Ristretto – Il Governo del Presidente Daniel Ortega ha ordinato la chiusura di 1.500 ONG nel Paese, in uno degli atti più repressivi degli ultimi anni.
Il 19 agosto scorso il Governo del Nicaragua guidato dal Presidente Daniel Ortega ha ordinato la chiusura di 1.500 Organizzazioni Non Governative (ONG). Fra queste, la gran parte è composta da associazioni religiose, soprattutto cristiane, nelle loro diverse confessioni: cattoliche, pentecostali ed evangeliche. Al contempo sono rientrate nel provvedimento anche associazioni sportive e di solidarietà, come i gruppi per i guerriglieri mutilati o per i diritti delle donne e della comunità LGBTQ. Desta stupore anche la chiusura della Croce Rossa nicaraguense, insieme a Save The Children Canada e all’associazione 26 febbraio 1978, in memoria di Camillo Ortega, fratello dello stesso Presidente. A tutto ciò si aggiunge anche la chiusura di circa 80 chiese. La notizia pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale nazionale motiva la decisione, presa dal Ministero dell’Interno, con la mancata dichiarazione dei bilanci per un periodo che va da 1 a 35 anni e prevede, oltre alla chiusura degli enti, anche la confisca dei beni da parte dello Stato. Con questo provvedimento sono più di 5mila le ONG chiuse in Nicaragua dal 2018, anno in cui per altro il Governo sandinista attuò una forte repressione ai danni di un movimento di protesta, causando migliaia di feriti e centinaia di vittime, oltre che detenzioni arbitrarie. A fare da corollario a questo atto governativo c’è poi la riforma del codice penale approvata dal Parlamento nicaraguense. Il 3 settembre, infatti, su richiesta del Presidente Ortega, 88 dei 91 deputati che compongono il Parlamento, dominato dal cosiddetto “orteguismo”, hanno approvato un provvedimento che modifica ben 27 articoli del Codice penale. Particolare attenzione e preoccupazione merita uno degli articoli modificati, che riconosce la possibilità per le Autorità nicaraguensi di perseguire persone fisiche e giuridiche, anche straniere, che abbiano commesso reati al di fuori del territorio nazionale, contro lo Stato, le Istituzioni e la pubblica amministrazione, inclusi i reati informatici, con pene che possono andare dalla multa alla reclusione. La Deputata Maria Auxiliadora Martínez ha definito questo provvedimento un rafforzamento nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale, mentre esponenti della ONG Centro por la Justicia y el Derecho Internacional (CEJIL) hanno espresso preoccupazione per l’ampliamento della extraterritorialità della legge, che contrasta con il principio della territorialità, su cui il Codice penale si basa. Daniel Ortega ha preso il potere in Nicaragua nel 1979, anno del trionfo della rivoluzione sandinista e lo esercita ininterrottamente dal 2007 in maniera assoluta e autoritaria. La democrazia nel Paese centro-americano si è spesso rivelata fragile e questi ultimi due provvedimenti costituiscono un colpo letale per la società civile nicaraguense e una chiara negazione dei diritti umani, che fanno del Nicaragua uno dei regimi autoritari più repressivi dell’America Latina e dell’Occidente.
Sulle ong, pienamente d’accordo…
Sulle altre, occorre avere altre informazioni.