Far finta di non sapere: siamo tutti Scajola e Mastrapasqua
di Alessandro Bolzonello
Non voler sapere, omettere di sapere, fingere di non sapere, sono diffusi meccanismi di difesa messi in atto dall’essere umano; talvolta funzionali a fare andare avanti le cose, ad intraprendere scelte difficili e sfidanti, ma per lo più volti ad evitare fatica e responsabilità, oppure semplicemente scelta tattica utile per ‘lasciar scivolare via le cose’ senza prendere posizione.
Adottiamo strategie di tal genere sia nei confronti degli altri che di noi stessi.
La storia dell’ex presidente dell’INPS è emblematica. Come è stato possibile autorizzare, operativamente e socialmente, una tale concentrazione di incarichi e privilegi? Oppure come può affermare un ex ministro della repubblica che una casa gli è stata pagata “a sua insaputa”?
Cecità istituzionale, politica, sociale, anche etica. Soprattutto, cecità culturale.
Scajola e Mastrapasqua sono simboli, esito della cultura della cecità che pervade tutto e, aimè, tutti: siamo infatti circondati da persone che per storia, magari anche animata da merito, hanno assunto posizioni rilevanti e, sulla base dell’appartenenza, hanno attivato logiche collusive verso se stessi e le persone vicine. Distribuzione di benefici e privilegi spesso immeritati. Ecco il diffondersi di comportamenti non lineari, sicuramente inopportuni se non illeciti. L’etica è andata a farsi benedire.
Abbiamo assistito, progressivamente ingoiato, tutto ciò. Rassegnati – per timore, assuefazione, anche ipocrisia – abbiamo accettato le cose così come sono, fino all’anestetizzazione. Affogati in questa cultura, ci siamo ritrovati a riproporre le stesse logiche e comportamenti. Anche noi complici, collusi nell’omertà.
Ultimamente qualcosa si è mosso. Di fronte alle sollecitazioni dell’emergente, alla rottura degli schemi, ci siamo autorizzati a provare rabbia e rancore, talvolta a sbottare, anche ad indignarci. Ancora molto poco al cospetto di 60 miliardi di corruzione.
Quel guscio che ci ricopre presenta qua e là delle crepe. Alimentiamole. Riprendiamo ad agire pienamente il ruolo ricoperto, rilevante o meno che sia; riprendiamo a fare ciò che sappiamo fare; insomma, per quel che ci compete, diciamo e facciamo. Potrebbe essere un buon punto di partenza.
Pubblicato su Invito a …
Foto: Fisheyed me …
Sono convinto pienamente che al di la delle istanze sovraniste il nostro compito è quello di promuovere modelli sociali completamente diversi, che incidano sullo stile di vita del cittadino a tal punto di forgiarne di nuovi. Non fraitendetemi, non intendo "l'uomo nuovo " come lo immaginava Evola, ma forse un "uomo antico" libero dai pesi e dai peccati della società individualista e del consumatore, capace di vivere in una società dove non vi sia alcuna competizione tra individui ma solo una sana competizione per il progresso sociale. Questa è la parte che ARS definisce fattibile in un arco di tempo di circa 30 anni, quando ritrovata la Sovranità saremo in grado di utilizzare tutti gli strumenti di leva sociale per cambiare la nostra società.
grazie per il contributo Alessandro
Aaron