La nuova Commissione Europea: dall’economia a Israele, rimossa ogni voce critica
di L’INDIPENDENTE (Salvatore Toscano)
Machiavelli sosteneva che la presenza di un aspro conflitto tra le idee e una forte critica delle decisioni fossero segnali attraverso cui valutare lo stato di salute di un’organizzazione. Quindi, oggi si troverebbe probabilmente a constatare lo stato di morte clinica della nuova Commissione Europea varata da Ursula von der Leyen per il suo secondo mandato. Dall’economia, alla condiscendenza verso il genocidio israeliano in Palestina, fino all’appoggio all’Ucraina che deve essere armato e incondizionato, la politica tedesca ha infatti scientificamente rimosso ogni voce critica all’interno dei ruoli apicali chiamati a governare Bruxelles per i prossimi cinque anni.
Quella che è stata presentata ieri, 17 settembre, sarà una squadra composta da 27 commissari: 16 uomini e 11 donne. Prima di entrare in carica, dovrà essere approvata dal Parlamento europeo. Visto che il primo quinquennio ha registrato diverse voci critiche nei confronti della linea generale adottata dall’esecutivo UE — si pensi alla presa di posizione di Josep Borrell nei confronti di Israele — von der Leyen è corsa ai ripari, epurando la sua squadra da ogni possibile posizione critica.
Ecco che a Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza nel von der Leyen I, è stata preferita Kaja Kallas, politica estone nota per i suoi rapporti tesi con Mosca, il sostegno al potenziamento militare dell’UE e una salda posizione filo-israeliana. Kallas incarna alla perfezione il doppiogiochismo europeo nei confronti della Palestina, poiché si limita a esprimere preoccupazione per la situazione umanitaria a Gaza senza però avanzare misure concrete per pretendere da Israele il rispetto del diritto internazionale. La politica estone ha più volte ribadito che Israele ha tutto il diritto di difendersi, limitandosi a vaghi richiami sulla necessità di tutelare la vita dei civili. Appelli dovuti, che portano la sua linea allo stesso punto di quella statunitense: supporto totale a Israele, con finte prese di distanza mediatiche in occasione degli atti più indifendibili dell’esercito di Tel Aviv.
Un atteggiamento che evidentemente piace a Ursula von der Leyen, più volte imbarazzata dalle dichiarazioni di Josep Borrell su Israele. Di recente, il politico spagnolo ha commentato l’invasione israeliana della Cisgiordania, accusando il governo Netanyahu di «volerla trasformare in una nuova Gaza». Il capo della diplomazia UE ha più volte sottolineato la necessità di un cessate il fuoco in Palestina, affermando che se l’accordo è saltato è «perché coloro che fanno la guerra non hanno interesse a farla finire. Quindi fingono. Sempre meno, perché la loro intransigenza è accompagnata da una totale impunità e le loro azioni non hanno conseguenze». La presa di posizione di Borrell ha fatto sì che Israele gli chiudesse le porte, rifiutando l’invito a un incontro a Tel Aviv. Lo Stato ebraico attende con ansia l’insediamento della nuova Commissione: «Senza Borrell, potremo continuare a lavorare insieme ai nostri numerosi amici nell’UE per riportare a casa gli ostaggi e sconfiggere Hamas, rafforzare e intensificare i legami, e promuovere ulteriori sanzioni contro l’Iran e l’asse del male dell’Islam estremista», ha dichiarato il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Israel Katz.
Anche Thierry Breton, attuale commissario per il mercato interno, non farà parte del von der Leyen bis. Il politico francese ha denunciato l’esistenza di un accordo segreto tra Bruxelles e Parigi, che prevedeva il suo allontanamento in cambio di un «portafoglio più influente» per la Francia, ovvero l’incarico di commissario all’Industria, che sarà ricoperto – a meno di un rifiuto del Parlamento europeo – da Stéphane Séjourné. Breton ha accusato von der Leyen di perpetuare una leadership accentratrice e dubbia. Questo è stato l’ultimo tassello di una lunga serie di screzi interni, iniziati durante la pandemia, quando Breton assunse un ruolo rilevante nella definizione del piano relativo alla produzione e distribuzione di vaccini e mascherine all’interno del territorio comunitario.
Superata a fatica la fiducia per il secondo mandato, von der Leyen punta quindi a correggere i problemi della sua prima esperienza a capo della Commissione, rendendola il più possibile un corpo omogeneo e privo di increspature, con poche critiche nei confronti della linea politica ufficiale. Con buona pace di quel conflitto tanto caro a Machiavelli e, soprattutto, delle opinioni dei cittadini europei che – i sondaggi lo dimostrano – sulla fornitura di armi all’Ucraina e sul supporto al genocidio israeliano la pensano in maniera profondamente diversa.
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