Il libro Bianco Ue sulle tecnologie duali militari-civili: nuovo imperialismo europeo
DA LA FIONDA (Di Federico Giusti)
È inutile attaccare l’imperialismo o il militarismo nella loro manifestazione politica se non si punta l’ascia alla radice economica dell’albero e se le classi che hanno interesse all’imperialismo non vengono private dei redditi eccedenti che cercano questo sfogo.”
J. A. Hobson, L’imperialismo, Newton & Compton editori, Roma 1996, p. 119.
Partiamo da questa considerazione di Hobson, un liberale che scrisse un saggio critico sul colonialismo inglese a cavallo tra Otto e Novecento, per cercare di fare chiarezza sui processi di militarizzazione in atto nella società e in particolare nel settore educativo e universitario.
E un’altra considerazione va fatta rispetto ad una visione euro centrica ancora imperante, che ha portato a letture preconfezionate non solo dei processi in atto nell’area mediorientale ma anche in altre zone del globo, ad esempio rispetto al saccheggio operato dalla multinazionali in alcuni continenti nella ricerca di materie prime rare indispensabili per la svolta green e i processi di digitalizzazione.
In questo caso la classica visione ecologica dei processi di transizione dimentica di guardare a quanto accade nei paesi del terzo mondo e in via di sviluppo, guarda con sufficienza, o sterile esaltazione, ai Brics, non coglie il nesso tra i processi di militarizzazione, le tecnologie duali e i processi di ristrutturazione del capitalismo occidentale.
Lo sforzo analitico per comprendere la realtà dovrebbe partire invece dall’intreccio tra militarismo e processi riorganizzativi del capitalismo, tra politiche imperialiste e neo coloniali e la svolta green almeno per non cadere negli schematismi del passato.
Se guardiamo poi al famoso saggio di Lenin sull’imperialismo, troviamo una analisi di quanto accaduto nel lungo novecento, dalla centralizzazione del capitale alla nascita dei monopoli, dal capitalismo finanziario (ritenuto oggi da parte di Confindustria un limite culturale che ha sacrificato sull’altare dei dividendi azionari il classico rischio di impresa) alla ripartizione delle aree geografiche tra le più grandi potenze capitalistiche, salvo poi accorgersi che gli equilibri novecenteschi sono stati messi in seria discussione dai processi di globalizzazione, dall’avvento delle economie asiatiche e dal progressivo indebolimento dei paesi Ue specie dopo la guerra in Ucraina con la economia tedesca in stagnazione
Quanto scritto da Hobson oltre un secolo fa è ancora, in buona parte almeno, valido, laddove parlava della concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi, il capitalismo occidentale ha risposto con i dazi e il protezionismo spingendo le esportazioni verso i Paesi meno sviluppati, privi di dazi doganali, come Cina, l’area del Pacifico e buona parte del Sud America..
Questa premessa ci permette allora di analizzare un testo della Ue sulle tecnologie duali; non prima di avere ricordato che in teoria il movimento operaio e sindacale dovrebbe essere il primo oppositore dei processi di militarizzazione e di ristrutturazione capitalistica, anche se oggi viaggia con prospettive incerte ripiegate su vertenze locali e incapace sostanzialmente di guardare alla complessità dei processi in atto.
Prova ne sia tanto la tacita accettazione della digitalizzazione, la speranza di interventi statali (in una Ue che ha per altro cancellato ogni sovranità nazionale) per salvare la produzione industriale di Stellantis senza guardare per altro alle strategie industriali e finanziarie del marchio italo francese. O altro esempio calzante è la subalternità alla logica del capitalismo di guerra, la tacita accettazione della riconversione di importanti gruppi verso produzioni duali e di guerra soppiantando i rami produttivi ad uso civili e a tal riguardo la evoluzione di Leonardo appare assai eloquente. O potremmo anche menzionare il binomio protezionismo e fine del libero scambio in contesti nei quali si continua a parlare di produttività, libera concorrenza e centralità del mercato.
Questa subalternità culturale ed ideologica porta inevitabilmente a sottovalutare l’impatto dei processi di militarizzazione che poi alimentano la disattenzione delle classi popolari verso i processi di guerra, esterna ed interna (ad esempio il ddl 1660 che restringe gli spazi, già esigui, di agibilità democratica dei movimenti di opposizione allo status quo).
Non essendo all’ordine del giorno il superamento dell’imperialismo come fase suprema del capitalismo, ci soffermiamo sulla necessità di arginare i processi di militarizzazione operanti nelle scuole e nelle università, una battaglia giusta e da sostenere con forza che nel tempo potrebbe apparire come residuale perché sommersa dalla militarizzazione del corpo sociale, da crescenti fenomeni di repressione e criminalizzazione degli oppositori, dalla diffusa idea che questi processi siano ormai ineluttabili e da contrastare con il solito bagaglio retorico del richiamo alla Carta Costituzionale.
Merita quindi attenzione il Libro Bianco UE “sulle opzioni per rafforzare il sostegno alle attività di ricerca e sviluppo” del gennaio scorso.
In questo testo si fa ampio ricorso al termine “duplice uso” a sostegno di ricerca e sviluppo in relazione a software e tecnologie che possono avere un utilizzo sia civile sia militare. L’ambito del sostegno alle attività di R&S che riguardano le tecnologie potenzialmente a duplice uso mira a colmare il divario tra le attività di R&S esclusivamente civili e quelle esclusivamente di difesa, in particolare per quanto riguarda le tecnologie critiche ed emergenti.
Detto in altri termini, la Ue mira a investire in ricerca e sviluppo di tecnologie duali che poi saranno principalmente utilizzate in ambito di guerra, perché è proprio la guerra al centro dei processi di riorganizzazione del capitalismo europeo oggi in grande affanno rispetto agli Usa e ai competitor asiatici.
Nell’agenda Ue troviamo una sintesi dei processi in atto, infatti si sottolinea che
sfruttare il ruolo di “cliente principale’ del settore pubblico” può accelerare la modernizzazione dei servizi pubblici e rafforzare la competitività industriale dell’UE a livello mondiale. Di conseguenza la Commissione ha lanciato inviti a presentare proposte per sostenere gli Stati membri nello sviluppo di strategie nazionali che promuovano gli appalti innovativi e sta anche migliorando la raccolta di dati su tali appalti nel settore civile e in quello della difesa.
La discussione è andata avanti in seno alla Ue per alcuni anni, già all’indomani della pandemia e un anno fa siamo arrivati ad una sorta di sintesi
Nel giugno 2023 la Commissione ha adottato una proposta di regolamento che istituisce la piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (STEP) al fine di preservare un vantaggio europeo nelle tecnologie critiche ed emergenti per le transizioni verde e digitale: da quelle informatiche, quali la microelettronica, l’informatica quantistica e l’intelligenza artificiale, alla biotecnologia, alla biofabbricazione e alle tecnologie a zero emissioni nette. Oltre a incrementare il FED, la STEP rafforzerà il cofinanziamento da parte degli strumenti dell’UE nell’ambito della politica di coesione a sostegno dello sviluppo o della produzione di tecnologie critiche, molte delle quali presentano un potenziale di duplice uso.
La strategia di sicurezza economica Ue vede un continuum con una pratica di sicurezza militare che, come preconizzato dalla Bussola strategica per la sicurezza e la difesa, porta ad accrescere le spese e gli investimenti militare, a processi sinergici delle principali imprese del settore bellico e a interventi in ogni area del Globo per accaparrarsi le materie prime indispensabili per la svolta energetica.
Per raggiungere questi obiettivi urge presentare il ruolo delle Forze Armate in termini rinnovati, favorirne la penetrazione in ogni ambito della società, esaltarne l’operato anche attraverso operazioni nostalgiche e di revisionismo storico e politico, operare in termini di normalizzazione ideologica per silenziare ogni forma di opposizione e di dissenso critico.
E si comprende bene anche l’utilizzo dello Stato e del pubblico a questi scopi ove viene scritto
L’UE può quindi svolgere un ruolo importante nel fornire un sostegno mirato al duplice uso, lungo il percorso dalle attività di R&S alla diffusione fino all’immissione sul mercato o agli appalti pubblici.
E’ implicito che investire in ricerca e innovazione con tecnologie duali pieghi il settore pubblico alle logiche di guerra e da qui la necessità di normalizzare scuole e università anche attraverso codici di comportamento della P.A., sanzioni e procedimenti disciplinari verso insegnanti e ricercatori riluttanti a piegarsi alle logiche belliche prestando la loro opera per avallare culturalmente e ideologicamente i processi di militarizzazione della scuola e dell’università.
Siamo poi davanti a un mero capovolgimento della realtà pensando che a beneficane possa essere anche l’ambito civile perché la ricerca è avviata per scopi prettamente militari con interi rami produttivi indirizzati in tal senso, e qualsiasi tipo di regolamentazione non sarà di ostacolo alcuno ai processi in atto. Per questa ragione dubitiamo fortemente della validità di alcuni accorgimenti regolativi ad esempio laddove l’Agenda Europea parla di attenzione esclusiva alla ricerca tecnologica ad uso prettamente civile.
Sono infine assai preoccupanti gli atti di indirizzo per dotare la ricerca a scopi militari di norme che ne facilitino lo sviluppo in deroga alle regole sugli appalti o ipotizzare appositi e cospicui budget al di fuori dei tetti di spesa vigenti nella Ue.
Chiudiamo riportando in toto la conclusione del Libro Bianco della Ue lasciando al lettore ogni ulteriore considerazione:
Il rafforzamento del sostegno alle attività di R&S che riguardano le tecnologie potenzialmente a duplice uso a livello dell’UE presenta sia opportunità che sfide. L’ottimizzazione delle sinergie tra il settore civile e quello della difesa potrebbe essere vantaggiosa per l’industria europea e accelerare l’adozione dei risultati della ricerca e dell’innovazione nell’economia. Al contempo è difficile prevedere il potenziale di duplice uso delle attività di R&S, anche qualora riguardino esclusivamente le applicazioni civili o quelle del settore della difesa. Gli sforzi dell’UE per promuovere il reciproco arricchimento tra il settore civile e quello della difesa dovrebbero essere intrapresi tenendo conto delle loro caratteristiche distintive.
Nel contesto della dimensione relativa alla “promozione” della strategia europea per la sicurezza economica, l’UE cerca di mantenere un vantaggio competitivo nelle tecnologie critiche ed emergenti pertinenti per le transizioni verde e digitale, anche attraverso un migliore utilizzo e sfruttamento dei risultati dei progetti di R&S finanziati dall’UE, sia nel settore civile sia in quello della difesa, rafforzando al contempo le dimensioni della “protezione” e del “partenariato”.
Con il presente Libro bianco la Commissione avvia un’ampia consultazione delle autorità pubbliche, della società civile, dell’industria e del mondo accademico sulle opzioni di sostegno strategico alle tecnologie potenzialmente a duplice uso. Al suo interno si tiene conto dell’attuale quadro legislativo, caratterizzato da un’attenzione reciprocamente esclusiva alle applicazioni civili o alle applicazioni nel settore della difesa e dalla mancanza di una definizione concettuale comune, e si identificano le possibilità offerte dai programmi di finanziamento dell’UE attuali o futuri, nonché i parametri fondamentali che richiedono ulteriori analisi. La presente consultazione consentirà di tenere un dialogo esaustivo con tutti i portatori
di interessi, che orienterà i prossimi passi della Commissione.
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