Il Mondo Oggi – Riassunto geopolitico della giornata
DA LIMENSONLINE (Di Mirko Mussetti)
MILLE GIORNI DI GUERRA
Ricorrono oggi in Ucraina i mille giorni dall’invasione su larga scala attuata dalla Russia il 24 febbraio 2022. Il presidente Volodymyr Zelensky cerca di infondere speranza alla popolazione e alle truppe al fronte, rimarcando la tempra di un popolo in guerra da ormai 33 mesi contro un nemico dotato di risorse superiori. Sul campo di battaglia la situazione risulta particolarmente gravosa per le Forze armate di Kiev. E l’arruolamento di nuovi combattenti procede a rilento. Difficilmente l’autorizzazione del presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden all’impiego di missili Atacms contro il territorio della Federazione Russa farà la differenza sul campo o segnerà una svolta nel conflitto. Il danneggiamento delle infrastrutture energetiche alle porte dell’inverno, cui si somma lo stop definitivo al transito di gas russo sul territorio dell’Ucraina a partire dal 1° gennaio 2025, è per il paese aggredito un fattore demoralizzante. L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca costituisce un’ulteriore preoccupazione per i vertici di Kiev, che temono il venir meno del supporto materiale (bellico e finanziario) a stelle e strisce.
Per approfondire: L’Ucraina dopo l’Ucraina
ISRAELE VS LIBANO
Il Libano e il gruppo paramilitare Hezbollah hanno accettato con riserva una proposta degli Stati Uniti per un cessate-il-fuoco con Israele, definendola il tentativo finora più concreto per porre fine ai combattimenti. Ali Hassan Khalil, collaboratore del presidente del parlamento libanese Nabih Berri, ha confermato la consegna di una risposta scritta agli Usa, aggiungendo che il negoziatore Amos Hochstein è atteso a Beirut per ulteriori colloqui. Tuttavia il primo ministro israeliano Binyamin Netanyahu ha dichiarato che lo Stato ebraico continuerà a condurre operazioni militari contro il Partito di Dio, anche in caso di accordo di cessate-il-fuoco con il governo del Libano. Parlando alla Knesset (parlamento monocamerale), “Re Bibi” ha sottolineato la necessità di garantire la sicurezza nel Nord di Israele e impedire al gruppo paramilitare filo-iraniano di ricostruire le sue capacità militari.
Per approfondire: I numeri di un anno di guerra
USA – TURCHIA
Gli Stati Uniti hanno messo in guardia la Turchia dal concedere asilo politico ai leader di Hamas. Sebbene alcuni esponenti del Movimento islamico per la resistenza della Palestina siano considerati terroristi negli Usa, l’ondivago alleato anatolico della Nato non considera il gruppo paramilitare un’organizzazione terroristica. La Turchia respinge le accuse secondo cui Hamas avrebbe trasferito il proprio ufficio politico sul suo territorio, sostenendo che i membri del gruppo palestinese visitano il paese solo saltuariamente.
Per approfondire: Gli Usa fuori dai piedi. Ecco l’obiettivo finale della geopolitica turca
REGNO UNITO – CINA
A margine del G20 di Rio de Janeiro il primo ministro del Regno Unito Keir Starmer ha incontrato il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping. I colloqui bilaterali segnano un cambiamento nella postura di Londra verso Pechino, dopo anni di tensioni su temi come la democrazia a Hong Kong, i diritti umani nel Xinjiang e le minacce informatiche globali. Il leader laburista ha puntato a migliorare le relazioni, bilanciando la critica alla Cina continentale con un focus sulla cooperazione commerciale e la proposta di maggior dialogo. Ma l’approccio di Starmer non sembra avere impressionato Xi, che in realtà è parso scocciato dalle parole e dalla presenza stessa del leader britannico. Non appena Starmer ha iniziato a criticare Pechino su presunte violazioni dei diritti umani, i funzionari cinesi hanno interrotto il faccia a faccia e intimato ai giornalisti britannici di abbandonare la sala.
Per approfondire: Dall’età dell’ora all’era glaciale: come finisce la sintonia tra Regno Unito e Cina
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