orograficamente, ed al tempo stesso è fittamente protetto da una rete di bunker di tiro collegati da passaggi sotterranei, anche molto profondi;
– i sistemi missilistici di Hezbollah riverserebbero una pioggia di fuoco sia su obiettivi militari (aeroporti, concentrazioni di truppe nelle retrovie, sistemi Iron Dome, etc), sia probabilmente sugli insediamenti coloniali e sulle città.
Anche nel caso che non intervenisse l’Iran, cosa che accadrebbe soltanto se Hezbollah fosse in difficoltà, è facile prevedere che aumenterebbero notevolmente di intensità sia gli attacchi missilistici da Yemen ed Iraq, sia quelli della Resistenza palestinese a Gaza ed in Cisgiordania; inoltre, è pur sempre possibile che la linea di penetrazione israeliana dal saliente venga attaccata sul fianco destro, poiché in Siria sono presenti sia unità di Hezbollah che dell’IRGC iraniano. Qualora il conflitto dovesse prolungarsi, non è da escludere un intervento diretto sul campo delle milizie sciite irachene.
Al di là della difficoltà di realizzare una penetrazione di questa profondità (ed eventualmente dei costi in termini di vite umane e mezzi distrutti), il piano presenta due enormi punti deboli: innanzitutto, la previsione di risposta alla reazione di Hezbollah è semplicemente infantile, priva di qualsiasi logica militare. Anche ammesso che Israele riuscisse ad eliminare tutti i principali leader nemici, pensare che questo possa fermare la macchina bellica di Hezbollah è privo di senso, poiché c’è una catena di comando anche lì, esattamente come nell’IDF, e l’eventuale eliminazione di Gallant ed Halevi certamente non fermerebbe l’esercito israeliano.
Ma, ancor più significativo, è lo scarto tra l’obiettivo strategico e lo strumento tattico. Se ciò che vuole Tel Aviv è respingere le forze di Hezbollah sino ed oltre il fiume Litani, una incursione sarebbe perfettamente inutile. Anche ammesso che riuscisse a conseguire l’obiettivo (il che è a dir poco fantasioso), Hezbollah tornerebbe sulle linee precedenti non appena l’incursione termina, e l’IDF si ritira. Per ottenere l’obiettivo strategico, quindi, Israele dovrebbe occupare stabilmente il sud del Libano. E questo è qualcosa che Israele non è assolutamente in grado di fare, sotto ogni punto di vista. Non è nella condizione politico-diplomatica per farlo. Non ha le forze militari per farlo. Non è in grado di reggere il peso economico, psicologico e militare di una guerra prolungata contro tutti i paesi vicini.
Il piano, quindi, non è null’altro che la proiezione fantastica dei propri desideri, un’illusoria – quanto approssimativa – traduzione di questi in pianificazione militare, se non letteralmente una follia. Il che, ovviamente, non esclude affatto che venga effettivamente messo in atto.
Israele si trova nella classica posizione di zugzwang, qualsiasi cosa faccia perde. Netanyahu è prigioniero della situazione, ed è tenuto per le palle dai suoi ministri più fanatici. E chi potrebbe bilanciarne l’influenza, facendo pesare il proprio fondamentale apporto strategico, ovvero gli Stati Uniti, sono in questo momento in preda al caos, con un presidente ormai conclamatamente fuori di testa – ma che rifiuta di farsi da parte – mentre il suo partito non sa bene se, come e con chi sostituirlo. E gli esponenti dell’amministrazione USA più vicini a Tel Aviv, Blinken e Hochstein, sono due ebrei sionisti.
Parafrasando Mao Zedong, si potrebbe dire che “grande è il disordine sotto il cielo, la situazione dunque è eccellente”. Ma per i folli.
#TGP #Israele #Libano #Hezbollah
Fonte: https://giubberossenews.it/2024/07/06/il-piano-israeliano-per-linvasione-del-libano/
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