India-Pakistan: tra tensioni diplomatiche e rischi di guerra
di IL CAFFÈ GEOPOLITICO (Simone Pelizza)
In 3 sorsi – Alla fine la tanto attesa risposta indiana all’attentato terroristico in Kashmir del mese scorso è finalmente arrivata, con una serie di attacchi missilistici su diverse località del Pakistan. Denominata “Operazione Sindoor”, l’azione militare di Delhi mette Islamabad in una difficile posizione e accresce il rischio di guerra tra i due Paesi.
1. UNA RAPPRESAGLIA ANNUNCIATA
Nel corso della notte italiana il Governo indiano ha annunciato una serie di attacchi missilistici su alcune località del Pakistan. Denominata “Operazione Sindoor“, l’azione militare di Delhi è la risposta al sanguinoso attentato nel Kashmir indiano del 22 aprile scorso, dove un commando di terroristi soprese e uccise 28 turisti nell’area di Pahalgam. Le vittime erano prevalentemente indù, falciate a colpi di mitra e carabina dopo essere state costrette a rivelare la propria appartenenza religiosa. L’attacco è stato inizialmente rivendicato dal Resistance Front (TRF), considerato una costola del gruppo jihadista Lashkar-e-Taiba, ed è stato legato sin da subito dalle autorità indiane al Pakistan, da sempre rifugio di gruppi militanti opposti al controllo indiano di parte del Kashmir. Islamabad ha ovviamente negato ogni responsabilità, chiedendo un’inchiesta indipendente sull’accaduto, ma il Governo Modi ha messo in moto rapidamente una serie di ritorsioni diplomatiche e economiche contro il Paese vicino, compresa la sospensione del trattato sull’utilizzo del fiume Indo, e ha annunciato anche in diverse occasioni una forte risposta militare all’attacco di Pahalgam. Risposta che è arrivata infine nelle scorse ore.
2. RISCHIO ESCALATION
In un comunicato, Delhi ha presentato “Sindoor” come una “risposta focalizzata, misurata e non-escalatoria in natura”, sottolineando che nessuno degli attacchi è stato diretto contro installazioni militari pakistane. Sono affermazioni volte a rassicurare la comunità internazionale, ma l’impressione è comunque di una risposta più pesante del previsto e carica di rischi per la stabilità e la pace dell’Asia meridionale. Il Pakistan ha infatti condannato il “codardo attacco” indiano e ha promesso a sua volta una reazione militare “ad un tempo e luogo di propria scelta.” Può essere vista come una semplice minaccia per salvare la faccia, ma l’azione indiana ha messo il fragile Governo di Shehbaz Sharif in una posizione estremamente scomoda, costringendolo a dover contemplare azioni militari per salvare la propria reputazione internazionale. Inoltre l’alto numero di vittime degli attacchi di stanotte (26 secondo le Autorità pakistane) potrebbe accrescere la pressione interna per una risposta forte all’iniziativa indiana, mettendo quindi in moto una spirale pericolosa e difficile da controllare. Non a caso l’Esercito indiano ha già segnalato un’intensificazione degli scambi di artiglieria con le forze pakistane lungo la Linea di Controllo (LoC) del Kashmir, con diverse vittime tra la popolazione locale.
3. REBUS DIPLOMATICO
Diventa perciò cruciale l’impegno diplomatico dei Paesi della regione e delle principali potenze internazionali (USA, UE, Russia, Cina) per frenare la spirale del conflitto. Un primo invito alla moderazione è probabilmente arrivato a Delhi dal Ministro degli Esteri iraniano Abbas Aragchi, in visita oggi nella capitale indiana dopo essere stato a Islamabad la scorsa settimana. Impegnata in un difficile negoziato con Washington, Teheran non ha alcun interesse ad un conflitto al proprio confine orientale, già messo a rischio da infiltrazioni terroristiche e dal separatismo dei beluci. Da parte sua la Cina ha invece espresso “rammarico” per gli attacchi indiani e ha invitato entrambi i Paesi ad evitare ulteriori azioni di forza che peggiorino la situazione. Per Pechino la crisi è decisamente pericolosa, visti i legami sempre più stretti con il Pakistan e il controllo di parte del Kashmir ottenuto con la vittoriosa guerra contro Delhi del 1962, ma non è ancora chiaro come intenda muoversi per scongiurare un’ulteriore escalation tra le due parti. Così come non è chiaro cosa intenda fare la Casa Bianca, le cui simpatie verso Modi hanno probabilmente contribuito a spingere il leader indiano verso una soluzione di forza del confronto con Islamabad. Come la Cina, anche Trump ha espresso dispiacere per gli eventi di stanotte e il Segretario di Stato Rubio ha detto di stare monitorando la situazione. Tuttavia, visti i “chiari di luna” dell’attuale politica estera statunitense, è difficile al momento delineare un’iniziativa diplomatica forte da parte di Washington per scongiurare il rischio di uno scontro ancora maggiore tra i due Stati nucleari dell’Asia meridionale.
FONTE: https://ilcaffegeopolitico.net/998227/india-pakistan-tra-tensioni-diplomatiche-e-rischi-di-guerra
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