L’accordo UE-Mercosur al summit di Montevideo
di EASTWEST (Federico Larsen)
Tra il 5 e il 7 dicembre, in Uruguay, si riuniranno i presidenti del Mercosur per tentare di rilanciare un blocco in crisi da oltre un decennio. L’accordo con l’Unione Europea potrebbe essere lo strumento per riattivare sinergie che sembrano perdute.
Questo giovedì inizia il Summit del Mercosur a Montevideo, un evento centrale per il futuro del blocco commerciale. Durante l’incontro, oltre al passaggio di testimone della presidenza pro-tempore dall’Uruguay di Luis Lacalle Pou all’Argentina di Javier Milei — che lo scorso luglio aveva persino disertato il summit di Asunción — si discuteranno questioni cruciali. Dopo anni di stallo dovuti alle divergenze tra Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e, più recentemente, la Bolivia (appena integrata formalmente nel blocco), l’Accordo di Libero Scambio con l’UE è tornato al centro del dibattito, con rinnovata attenzione.
I negoziati per questo accordo sono iniziati nel 1999, ma solo nel 2019 si è raggiunto un timido pre-accordo, rimasto poi in sospeso. Recentemente, durante le riunione in preparazione agli incontri del G20 a Río de Janeiro, il Brasile di Lula da Silva ha spinto per la ripresa delle trattative, prospettando addirittura la firma di un’intesa definitiva entro il 2025. Anche la Commissione Europea, che rappresenta i 27 Stati membri nelle negoziazioni, ha mostrato ottimismo, intravedendo la possibilità di raggiungere un consenso nel breve periodo.
L’accordo creerebbe una delle zone di libero commercio più grandi al mondo, coinvolgendo 800 milioni di persone e quasi il 25% del PIL globale. A sostenerlo sono settori potenti da entrambe le sponde dell’Atlantico: il comparto automobilistico europeo (soprattutto quello tedesco), l’industria chimica e metalmeccanica, e il settore agroalimentare del Mercosur, guidato dall’industria della carne brasiliana e dalla produzione agricola argentina. La riduzione — o eliminazione — delle tariffe doganali offrirebbe a questi settori accesso privilegiato a mercati estremamente appetibili.
Per l’industria automobilistica europea, si aprirebbero spazi per competere con colossi giapponesi e statunitensi in America Latina, mentre i prodotti agricoli del Mercosur guadagnerebbero maggiore visibilità nei supermercati europei, con prezzi competitivi. Tuttavia, questa prospettiva suscita preoccupazioni. Da un lato, le industrie latinoamericane temono di non poter reggere la concorrenza europea; dall’altro, gli agricoltori europei — in particolare quelli francesi e polacchi — denunciano che non potranno competere con prodotti che non rispettano gli stessi standard ambientali e sanitari richiesti nell’UE. In Francia, ad esempio, si teme che l’accordo possa sacrificare l’agricoltura locale sull’altare dell’industria automobilistica tedesca, mentre in Sud America si paventa un ulteriore indebolimento dell’industria regionale e una condanna definitiva alla dipendenza dall’esportazione di materie prime.
Per il Mercosur, tuttavia, l’accordo rappresenta una sfida più profonda. Da anni gli analisti parlano di un blocco “in fase terminale”. Nato negli anni ’80 per ridurre le tensioni tra Argentina e Brasile e promuovere l’integrazione economica nel Cono Sud, il Mercosur include oggi un’unione doganale imperfetta e una zona di libero commercio in cui l’80% dei beni proviene da fuori il blocco. Le regole del Mercosur, sancite dal Protocollo di Ouro Preto del 1994, impediscono ai membri di negoziare accordi commerciali individuali, ma le profonde differenze economiche e politiche tra i paesi membri hanno spesso bloccato l’integrazione.
Questa stagnazione ha portato ogni paese a sviluppare strategie commerciali proprie. Il Brasile si muove nell’ambito dei BRICS, l’Argentina di Milei guarda a Stati Uniti e Israele, l’Uruguay spinge per un accordo di libero scambio con la Cina e il Paraguay mantiene relazioni uniche come uno dei pochi paesi al mondo a riconoscere Taiwan. La mancanza di una visione comune rende complessa qualsiasi strategia a lungo termine, incluso l’accordo con l’UE.
Tra i principali ostacoli emergono richieste come quella francese di rinegoziare l’accordo per includere standard ambientali più severi, una posizione che l’Argentina ha contrastato abbandonando il summit della COP29 a Baku. Altre tensioni riguardano la possibilità per i singoli paesi del Mercosur di negoziare accordi bilaterali, una proposta sostenuta dall’Uruguay per dialogare con la Cina. Proprio il padrone di casa, Lacalle Pou, si trova inoltre in una posizione peculiare: le elezioni della scorsa settimana hanno sancito il ritorno al potere della sinistra del Frente Amplio, e il presidente eletto Yamandú Orsi – che ha già visitato Lula per coordinare una posizione comune in vista del Summit – sarà presente durante l’incontro di questo weekend.
Per i governi del Mercosur, dunque, il summit di Montevideo appare più come un’occasione per ricostruire una certa armonia interna piuttosto che per definire i dettagli dell’accordo con l’UE. Tariffe doganali, flessibilità normativa e negoziati bilaterali saranno i temi centrali del dibattito, nel tentativo di salvare un progetto di integrazione sempre più frammentato.
FONTE: https://eastwest.eu/it/laccordo-ue-mercosur-al-summit-di-montevideo/
Commenti recenti