Sull’elezione di Trump.
di GABRIELE GERMANI (Canale Telegram)
Sull’elezione di Trump.
La storia non è mai fatta dagli individui.
Come società occidentale coltiviamo una strana idea di individuo e sul potere che questo avrebbe di incidere sulle vicende collettive.
Trump è espressione di un sentimento, delle strutture economico-sociali, delle sovrastrutture culturali di un certo tempo e luogo, non è un fenomeno emergente singolarmente.
Non è l’uomo Trump “il santo” o “il mostro”, al massimo la sua elezione potrebbe essere espressione di santità o mostrificazione collettiva (strumentario comunque rudimentale per valutare la storia).
Andiamo in profondità.
Può un singolo determinare questa o quella scelta da solo? No.
Il candidato (poi eletto) è vincolato ai desideri del suo partito (spesso narrato come unito, raramente realmente tale specie nei momenti di crescita), dalle circostanze esterne (se domani la Cina bombardasse Los Angeles, questo imporrebbe un’agenda), dalle scelte vincolanti precedentemente prese da altri (il retaggio del precedente mandato), dall’economia e dal debito (che impongono alcune misure), da fattori climatici o naturali (un potente terremoto può cambiare radicalmente il programma), persino dalle fazioni interne al proprio elettorato.
Infine, ogni riforma può essere implementata solo perché questa viene accettata ed eseguita dalla cittadinanza.
Io non credo al regime dispotico che manipola, controlla e impaurisce la popolazione.
Ogni governo, da quello dell’Imperatore figlio del Cielo fino a quello votato, sono tutti espressione del contesto sociale che governano, esprimono i valori della maggioranza e persino della minoranza; manifestano i rapporti socio-economici nella società.
Il governo nel macroscopico deve continuare a garantire il modello di produzione (e quindi la distribuzione della ricchezza che lo ha portato al potere) e il modello riproduttivo (il compromesso tra generazioni che rende sostenibile il futuro per tutti quelli fuori dalla fascia lavorativa).
Il singolo governante crea una mitologia attorno alla quale la comunità si polarizza (il centrodestra o il centrosinistra, i democratici o i repubblicani), ma nessuno di questi mette in dubbio le regole centrali della comunità; nessun candidato con reali possibilità di vittoria si dichiara favorevole all’abolizione della proprietà privata o al cannibalismo verso gli anziani per sgravare il sistema fiscale occidentale delle pensioni e sfamare i poveri.
Queste sono regole sociali, adattamenti ambientali al contesto; non verità assolute.
I candidati ruotano attorno alla narrazione del sistema stesso, la mitologia che si vuole dare e quali contraddizioni si intende mostrare (quelle che in quel momento la società può tollerare).
Tutto qua.
Fonte: https://t.me/gabgerm/2014
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