Un’operazione di propaganda e nient’altro.
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Matt Martini)

Il continuo battere dei politici conservatori sulle radici ebraico-cristiane dell’Europa è senza mezzi termini un’operazione di ingegneria culturale. Un’operazione di propaganda e nient’altro.
Perché inventare un continuum giudaico-cristiano fra il cristianesimo e l’ebraismo, come fa sovente una parte del mondo protestante (soprattutto evangelico), fa torto a entrambe le religioni.
Atteso che rispetto e studio la tradizione ebraica, in particolare quella esoterica e mistica della Cabala – che peraltro non è considerata esclusiva dei soli ebrei, a differenza della Torah – in un’ottica di pura e semplice correttezza intellettuale, la cultura ebraica, in particolare talmudica, ha influito ben poco nella costruzione dell’identità dei popoli europei in generale. Diciamo a titolo d’esempio che la stragrande maggioranza degli europei non ha mai saputo cosa fosse il Talmud, e anche oggi, al di là degli studi specialistici, è noto al massimo come nozione di cultura generale e nulla più. Sul fatto poi che lo stesso cristianesimo, sia latino che orientale, debba forse più ad Atene che Gerusalemme, o quanto meno a entrambe, si è già detto molto.
Certamente le comunità ebraiche in Europa hanno dato un contributo culturale – quella di Roma è più antica dello stesso cristianesimo tra l’altro – e tuttavia ad esempio il contributo alla filosofia europea o mondiale del tempo (mi viene in mente solo Mosè Maimonide) è piuttosto modesto. Questo forse anche a causa della tendenza alla chiusura rispetto alle aspirazioni universalistiche di religioni come l’Islam e appunto il cristianesimo.
Ad ogni modo, certamente l’ebraismo ha lasciato una traccia nella cultura e nella civiltà europea, una traccia che comunque, con tutto il rispetto, è abbastanza marginale e minoritaria, sia in termini qualitativi che quantitativi. Andrebbe considerata certamente, ma a quel punto bisogna inserire anche l’influsso islamico ad esempio nei paesi dell’Europa Meridionale, Spagna, Sicilia e nei Balcani.
Sostanzialmente, se si deve aggiungere dell’altro al flusso “cristiano” nella cultura e civiltà europea, si può certamente pensare alle minoranze ebraiche, ma allora allo stesso modo queste radici devono considerare anche l’influsso islamico, quello cataro, e quello delle varie eresie cristiane, oltre a quelli del residuo pagano nella cultura popolare, senza trascurare che una nazione europea, la Lituania, è rimasta pagana e politeista fino al XV secolo.
Quindi, o queste radici sono troppo larghe per essere riassunte dall’etichetta “giudaico-cristiana” o troppo ristrette per poterci inserire a pieno diritto l’ebraismo.
Senza contare, e qui farò incazzare non poco i conservatori, che l’identità europea, ci piaccia o no, ha abbracciato un sentiero di secolarizzazione con il razionalismo e l’illuminismo, che hanno influito eccome sulla nostra identità culturale, in particolare sul piano del diritto. L’Europa ha anche radici illuministe, che non vengono mai ricordate, e queste non hanno molto di confessionale e – in un certo senso questo è anche un bene.
Quando quando si parla in termini così retorici delle radici “giudaico-cristiane” si nasconde un lavoro lobbistico di quelli che hanno, nei decenni recenti, plasmato e portato tutti i movimenti politici di destra in Europa, su posizioni filo-sioniste.
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