Assenza di alternative
DA LA FIONDA (Di Andrea Balloni)
I risultati delle elezioni americane, che si sommano ai risultati delle recenti elezioni politiche in Francia, precedute a loro volta da quelle in Inghilterra, confermano un sentore, un profumo che gira da qualche tempo nell’aria: in tutto l’Occidente, chi governa ha un gradimento basso e perde le elezioni.
Ora, è pur vero che siamo in presenza di sistemi elettorali molto diversi, che parliamo di realtà politiche e sociali distanti; tuttavia siamo sempre nella stessa parte di mondo globalizzata, per cui possiamo affermare che ogni governo uscente ha subìto una forte sconfitta e che i cittadini americani, come quelli inglesi e francesi chiedono una svolta politica.
Ma al di là di una analisi tecnica sui sistemi elettorali o sulle dinamiche dei flussi elettorali, mi preme invece proporre una riflessione politica su quanto sta accadendo soprattutto in questo pericoloso angolo di mondo, in questa Europa serva di interessi altrui.
Tutti i partiti politici europei (con rarissime eccezioni), sia che provengano dalla cosiddetta sinistra, siano essi centristi o chiaramente di destra, aderiscono, nessuno escluso, in maniera incondizionata alla dottrina neoliberista e alle relative politiche di rigore fiscale e di ridimensionamento strutturale dello stato sociale, nonché alla prassi più aggressiva e bellicista, fatta di dipendenza commerciale dagli Stati Uniti e di un suicida e bellicoso allontanamento dalle economie eurasiatiche.
Se l’organizzazione politica fino a poco tempo fa prevedeva uno schema implicito per il quale un partito o una coalizione di partiti governava secondo moduli neoliberisti e l’opposizione si proponeva su basi teoriche antagoniste per poi, invertiti i ruoli, applicare a sua volta le stesse politiche e la stessa disciplina, in un circuito autoreferenziale, degno delle scale visionarie di Cornelius Escher, ora nessun partito si preoccupa neanche più di dissimulare tale appiattimento ideologico, e anzi esprime, in gridati manifesti politici, l’adesione ai princìpi di cui sopra.
La sinistra come la si è intesa nel secolo scorso non esiste più. La sinistra europea non ha neanche più l’immagine figurativa della sinistra storica, e non ha più soprattutto l’idea di un percorso verso una crescita popolare, libera e giusta della società. Non esiste in Europa più nessun partito di sinistra con vocazione di governo che ripudi la guerra per principio, che metta al primo posto del proprio programma politico l’evoluzione intellettuale umana, lo stato sociale, un sistema di ridistribuzione della ricchezza e l’intervento di uno Stato forte a garanzia; tutti folgorati dall’unica dottrina residualmente possibile, senza nessuno spazio tollerabile per quello che ormai è rimasto una sorta di paganesimo politico, la sinistra appunto, residuo ricordo di secoli oscuri.
“There is not alternative”, diceva la Thatcher nel 1980 e tali parole sono assurte a Verbo divino, con tanto di evangelisti e apostoli deputati alla diffusione della buona novella, ma anche di eserciti di crociati e di Cavalieri Templari.
Le differenze politiche tra le fazioni in lizza si sono ormai ridotte a questioni del tutto marginali, artatamente promosse a problemi umani sostanziali nell’immaginario collettivo, in una sostituzione di obiettivi politici finalizzata alla neutralizzazione del dibattito pubblico, se non quando a un suo reindirizzamento su argomenti conformi e utili alla stabilizzazione dell’egemonia del pensiero unico e unipolare occidentale; un pensiero che vuole riprodurre se stesso all’infinito, preda di un fanatico delirio di potenza e del paradosso per cui impone con la forza la propria visione di storia universale, proprio in quanto portatrice intrinseca del concetto di tolleranza e di antropologia culturale, intesa appunto come scienza dell’altro (v. F. Cardini, La Deriva dell’Occidente).
Dunque, chi ha diritto al voto in Europa, oggi non ha alternativa e non vede alcuna speranza; tanto è vero che le percentuali di affluenza al voto sono mediamente molto basse.
Le masse votanti sbandano qua e là, alla ricerca di un qualcosa in cui credere e alla ricerca di un benessere perduto; masse sempre meno colte, inconsapevoli, culturalmente liquefatte e manipolate da tecniche manipolatorie messe a punto negli ultimi decenni, vagano da un partito all’altro, a volte anche in pericolose derive nazistoidi, alla ricerca di qualcosa che possa proporre una visione nuova e salvifica, in un mondo sempre più distopico e lontano dalle prospettive di crescita sociale ed economica, protetta da stati sovrani e dalla società e che era o che tendeva a essere l’Europa del secondo dopoguerra e che progressivamente è stata limata via.
La storia tuttavia ci insegna che, come voleva Wilhelm Wundt, per eterogenesi dei fini, la manipolazione degli eventi non può avere eterno successo e crea inevitabilmente quelle contraddizioni che si vedono ormai chiaramente nella crisi della politica europea in generale e oggi anche nel ribaltamento dei paradigmi che hanno governato gli Stati Uniti negli ultimi decenni e che sfuggono inevitabilmente prima o poi al controllo di chi tenta di tenere i fili della storia.
FONTE: https://www.lafionda.org/2024/11/20/assenza-di-alternative/
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