Anime belle contro il 7 ottobre – Come la propaganda criminalizza la resistenza
di OTTOLINA TV (Alessandro Saint Omer, Giuliano Marrucci)
Il 7 ottobre ha tirato fuori il peggio dalla propaganda imperialista occidentale, di destra e di sinistra: da una parte i giornali di destra che invocavano, senza troppi giri di parole, alla strage e al genocidio per punire per sempre quella manica di selvaggi islamici e nemici dell’Occidente che avevano osato ribellarsi; dall’altra, i giornali dei benpensanti e delle anime belle tipo Corriere e Repubblica che, dopo avere assistito in silenzio per decenni alla graduale estinzione del popolo palestinese e al loro confinamento nella grande riserva di Gaza, adesso si indignavano per il modo con cui la resistenza decideva di combattere la propria guerra di liberazione nazionale. Ad esempio, che i palestinesi fossero costretti a combattere con armi rudimentali come kalashnikov e coltelli per il semplice fatto che loro i carri armati e le super-tecnologiche armi occidentali non ce le hanno, era la riprova – agli occhi di tutti i Rampini e Paolo Mieli del mondo – dell’inferiorità morale e umana dei palestinesi: ma dai, i coltelli… Solo dei terroristi ucciderebbero in modo così crudele, ma vuoi mettere con l’eleganza e il bon ton di un bel missile di ultima generazione lanciato comodamente dalla postazione di comando? Davvero vi serve dell’altro per capire la differenza tra i terroristi e l’unica democrazia del Medio Oriente? Per non parlare poi delle fake news rilanciate in coro e senza alcuna verifica sui fantasmagorici neonati abusati, teste decapitate e sevizie medievali che quei subumani dei palestinesi avrebbero commesso nei kibbutz. In fondo, come dubitarne? Lo diceva addirittura l’esercito israeliano! Nessuno ha ancora mai chiesto scusa per quelle comprovate puttanate: servivano solo per delegittimare moralmente il popolo palestinese per poter meglio vendere alla nostra opinione pubblica il successivo sterminio.
Insomma: come sottolinea Giuliano nel video che vi riproponiamo, la reazione della pubblica opinione italiana al 7 ottobre è stata la riprova che la controrivoluzione neoliberista non si è limitata a renderci tutti più poveri e meno liberi, ma ha anche imposto una gigantesca involuzione culturale e anche antropologica; memori della nostra resistenza, infatti, per 70 e passa anni l’idea comune di ogni democratico antifascista (anche il più moderato) è stata che la responsabilità delle rappresaglie dei popoli occupati e dei mezzi – anche terroristici – con cui questi combattono la loro lotta di liberazione, non possono mai essere attribuiti a loro. I resistenti conducono una guerriglia con tutti i mezzi a loro disposizione, compresi i più cruenti, e le razzie che inevitabilmente provocano sono conseguenze inevitabili che non ne mettono in discussione la legittimità morale e politica; a pensarla diversamente, fino a poco tempo fa, era solo la marmaglia fascistoide che oggi, evidentemente, è diventata egemone. Viviamo in una realtà così radicalmente separata da non avere proprio gli strumenti cognitivi per capire che ribellarsi senza troppi calcoli, costi quel che costi, è l’unica opzione veramente razionale per chi vive in determinate condizioni. Insomma: in un contesto come questo, il minimo che potevamo fare noi abitanti dell’Occidente – i cui governi hanno finanziato direttamente Israele fornendogli tutti i mezzi necessari per portare avanti le sue politiche di invasione e apartheid – era non stare con il ditino alzato a dire a chi sacrifica la vita per la liberazione del proprio popolo in che modo dovrebbe difendersi e resistere. Nel nostro piccolo, stiamo facendo di tutto per abbattere, una volta per sempre, questa egemonia culturale immorale e collaborazionista che, pur di legittimare l’imperialismo americano e dei suoi vassalli nel mondo, tenta di vendere come giustificata l’oppressione e criminale la resistenza. Una battaglia che possiamo combattere insieme: iscriviti ai nostri canali, comincia a seguirci direttamente dal nostro sito (dove siamo maggiormente protetti dalla censura degli algoritmi) e aderisci alla campagna di sottoscrizione di Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.
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