La cricca di Ursula e noi: considerazioni a partire dal libro di Frédéric Baldan
di LA FIONDA (Lorenzo Palaia)

Il 17 ottobre di quest’anno è uscito Ursula gates: la Von der Leyen e il potere delle lobby a Bruxelles, edito in Italia da Guerini e Associati. Pochi giorni dopo l’autore Frederic Baldan si vede bloccare i conti correnti posseduti presso gli istituti Nagelmackers e ING; non solo i suoi, ma quelli della moglie e del figlio. Una pratica nota come debanking, spesso usata dalle banche senza giustificazioni o avvertimenti che non siano una generica e opportunistica difesa della propria reputazione. Ma da cosa dovevano difendere la propria reputazione? Dalla encomiabile attività dell’autore, ex lobbista presso l’UE, che ha deciso da qualche anno di dedicare il suo tempo e le sue risorse a mettere a nudo l’intrico di potere pubblico e interessi privati che si è impossessato delle nostre istituzioni e che ci governa fingendo di difenderci e di lavorare per il progresso. Ecco quindi che la mossa dei banchieri si dimostra una chiara ritorsione per l’attivismo di Baldan, che non è nuovo a vendette di questo tipo: nel luglio 2023 infatti il suo accredito di lobbista del settore aeronautico viene ritirato senza motivazioni plausibili, pochi mesi dopo aver avviato un’azione penale presso le autorità belghe contro Ursula von der Leyen.
Non abbiamo sentito molto parlare di queste misure ritorsive sui media, per i nostri giornalisti inspiegabilmente prive di interesse pubblico: anzi spiegabilmente, perché come spiega il nostro Thomas Fazi l’UE paga giornali e agenzie per diffondere la propria buona immagine presso l’opinione pubblica, non solo quella europea ma persino quella dei paesi “contesi” con il “nemico”: Moldavia, Georgia e ovviamente Ucraina. E chi non prende soldi si adegua per conformismo, con il risultato che il giornalismo blasonato si caratterizza per essere in gran parte propaganda. Ecco perché oggi, di fronte a una politica che è mera apparenza, o meglio, che fa di tutto per costruirsi un’immagine positiva con operazioni di informazione ben congegnate e ben finanziate, si fa sempre più difficile il compito di chi, inascoltato, cerca di mettere a nudo il re, in questo caso la regina. Tanto più che questa cricca al potere[1] utilizza un linguaggio accattivante per i cittadini più coscienziosi: ambientalismo, inclusione, progresso, lotta alle disuguaglianze, pace e chi più ne ha più ne metta; si viene còlti da conati quando il gioco viene smascherato e sotto quelle parole, secondo una prassi ormai nota come neolingua orwelliana, si scopre il loro esatto contrario. Si spiega almeno in parte così a mio avviso ciò che Baldan chiama ipnosi collettiva, ovvero il conformismo generalizzato che ha portato ad accettare come normale ciò che sarebbe assurdo: una popolazione utilizzata per sperimentare su larga scala un farmaco nuovo non sperimentato, acclaratamente portatore di gravi e numerosi effetti nocivi, con la scusa (che ora sappiamo menzognera) di proteggerla dalla trasmissione del virus. Eppure l’ipnosi collettiva non si limita certo al covid e neanche agli ultimi anni: che dire infatti del trattamento riservato alla Grecia, cui dopo essersi spogliata della moneta con l’ingresso nell’euro il banchiere centrale ha detto (e fatto) “o firmate il memorandum oppure vi chiudo le banche”, fatto passare per un giusto e necessario atto di giustizia finanziaria dovuto alla pigrizia degli ellenici? E dell’imposizione al nostro paese di presidenti del consiglio non eletti, calati da grandi banche private dietro l’accusa al nostro popolo di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità? E della partecipazione ai bombardamenti sulla Libia fatti passare come dovere di protezione della popolazione afflitta? Senza poter dimenticare il grande punto di svolta della guerra americana al terrorismo, che ha inaugurato un nuovo grande sistema di sorveglianza sulla popolazione rivelatoci grazie al coraggio di persone come Edward Snowden. Qual è il legame tra tutti questi eventi? L’autore non parte da così lontano, ma la sua tesi sulla gestione del covid è che “non si trattasse di ‘guerra a una virus’, ma di creare un precedente per introdurre misure eccezionali e in modo da renderle permanenti in seguito, come nel caso della guerra al terrorismo”[2]. Credo quindi di non aver deformato troppo il suo pensiero menzionando questa breve sequela storica.
Eppure, mentre denunciare la guerra o la cannibalizzazione della Grecia era più facile almeno per la sinistra, sulle misure ambientaliste e sui vaccini ciò si rende molto più difficile a causa del linguaggio apparentemente troppo familiare per quella famiglia politica, motivo per cui oggi i primi denuncianti della nuova cricca, quella rappresentata dalla Von der Leyen, sono soprattutto partiti di destra, inclusa la destra americana trumpiana di cui quella europea è un’interlocutrice. Non è il momento qui di esaminare la complessa geografia politica anti-sistema attuale, fatta (a destra) di non scontati apparentamenti e commistioni tra tradizionalismo religioso, escatologia, conservatorismo, critica al liberismo, giustizia sociale, non-interventismo della politica estera ma anche spesso razzismo ecc. Lo stesso Baldan lamenta di potere aver contato, nel suo lavoro di investigazione, solo su una sparuta pattuglia di europarlamentari degli estremi opposti dell’arco, più qualche verde, tra cui ricorda con commozione la scomparsa deputata verde francese Michèle Rivasi.
Mettiamo allora le mani avanti e prima di entrare nel nucleo del libro avvertiamo che l’autore stesso non vuole passare per complottista giacché, questo depone a suo favore, non crede che la verità vada trovata in trame occulte:
Le istituzioni non hanno mai avuto bisogno di operare in segreto; basta che l’opinione pubblica non capisca un granché e che la popolazione se ne disinteressi perché possano decidere liberamente, promuovendo interessi diversi dal nostro.[3]
Ma Baldan non vuole passare neanche per anti-europeo o per sciovinista, tantomeno per un illiberale: premessa una giusta distinzione tra UE ed Europa, crede nei prinicipî della Carta di Nizza[4] e si fregia di provenire dalla città belga di Huy, luogo di nascita di un’antichissima carta delle libertà (1066) contemplante il diritto di resistenza. Dato perciò il suo animo sensibile ai valori civili, Baldan non si era mai particolarmente interessato all’affare dell’acquisto dei vaccini fin quando nell’estate del 2022, presenziando per motivi professionali a un incontro pubblico del personale di volo affetto dai danni da vaccino, viene per la prima volta a contatto con questa realtà e decide di impegnarsi per avere, in base al diritto di accesso agli atti, i contratti e i documenti riguardanti la trattativa d’acquisto. Non li ottiene. Nel gennaio 2023 emerge su larga scala lo scandalo degli sms, allorché il New York Times si rivolge alla giustizia europea contro il diniego della commissione a mostrare gli sms con cui la Von der Leyen – già reduce di un analogo scandalo sms durante il suo incarico di ministro della difesa in Germania – avrebbe negoziato direttamente l’acquisto dei vaccini Pzifer con l’amministratore della società Albert Bourla. Il caso si era aperto quando una relazione della Corte dei conti del Lussemburgo del settembre 2022 lamentava:
abbiamo chiesto alla commissione di fornirci informazioni sui contratti preliminari relativi a tale contratto […] La nostra richiesta è rimasta inevasa.[5]
Nell’aprile successivo Baldan intraprende l’azione penale contro la presidente della commissione per abuso d’ufficio, distruzione di documenti (dagli uffici era stata addotta, al diniego, la motivazione che gli sms sarebbero stati cancellati) e corruzione; lo fa in Belgio perché la neo-creata procura europea si era rivelata a dir poco inadeguata all’azione. Come abbiamo detto, nel luglio Baldan viene espulso dal registro dei lobbisti e ha bisogno quindi di appoggiarsi agli inviti di alcuni parlamentari per accedere agli edifici istituzionali e proseguire la sua inchiesta.
Per comprendere la portata della vicenda, parliamo dell’acquisto più grande della storia dell’UE, la quale ha speso 44,4 miliardi di euro nei confronti di Pfizer, 71 miliardi in totale, per comprare più di dieci dosi di vaccino per abitante. Di contro il costo per fiala, secondo un whistleblower[6], era di 80 centesimi di euro.[7] L’amministratore Bourla ha guadagnato invece la somma di 5,6 milioni di euro solo vendendo le azioni della società al momento più opportuno: il giorno dell’annuncio del vaccino. Convocato da una commissione del parlamento europeo per il 10 ottobre 2022 a chiarire alcuni aspetti riguardanti il vaccino e la trattativa per l’acquisto, Bourla non si presentava decidendo di mandare una sua delegata, Janine Small, la quale affermò chiaramente che il vaccino non era stato testato contro la trasmissione del virus e che i contatti per la compravendita erano avvenuti tramite sms. L’importanza in particolare della prima informazione è stata determinante, dal momento che l’imposizione dell’obbligo vaccinale, esplicito o surrettizio, si era basata sulla capacità del vaccino di interrompere la trasmissione.
Questo il quadro, ora entriamo nella trama. La tesi centrale dell’autore è che “l’obiettivo della sua ascesa [di Ursula] al potere è liquidare la democrazia a favore di un cambiamento sociale basato sul capitalismo degli ‘stakeholder’ e sul ‘precariato’.”[8] E ci fornisce un modello circostanziato di questo capitalismo degli stakeholder: un sistema di partenariato pubblico-privato, per dirla nei termini eufemistici del potere, in cui le istituzioni pubbliche – e in particolare l’Unione Europea – sono ridotte a camere di compensazione degli interessi privati, nonostante il sistema regolatorio del lobbismo che dovrebbe proprio evitare influenze indebite e occulte. Ad avviso di Baldan le lobby che hanno maggiore influenza in Europa sono: Bruegel, Carnegie, Chatham house, Council on foreign relations, European council on foreign relations, Peterson institute for international economics e Stifftung Wissenschaft und Politik. Ma al di là dei soggetti registrati, gli stakeholder in cima alla scala sarebbero fondazioni come il Wellcome trust, la fondazione Gates, la fondazione Rockefeller, nonché governi, operatori finanziari quali Blackrock, e anche attori coalizzati come il World economic forum (WEF) di Davos, che insieme alla fondazione Gates troverete forse tra i nomi più menzionati del libro a fianco a quello della Von der Leyen; al di sotto, gli emissari di queste fondazioni come gli young global leaders (giovani leader globali) del WEF, tra i quali nomi del calibro di Emmanuel Macron e Nicolas Sarkozy.[9] Tra i metodi di questo capitalismo pubblico-privato, un vero e proprio sistema, il più importante è quello delle classiche porte girevoli, per cui il controllato diventa controllore e viceversa. [10]
È interessante la somiglianza che Baldan trova tra i metodi dello spionaggio e quelli del lobbismo, cui possiamo aggiungere agilmente quelli del giornalismo, proprio in virtù del fatto che il confine tra raccolta delle informazioni e loro utilizzo per influenzare è molto sottile: ciò è ben visibile nel caso Hill & Knowlton, l’azienda ingaggiata per organizzare la campagna di convincimento sul vaccino Pfizer, con il preciso mandato di potenziare l’immagine del vaccino e la “fiducia nella scienza”, sotto il motto emblematico Science will win.[11] La stessa azienda aveva organizzato la campagna di propaganda a favore della prima guerra del golfo, con la messinscena della falsa testimonianza dell’infermiera kuwaitiana di fronte al congresso americano, rivelatasi poi essere la figlia dell’ambasciatore del Kuwait: la falsa testimone giurava di aver visto i bambini tirati fuori dalle incubatrici dai soldati iracheni, ciò che bastò a scatenare l’indignazione pubblica necessaria a legittimare la guerra. Saremmo di fronte quindi a un sistema pubblico-privato-mediatico sui cui scopi Baldan ha una precisa opinione: si tratterebbe di strategie per implementare quei cosiddetti beni pubblici globali (come il green pass) che servirebbero ad attuare una governance globale “prima ancora che tutti i governi rinuncino alla loro sovranità nazionale”.[12] È discutibile che si possa davvero arrivare a un governo mondiale, ma a una governance – cioè a una forma di gestione di alcune funzioni di governo sulle quali lo Stato non sarebbe più sovrano, come effettivamente è successo con l’UE – è molto più probabile e ciò sembrerebbe in molti casi già in essere. Ma una analogia tra UE e ONU,[13] sia per genesi storica che per natura giuridica, è discutibile a meno che non ci si riferisca in particolare ad agenzie come l’OMS, le quali indubbiamente sono uno strumento di governance globale. Giova ricordare che tra i principali finanziatori dell’OMS ci sono, oltre agli Stati Uniti, la fondazione Gates e GAVI (a sua volta finanziata dalla fondazione Gates). Di questa governance globale, secondo l’autore, la Cina sarebbe una parte integrante, tanto che l’UE avrebbe ripreso molte cose dalla Cina: dal credito sociale che avrebbe ispirato il green pass, alla pubblicità You are EU per le europee del 2024.[14] Tale deduzione viene basata sulla collaborazione tra Cina, ONU e WEF per l’attuazione dell’agenza 2030.[15] Addirittura, l’UE starebbe andando verso un modello di socialismo alla cinese (sic!).[16] Questo sembra francamente eccessivo e motivato dalla personale visione che l’autore ha della Cina. Appare lucida invece la constatazione della contraddizione tra il modo cinese di intendere la governance globale e quello occidentale: il primo opportunistico, vòlto a trarne i vantaggi e finalizzato infine al multilateralismo; il secondo vòlto al mantenimento del dominio unilaterale.[17]
Nel 2021, in piena pandemia, Ursula Von der Leyen vola a Washington, invitata dal Consiglio atlantico[18], per conferire il premio dell’anno ad Albert Bourla. Nel 2022 sempre Ursula riceve a New York il premio della fondazione Gates per la rapidità e l’efficacia con cui l’UE ha affrontato la “lotta al virus”. Si tratta di due casi simbolo per capire la trama di quel capitalismo degli stakeholder che ha come suoi esecutori, a fianco ai soggetti privati quali i giovani leader globali, istituzioni pubbliche come la commissione e il parlamento europei. Ce ne sono tanti altri che il libro di Baldan ricostruisce, come la nomina, sempre nell’ambito della pandemia, di Peter Piot a consigliere speciale della presidente: un personaggio legato di nuovo alla fondazione Gates e al WEF, particolarmente nell’àmbito del Global burden disease, un grande progetto di raccolta di dati sanitari su scala mondiale. Oltre a ciò, l’azienda Microsoft di Bill Gates ha avviato un progetto chiamato AI for health (Intelligenza artificiale per la salute) che secondo la ricostruzione di Baldan avrebbe lo scopo di raccogliere le cartelle cliniche della popolazione per monitorare a distanza gli effetti dei farmaci somministrati.[19] Sappiamo che uno dei principali obiettivi della commissione Von der Leyen è la digitalizzazione anche in campo sanitario, come promosso dallo European health summit cui partecipano sia Pfizer sia Microsoft. La tesi dell’autore in merito alla gestione della pandemia è che il fine non fosse la “lotta al virus”, ma la sperimentazione su larga scala dei vaccini a base di RNA e la raccolta massiva di dati a distanza sui loro effetti, con l’obiettivo ultimo di studiare il genoma umano avendo a disposizione un enorme laboratorio reale.[20] Non è un segreto del resto, se pensiamo ad esempio agli interessi sulla manipolazione genetica in agricoltura e ai suoi recenti avanzamenti in campo normativo, che il genoma è l’ultima frontiera della ricerca scientifica e insieme dell’investimento capitalistico. Dato il fine, è chiaro che la ricerca sulle terapie anti- covid ulteriori rispetto al vaccino dovevano essere ostacolate: ne è una dimostrazione lo scandalo Lancet, la prestigiosa rivista scientifica che pubblicò uno studio a sfavore di alcuni farmaci anti-covid in sperimentazione; nonostante l’articolo venisse ritirato pochi giorni dopo dai suoi stessi autori per l’inaffidabilità dei dati, i risultati provocarono la sospensione permanente della sperimentazione. Il trapelamento di alcuni documenti riservati dell’esercito americano, firmati dall’ufficiale Joseph Murphy, ha poi rivelato che l’esercito era a conoscenza dell’esistenza di cure efficaci.
Il modo in cui è stata preparata la gestione della crisi sanitaria non fu quindi improvvisato: l’autore mostra come la sperimentazione di prototipi del pass vaccinale antecedenti a quello covid venisse da fondazioni legate al WEF e finanziate tra gli altri anche da Rockefeller;[21] inoltre, già dal 2017 Bill Gates avvertiva della necessità di creare vaccini a base genica per affrontare nel più breve tempo possibile possibili rischi bioterroristici. A tal fine in quello stesso anno veniva creata CEPI, una coalizione composta dalla fondazione Gates, il WEF, il Wellcome trust e altri soggetti.[22] Nel settembre 2020 viene creato HERA, lo strumento della commissione per la produzione e la distribuzione dei vaccini nell’ambito dell’emergenza sanitaria, che collabora proprio con CEPI.[23] Dall’altro lato dell’Atlantico succede qualcosa di analogo: nel 2020 viene lanciata l’operazione militare Warp speed, per la produzione di vaccini anti-covid, formata da diversi soggetti pubblici e privati. Warp speed gestisce l’operazione Activ, cui prendono parte tra gli altri la solita fondazione Gates, il Wellcome trust, nonché Pfizer e le stesse istituzioni europee, oltre all’OMS. Gli stessi soggetti privati, insieme a GAVI e CEPI, partecipano all’iniziativa Act-A dell’OMS per la distribuzione globale dei vaccini.
Di fronte a un quadro così intricato di connivenze e conflitti di interessi, da alcuni chiamato eufemisticamente partenariato pubblico-privato, da altri con una locuzione un po’ difficile capitalismo degli stakeholder, dove la soluzione di continuità tra pubblico e privato è davvero difficile da trovare, ci si può domandare se il termine tecnocrazia spesso usato per descrivere questo sistema sia adeguato allo scopo o se non induca invece a pensare che esista davvero una tecnica della politica, la cui agenda sarebbe quindi obbligata e in certo senso frutto di “studio da manuale”. Esistono certamente funzionari strabordanti, con una loro forte visione, in qualche modo dei politici loro stessi, non eletti, come dimostrano queste dichiarazioni trapelate di Sandra Gallina, direttrice generale del settore salute della commissione, del novembre 2022:
I miei colleghi giuristi mi dicono, sapete, nei trattati c’è scritto questo e quello, quindi non puoi farlo, Sandra […] Allora io dico: “me ne infischio, la gente lo vuole, troveremo un modo per farlo”. […] è il modo in cui si crea l’Europa! Se si crea l’Europa seguendo solo il testo, si resta immobili.[24]
Ma il sistema nel suo complesso si basa su ben altro che su funzionari strabordanti. Viene da domandarsi se anche il concetto di democrazia sia adeguato a descrivere i nostri sistemi di governo o se non sia piuttosto un concetto retoricamente usato per descrivere in realtà un’area geopolitica, l’Occidente, o la NATO, dei quali in effetti funge da sinonimo. Appaiono inadeguati anche i nostri modelli di studio in uso della scienza politica, laddove gli Stati figurano ancora come gli attori supremi, mentre al massimo si ammettono le organizzazioni internazionali a contorno.
Infine, un’ultima considerazione. L’autore è un inguaribile romantico e crede fermamente in istituzioni pubbliche imparziali, indipendenti, trasparenti, perseguenti solo l’interesse pubblico, in conformità del resto con quanto l’articolo 17, punto 3, del Trattato sull’Unione Europea statuisce per la commissione.[25] Moti che riecheggiano un po’ il nostro dibattito pubblico sul conflitto di interessi di epoca berlusconiana, oppure la lotta contro la casta del primo Movimento 5 stelle, con la sua crociata contro il finanziamento pubblico ai partiti e all’editoria, o ancora prima il finanziamento illecito ai partiti di Tangentopoli. Ragionamenti giusti in astratto, senz’altro, ma incompleti e quindi poi in definitiva ingenui perché, se è vero che la legge può regolare l’imparzialità della pubblica amministrazione arginando le corruzioni e le clientele, è anche vero che una legge del genere può essere esistente e funzionante solo se le varie parti in conflitto che costituiscono la società sono equilibrate sul piano della forza. Il maggiore errore del movimento di Beppe Grillo, che a mio avviso ha determinato la sua fine o il suo riassorbimento, è stato credere che si potessero cambiare le cose con una riforma ben intenzionata da parte di cittadini onesti, ignorando che senza la consapevolezza degli interessi collettivi di chi non ha mezzi o ne ha pochi (una volta denominata “coscienza di classe”), è facile che anche gli individui armati delle migliori intenzioni perdano presto la bussola e vengano catturati da altri interessi. Ecco dove la retorica populista ha maggiormente fallito. Lo stesso Baldan del resto termina il libro con l’ormai classica citazione di Warren Buffett sulla lotta di classe vinta dai ricchi. Se soltanto la classe dei capitalisti è forte e organizzata allora le istituzioni pubbliche saranno inevitabilmente plasmate a suo servizio e funzioneranno con l’unico scopo di servire i suoi interessi. Non dimentichiamo che la politica è innanzitutto la sfera del pòlemos, della guerra, e far credere che invece non sia così è l’arma migliore di chi ha il coltello dalla parte del manico per portare inconsapevolmente l’avversario ad abbassare le difese. Avere questa consapevolezza non vuol dire cercare lo scontro a tutti i costi ma dotarsi degli strumenti per difendersi, organizzandosi in soggetti collettivi adeguati a rappresentare gli interessi di soggetti certamente maggioritari ma, in quanto privi delle risorse, più deboli. Infine, occorre avere gli strumenti culturali perché una organizzazione siffatta abbia successo. È una necessità che si impone di fronte a metodi di governo perlopiù psicologici, basati sulla lusinga e sulla costruzione dell’immagine per coprire la realtà dei fatti.
[1] Non uso il termine casta, irrimediabilmente compromesso dal grillismo come spiegherò meglio alla fine dell’articolo. Per la verità, l’autore usa la locuzione “bolla europea”, ma con il solo riferimento ovviamente al sistema UE.
[2] F. BALDAN, Ursula gates, La Von der Leyen e il potere delle lobby a Bruxelles, Guerini e Associati, 2025, p. 215.
[3] Ivi, p. 37.
[4] Cioè la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Cfr. ivi p. 92.
[5] Ivi, p. 208.
[6] Chi denuncia abusi e illeciti dall’interno delle istituzioni.
[7] Ivi, p. 355.
[8] Ivi, p. 93.
[9] Ivi, pp. 44-45.
[10] Ivi, pp. 46 ss.
[11] Fate un divertente esercizio mentale e sostituite a “Science”, “Cristo”.
[12] Ivi, p. 219.
[13] Ivi, pp. 159 ss.
[14] Ivi, pp. 366-367.
[15] Ivi, pp. 178 ss.
[16] Ivi, p. 184.
[17] Ivi, p. 185.
[18] Lobby finanziata da una miriade di soggetti pubblici e privati, tra cui molte multinazionali statunitensi.
[19] Ivi, pp. 148 ss.
[20] Ivi, p. 129.
[21] Ivi, pp. 186 ss.
[22] Ivi, pp. 132 ss.
[23] Ivi, pp. 152 ss.
[24] Ivi, pp. 281-282.
[25] Ivi, p. 182.





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