Le frasi celebri di Netanyahu e le benefiche iniziative del “mondo libero”
da TERMOMETRO GEOPOLITICO (Fulvio Scaglione)
Un giorno bisognerà raccogliere le “frasi celebri” del premier genocida di Israele, Benjamin Netanyahu. Per esempio, questa: “Noi diamo la caccia a Hamas, non perseguitiamo la popolazione civile”. O quella per cui “abbiamo fatto migliaia e migliaia di prigionieri e non ce n’è uno denutrito”. O quella, commovente, per cui “tutti stiamo pagando un prezzo alla guerra, mio figlio per la seconda volta ha dovuto annullare le nozze”. Fino all’ultima (per ora), seguita ai bombardamenti Usa sull’Iran: “Trump sta guidando con coraggio il mondo libero”. Versione aggiornata della stupende ammissione del cancelliere Friedrich Merz: “Israele sta facendo il lavoro sporco per noi”.
D’accordo. Allora vediamo un po’ che cosa sta facendo questo nostro mondo libero, nel tempo che gli resta tra la caccia ai putiniani e l’imposizione della censura, che da anni ormai impera in Israele e non solo lì. Be’, per dirne una la scorsa settimana ha ucciso diverse centinaia di palestinesi, in gran parte ammazzati mentre cercavano di procurarsi un po’ di cibo. Ma forse non siamo stati noi del “mondo libero” ma i marziani, visto che Netanyahu giura e rigiura che non ce l’ha con i civili e che i palestinesi, grazie alle benevoli politiche israeliane, non soffrono la fame. Netanyahu, quello che ringrazia il “mondo libero” che con le bombe Usa (ma non solo le loro) si batte contro la minaccia atomica iraniana. Perché, dice il premier di Israele, gli ayatollah erano a tanto così dalla bomba. È vero, diceva la stessa identica cosa (come ha ben ricostruito Andrea Nicastro sul Corriere della Sera) dieci anni fa, tredici anni fa, diciannove anni fa e trent’anni fa, e tutte le volte (compresa questa) era una panzana, ma di fronte a un “pericolo esistenziale” (copyright Vladimir Putin) il “mondo libero” mica può stare a cavillare, no?
Il mondo libero non sta mai con le mani in mano. Dopo aver affamato milioni di siriani per anni nella speranza di buttar giù Bashar al-Assad, si è sbrigato ad accettare la presa di potere da parte dei qaedisti di Hayat Tahrir al-Sham, i pupilli di Recep Tayyep Erdogan, anche lui a quanto pare in questa occasione parte del mondo libero. Li ha sdoganati, li ha coperti anche quando hanno ammazzato qualche centinaio di alawiti, ha tolto loro di dosso le sanzioni. Ma nello stesso tempo ha dato via libera a Israele per bombardare la “nuova” Siria, quella che non aveva alzato un dito contro Israele, quella cui i leader Ue e Donald Trump non smettono di stringere la mano. Risultato: un pezzo di Siria occupato da Israele, il presidente ad interim Mohammed Al-Sharaa ridotto al ruolo di precario sindaco di Damasco e il terrorismo che riparte: l’Isis ha appena mandato uno dei suoi fanatici a farsi esplodere nella chiesa di Sant’Elias (dove chi scrive è stato, a differenza di quasi tutti i parolai da Tv), uccidendo venti persone. Il diritto internazionale, con i bombardamenti e l’occupazione? Eh dai, quando ci vuole ci vuole.
A proposito di diritto internazionale. Mentre si intrattiene con il Medio Oriente, il mondo libero sembra aver perso un po’ di vista il centro dell’Europa, dove i missili e i droni del Cremlino stanno smontando pezzo per pezzo la struttura industriale dell’Ucraina, mentre villaggio dopo villaggio le truppe russe avanzano verso Ovest lungo un fronte che negli ultimi tempi si è allungato di 200 chilometri. Gli strateghi nostrani vanno in Tv e spiegano che sì, succede questo, ma i russi subiscono perdite immense. Sarà. Ma i russi hanno appena restituito all’Ucraina più di 6 mila corpi di soldati ucraini caduti in battaglia (uno degli spettacoli più orridi di questa guerra, ne abbiamo parlato qui) e gli ucraini ne hanno restituiti 57. Forse c’è qualche conto che non torna ma il mondo libero preferisce non parlarne, vedi mai che qualcuno capisse male.
E così avanti, verso il sol dell’avvenire. Perché questa specie di sanguinoso carnevale che chiamiamo “mondo libero” ha una caratteristica particolare: la capacità di dimenticare. Dimenticare l’Afghanistan, l’Iraq, la Siria, la Libia e quant’altro. Vedrete, basta aspettare e dimenticherà anche l’Ucraina. E vien da pensare che il nostro mondo soffra di una sola malattia: l’eccesso di libertà. Troppa libertà di decidere che cosa deve andar bene per tutti, troppa libertà di sparare a chi non si allinea. Somigliamo sempre più a quello della vecchia barzelletta. Un giovane di colore cerca casa e si scontra con una serie di rifiuti, sempre più chiaramente dovuti al colore della sua pelle. All’ennesima porta in faccia, il giovane sbotta: ma lei è razzista! E il padrone di casa replica: no, sei tu che sei ne*ro.
FONTE: https://www.facebook.com/share/p/15nMKDteFp/
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