Oltre la Propaganda, Dentro il Conflitto
da CONFLITTI E STRATEGIE (Gianni Petrosillo)

La Lezione di La Grassa sui gruppi dominanti in lotta per la preminenza
Mettiamo un po’ d’ordine tra i falsi proclami e le astuzie con cui i leader europei mascherano la loro propaganda, iniziando ogni discorso denunciando una presunta propaganda russa che si starebbe diffondendo capillarmente nelle nostre società e avvelenandole con le sue menzogne. È necessario mettere subito i puntini sulle i, è vero che oggi esiste una lotta tra propagande contrapposte, ciascuna impegnata a infiltrarsi nel campo avversario e, soprattutto, a uniformare il proprio sistema sociale a un’unica versione dei fatti, ma esiste anche una tendenza storica che mette in risalto alcune menzogne evidenti.
Quando i leader europei parlano di “guerra ibrida”, non si stanno rivolgendo all’esterno, bensì all’interno dei propri sistemi. Si tratta di operazioni speciali che contraddicono apertamente i presunti principi democratici di cui si vantano, in contrapposizione alle potenze revisionistiche che minerebbero l’ordine internazionale. In realtà, siamo davanti a una stretta autoritaria sulle proprie popolazioni, non a una guerra ideologica contro Russia e Cina. Il timore vero è che il castello di falsità che hanno costruito possa crollare.
E in che cosa consiste questo castello di falsità che con la guerra ibrida vogliono coprire se non nel fatto che l’Europa non sia un’entità politica indipendente ma completamente sotto il controllo degli Stati Uniti. Va però chiarito che essere sotto il controllo americano non significa essere dipendenti da un unico soggetto. Parliamo di Stati Uniti come se fossero un monoblocco politico, ma così non è. Gli Stati Uniti sono la potenza imperiale che controlla il nostro destino, ma al loro interno si confrontano gruppi di potere diversi che cercano di imporre sull’Europa la propria visione dell’impero.
Le attuali classi dirigenti europee guardano a Trump come fumo negli occhi perché collegate ad altri settori americani antitrumpiani, gli stessi che avevano in Biden il punto di riferimento. È evidente che queste élite europee siano in difficoltà, devono adattarsi a un diverso approccio politico che porta con sé una nuova concezione dell’azione americana sull’Europa e sui suoi avversari.
Alla luce di ciò, quando i leader europei, in blanda dissidenza con Trump, perché pur non essendo sulla sua linea non possono spingersi troppo oltre, propongono di sostituire la NATO con un esercito europeo per combattere la Russia, fanno semplicemente ridere. Se davvero si formasse un esercito europeo autonomo, e il concetto stesso è fragile perché l’Europa non è una federazione, non esiste un governo unico, e siamo ancora francesi, tedeschi, italiani, spagnoli, i primi a intervenire sarebbero proprio gli americani, che non avrebbero nemmeno bisogno di invaderci, avendo già basi diffuse sul nostro territorio. A quel punto, conosceremmo la guerra in tutte le sue forme, prima terroristiche e poi convenzionali, e a portarcela sarebbero gli americani e non i russi.
C’è di più, quando gli europei affermano che, anche se Trump si disimpegnasse dall’Ucraina, loro continuerebbero a sostenerla, non sono loro a parlare, ma un altro settore del sistema americano, quello opposto all’attuale Presidente. Dietro i presidenti degli Stati Uniti agiscono, più o meno silenziosamente, conflitti tra gruppi dominanti contrapposti, all’esterno gli USA appaiono come un’unica entità, ma non lo sono. L’egemonia politica interna si sposta a seconda delle fasi, e questi gruppi si influenzano reciprocamente, ottenendo vantaggi o svantaggi indipendentemente dall’etichetta politica del presidente di turno.
È chiaro che l’Europa, quando alza la voce, parla con le corde vocali di qualcun altro, perché non decide nulla, esegue ordini spesso contraddittori e, se sbaglia nel decodificarli, i suoi leader vengono sostituiti. È probabilmente ciò che accadrà presto a una parte consistente dell’attuale classe dirigente europea, incapace di interpretare correttamente i diktat statunitensi, sempre più difficili da eseguire perché non univoci a causa del riposizionamento Usa in un mondo sempre meno unipolare. Chi sbaglia paga per tutti, questo perché gli americani sono i padroni dell’Europa e spetta ai sottoposti capire come eseguire gli ordini e fino a dove possono spingersi nel tradurli in atti concreti.
Una cosa è certa, l’Europa non può creare nulla che sfugga al controllo dell’impero, figuriamoci un esercito europeo al di fuori della catena di comando statunitense. Questo rende evidente che chi denuncia con foga la “propaganda russa” è, in realtà, il vero propagandista. Intellettuali e politici di supporto sono oggi modesti, non riescono a elaborare una narrazione più credibile della retorica sulla democrazia in pericolo e sullo scontro tra civiltà del diritto e autocrazie, mentre contemporaneamente cercano di comprimere i diritti dei cittadini dissenzienti, a dir il vero pochi e disorganizzati.
Per carità, anche se con più slancio emotivo essendo rinata dopo la caduta dell’Urss, neppure la Russia brilla di novità, la suq propaganda non riesce a produrre grandi sistemi di pensiero come un tempo, limitandosi a difendere un passato glorioso e tradizionale che l’Occidente vorrebbe cancellare introducendo idee sociali bizzarre come la cancel culture. Anche la Cina offre una visione contraddittoria, quella di un “socialismo di mercato” che mescola vecchio e nuovo e ossimori incauti senza suscitare grandi entusiasmi.
Siamo in attesa di grandi idee, adeguate alle nuove tensioni globali, capaci di mobilitare davvero le masse, come accadde un tempo con comunismo, fascismo, nazismo e con la stessa democrazia. Oggi nessuno è disposto a difendere la patria per il diritto a contrarre matrimoni eterogenei o per l’abolizione del Natale o perché dalle pareti delle scuole scompare il crocefisso. Il mondo attende una nuova visione del futuro, una promessa di rinnovamento radicale del destino umano. Finché non emergerà una nuova grande ideologia (in contrapposizione alle precedenti o ad altre ugualmente nascenti) capace di infiammare gli animi, le masse non avranno una ragione meno banale per sacrificarsi.
Oggi studiare il pensiero di La Grassa sarebbe un vero toccasana per comprendere ciò che sta accadendo a livello di conflitto strategico tra gruppi dominanti, sia nella formazione capitalistica globale sia nelle dinamiche interne alle varie aree geopolitiche e ai singoli Stati. Ma forse proprio perché queste dinamiche devono restare inaccessibili ai più, i suoi studi sul conflitto nella società contemporanea continuano a essere relegati a un numero ristretto di lettori realmente interessati, insegretiti da media e accademia.
FONTE: https://www.conflittiestrategie.it/oltre-la-propaganda-dentro-il-conflitto





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