Reportage Hainan (2) – Come conciliare sviluppo e ecologia: la via cinese e gli insegnamenti per l’Europa
di L’ANTIDIPLOMATICO (Alessandro Bianchi)
Boao, Hainan (Repubblica popolare cinese), giugno 2024
“Sarà per l’Europa come lo sbarco dell’uomo sulla luna”. Annunciato con questa enfasi tragicomica da Ursula Von Der Leyen nel 2019, il “Green Deal” dell’UE è già morto. L’ultimo rapporto dall’Agenzia europea per l’ambiente lo ha precisato con chiarezza: nessuno degli obiettivi prefissati per il 2030 verrà raggiunto.
Che cosa è successo? Come è stato possibile?
Molte risposte le ho personalmente trovate nel mio viaggio nella provincia cinese di Hainan, la zona economica esclusiva più grande della Cina, porto di libero scambio e provincia che più di tutte mostra la sfida titanica che Pechino si è data per i prossimi anni: conciliare lo sviluppo “ad alta qualità” – che vi abbiamo raccontato nel primo reportage – con un rapporto armonico tra uomo e natura, accogliendo le sfide ecologiche del secolo di preservazione del nostro pianeta.
Il 17-18 luglio 2023 a Pechino si teneva la Conferenza Nazionale sulla Protezione Ecologica e Ambientale. In quell’occasione, il presidente Xi Jinping dichiarava come i prossimi cinque anni sarebbero stati “un periodo importante per la costruzione di una bella Cina, pertanto occorre attuare fino in fondo il pensiero sulla civiltà ecologica del socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era; aderire ad un approccio incentrato sulle persone.” La costruzione di una “bella Cina” procede a ritmo veloce e vede nella provincia di Hainan alcuni progetti pilota all’avanguardia che ci aiuteranno a rispondere alla domanda che mi ha accompagnato costantemente nel mio stare nell’isola: Perché il “Green deal” cinese sta funzionando e quello dell’Unione Europea è collassato?
In questo secondo reportage su “Egemonia” da Hainan vi racconterò l’esperienza diretta nel parco delle mangrovie di Dongzhaigang e la zona a quasi zero emissioni di carbonio dell’isola di Dengyu.
Le “guardiacoste” più efficaci al mondo
La Riserva naturale nazionale di Dongzhaigang, a Haikou, nella provincia dello Hainan, è un microcosmo modello della protezione e dello sviluppo della biodiversità grazie alle “guardiacoste” naturali più efficaci al mondo: le mangrovie. Mi ha fatto da guida, Zhang Xibin, una persona straordinaria che sta dedicando la vita al progetto. Gli si illuminano gli occhi quando parla delle “sue” piante. “Ho iniziato a lavorare qui nel 2014 subito dopo che il super tifone Rammasun ha causato danni enormi alla costa. Dopo il tifone abbiamo iniziato il ripristino dell’area e ad oggi abbiamo ripristinato un totale di 658 ettari di mangrovie. Il presidente Xi usa lo slogan “Acque limpide e montagne verdi sono miniere d’oro e d’argento”. E anche noi vogliamo dare il nostro contributo ogni giorno”.
Le foreste di mangrovie sono ecosistemi preziosissimi: alleate fondamentali contro l’erosione costiera, rappresentano inoltre una vera e propria barriera che protegge villaggi e comunità dagli tsunami. E ancora: trasportano l’ossigeno, ospitano molte specie marine e offrono agli uccelli un luogo sicuro per riprodursi.
Siamo arrivati al parco la mattina molto presto e ho avuto il privilegio di divenire in qualche modo un protagonista del progetto. “Solo a quest’ora è possibile piantare un nuovo albero, perché poi l’alta marea lo impedisce”, ci spiega Zhang al nostro arrivo.
Ho dato un mio contributo concreto alla forestazione di un’area fondamentale in un paese come la Cina che è uno dei pochi al mondo in cui si registra un aumento netto dell’area delle foreste di questa pianta così preziosa: “alla fine del 2023 sono stati realizzati circa 7.000 ettari di foreste di mangrovie nel paese, portando il totale ai 30 mila ettari complessivi. E si prevede che entro il 2025 il totale raggiungerà i 36.000 ettari”, ci spiega Zhang.
Grazie ai fondi governativi, un piano programmatico serio e lo spirito di servizio straordinario di persone come Zhang, i risultati raggiunti sono straordinari. Dongzhaigang è un fiore all’occhiello nazionale. “Nel parco crescono 36 piante di mangrovie di 19 famiglie che rappresentano il 97% delle specie presenti in Cina. Sono tornate specie che erano scomparse nell’area e oggi abbiamo 160 specie di pesci, 115 di molluschi e 208 di uccelli”.
La coesistenza tra uomo e natura in un futuro condiviso dell’umanità richiede uno sforzo immane. Non solo economico. Lo abbiamo appurato ad Hainan. Non basta annunciare con slogan obiettivi irrealizzabili e sperare che le persone li dimentichino, come avviene da noi, servono politiche chiare, programmazione seria e lo spirito di servizio di coloro che dovranno attuarle. Mentre camminavamo nelle foreste di mangrovie di Dongzhaigang pensavamo al fatto che il Green Deal Europeo sia stato appaltato alle multinazionali inquinanti che si sono dati una macchiata di verde in pieno stile neo-liberista e grazie a media conniventi si sono trasformati nei paladini della preservazione dell’ambiente. E’ nella passione che ci hanno trasmesso funzionari come Zhang che abbiamo compreso cosa sia davvero necessario per lavorare ad una coesistenza pacifica tra uomo e natura.
Dongyu: “Tutto questo in un anno e mezzo?”
Nulla più dell’isola Dongyu, sede del noto “Boao Forum for Asia”, può dare l’idea dell’impegno della Cina nel cercare una via “ecologica” alla sua modernizzazione.
L’area dimostrativa di Boao a emissioni quasi zero di carbonio, che si estende per 190 ettari sull’isola di Dongyu, è stata costruita nel 2022 ed è entrata in funzione il 18 marzo di quest’anno, prima della Conferenza annuale del Boao Forum for Asia 2024. La zona dimostrativa comprende 18 progetti in 8 categorie, tra cui la trasformazione ecologica degli edifici, l’utilizzo delle energie rinnovabili, il trattamento dei rifiuti solidi, il riciclaggio delle risorse idriche, la trasformazione ecologica dei trasporti, la trasformazione ecologica del paesaggio, la costruzione di operazioni intelligenti e i nuovi sistemi energetici. Senza dubbio la tappa più sbalorditiva del mio viaggio nella provincia di Hainan.
Hu Yaowen, capo della filiale di Hainan della China Academy of Urban Planning and Design, ci ha mostrato i risultati e risposto con pazienza a tutte le nostre domande.
“Il consumo giornaliero di elettricità dell’area dimostrativa è di circa 50.000 kWh al giorno. Durante la conferenza, la cifra sale a circa 90.000 kWh al giorno. La produzione giornaliera di elettricità dell’area dimostrativa può raggiungere i 120.000 kWh, più che sufficienti per soddisfare l’aumento della domanda durante il forum”, ci ha spiegato.
Dopo averci mostrato i tetti e i balconi fotovoltaici, le tegole e le lamelle solari e i ventilatori a fiore utilizzati per generare energia pulita, l’ingegnere Hu ci mostra con orgoglio il cortile del Centro Stampa BFA, anche esso pavimentato con pannelli solari. Il progetto ha intrapreso l’immane compito di trasformare i principali edifici e strutture dell’isola, che ogni anno tra turisti e visitatori del Forum ospita un milione di persone circa, in centri di generazione di energia. I pannelli fotovoltaici sul tetto del New Power System Integration Exhibition System, ad esempio, dovrebbero generare 87.600 kWh di energia all’anno. “Ciò consente di risparmiare circa 28 tonnellate di carbone standard e di ridurre 87 tonnellate di anidride carbonica.” Nel frattempo, ci spiega, l’energia fotovoltaica in eccesso può essere incorporata nella rete elettrica nazionale.
Anche il Dongyu Island Hotel ha subito diverse trasformazioni. L’hotel, prosegue Hu Yaowen nel rispondere alle mie domande incessanti, ha potenziato gli impianti di condizionamento e di refrigerazione delle camere degli ospiti, ha trasformato la cucina e il locale caldaia con un’elettrificazione al 100% e ha installato un impianto solare da 861,9 kWp sul tetto e nelle aree esterne. Tutti gli alimenti dell’isola sono cucinati con fornelli elettrici e l’acqua è riscaldata da energia rinnovabile generata da pannelli solari o fiori eolici.
Tutte le operazioni relative all’energia sono gestite dal cervello operativo intelligente, prosegue Hu Yaowen, che integra le informazioni provenienti dal sistema di informazione geografica wireless, dalla modellazione delle informazioni dell’edificio e dall’Internet degli oggetti (IoT). Secondo il Centro di gestione operativa della zona, utilizzando questa base digitale, il sistema si interfaccia con il sistema elettrico, il sistema fotovoltaico, il sistema di controllo degli edifici, il sistema di gestione dell’energia e il sistema di sequestro del carbonio forestale e conduce il monitoraggio automatico, la contabilità e il controllo delle emissioni di carbonio all’interno dell’isola di Dongyu. “Inoltre, si sincronizza con il sistema di gestione dei trasporti, il sistema di controllo delle camere d’albergo e il sistema di gestione delle conferenze, facilitando una supervisione operativa intelligente e precisa”.
Nel marzo di quest’anno, i risultati raggiunti della zona dimostrativa hanno ottenuto la certificazione di area operativa a zero emissioni di carbonio dall’Agenzia Tedesca per l’Energia. Il prossimo passo per Hainan sarà migliorare e perfezionare ulteriormente la costruzione della zona dimostrativa, con l’obiettivo di fornire l’esperienza di Boao come modello per la costruzione di zone dimostrative a emissioni quasi zero nelle regioni tropicali globali e nelle aree dell’iniziativa ‘Belt and Road’ In un anno e mezzo sono stati raggiunti risultati straordinari.
Politiche chiare, programmazione e lo spirito di servizio, la responsabilità e la dedizione di persone come Hu Yaowen lo hanno permesso. Non multinazionali inquinanti che si danno qualche spruzzata di verde fiutando nuovi profitti, ma funzionari statali e dediti alla causa come Zhang Xibin e Hu Yaowen. Avevo trovato tutte le risposte che cercavo sul “Green Deal” europeo.
L’occidente: la redenzione passa per il silenzio
L’Imperialismo, il colonialismo, le guerre e il neoliberismo hanno prodotto l’abisso che viviamo oggi. Sono responsabilità diretta ed esclusiva dell’occidente. L’unica chance di salvezza e redenzione di questa parte colpevole di mondo presuppone il silenzio.
Restare in silenzio ed ascoltare il resto del mondo che non segue più, per fortuna, le nostre “regole”. Restare in silenzio ed apprendere da chi sta cercando una via pacifica di preservazione dell’umanità e dell’ecosistema in cui viviamo. Restare in silenzio e costruire ponti con chi ha deciso che il futuro condiviso dell’umanità non deve essere fatto di sangue, barbarie e sopraffazione, ma commercio, cultura e rispetto delle diverse sovranità e civilizzazioni. Questo lo spirito che mi ha accompagnato durante tutto il viaggio ad Hainan e l’insegnamento maggiore che porto dentro di me.
Il futuro condiviso dell’umanità, ne sono ben consapevoli nella Repubblica popolare cinese, richiede uno sforzo collettivo. Mi aspetterei nei prossimi mesi decine e decine di funzionari europei accorrere nella provincia di Hainan per studiare e modellare gli esperimenti di successo che si stanno portando avanti dal punto di vista ecologico e di preservazione dell’ambiente. Arrivando, dopo poche ore, capirebbero subito che il Green Deal europeo è fallito semplicemente perché non si può appaltare il futuro pacifico dell’umanità a transazionali che sono, al contrario, la sua principale minaccia. “Una autentica transizione energetica ed ecologica si può affermare solo nel quadro di un superamento delle regole del gioco del mercato, ovvero dei paradigmi sociali capitalistici: modi di produzione, stili di vita, sistemi di valori”, scrivono correttamente Paolo Cacciari e Aldo Femia nella rivista Quaderni della decrescita mentre cercano di rispondere alle nostre stesse domande.
Politiche serie, gestione pubblica, programmazione efficace e funzionari dediti alla causa non si conciliano con le logiche del capitalismo selvaggio che hanno portato l’Europa allo stato comatoso attuale. Abbiamo, in estrema sintesi, una solo chance di redenzione come occidente: ribaltare il sistema neoliberista che ci attanaglia da troppo tempo.
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