La laurea in Economia Morale
Dite la verità, cari sovranisti, quante volte discutendo animatamente col qualche “disinformato” riguardo le cause dello sfacelo sociale a cui siamo di fronte, avete ascoltato le teorie ed i postulati di quella scienza universitaria conosciuta con il nome di Economia Morale?
Quante volte siamo stati spettatori della trattazione dell’accademico di turno riguardo la “Corruzionometria” e del suo impatto devastante sui conti del paese? Per non parlare della “Sprecologia Applicata”, di “Scienza dell’Improduttività Statale”, di “Evasistica” e “Storia delle Tasse inique”.
I laureati in questa importante materia economica devono essere migliaia perché, almeno noi, ne troviamo un paio in ogni scambio di opinione in cui ci troviamo coinvolti. Tutti rigorosamente documentati, consapevoli e soprattutto granitici nelle loro idee sui mali dell’Italia.
Deve essere una facoltà meravigliosa oltretutto perché i suoi studenti non sono costretti a studiarsi grafici, sequenze storiche ne tantomeno sviluppare noiose e complicate formule matematiche. Tutto è fantasticamente basato sul Moralismo, panacea di ogni dubbio e felice porto nel quale buttare l’ancora durante furiose tempeste opinionistiche.
E fin qui tutto bene, come dice il saggio : chi è causa del suo mal pianga se stesso. Anche perché il tempo è galantuomo ed alla fine, purtroppo, darà ragione a noi, con buona pace dei nostri interlocutori. Basterebbe fare spallucce e sedersi sulla riva del fiume, in attesa che i detriti scendano a valle.
Quello che invece non va bene è l’impossibilità di instaurare un discussione costruttiva con questi signori. La loro indefessa fede nel principio morale tarpa le ali a qualsiasi volontà di accordo di massima.
Quando, ad esempio, si accenna al fatto che la corruzione non compare come variabile economica nemmeno nel Giavazzi-Blanchard ( bibbia del mainstream economico ), diventiamo automaticamente complici “der Batman” o dell’assessore siciliano indagato per truffa. Solidali di un sistema clientelare che premia i non meritevoli a discapito degli altri – cioè loro, i nostri interlocutori, guarda caso.
E non c’è nulla da fare, la Morale non viene accantonata neanche dal controfattuale che, ormai – dobbiamo dirlo – presentiamo con quel senso di impotenza che genera dalla consapevolezza che quel grafico, quell’evento storico da noi prodotto non verrà mai considerato – ne tantomeno compreso – dal Dottorando di turno.
Inutile quindi sottolineare il fatto che i conti disastrosi dell’INPS siano dovuti oltre che dal vecchietto arrivista che ha approfittato del sistema retributivo, delle baby-pensioni dei dipendenti pubblici, della pensione d’oro di vostra madre sessantottina e del conflitto intergenerazionale, anche e soprattutto dalla grande industria che, per salvaguardare i suoi interessi, ha abusato della cassaintegrazione scaricando sulla comunità i costi sociali.
Mai provare a far notare che ogni euro di Spesa Pubblica va necessariamente nelle tasche di un soggetto privato, e che quindi riducendola impoverisco il settore di cui facciamo parte. Il Moralismo – come la Forza negli Jedi – si scatena in tutta la sua potenza. La Spesa Pubblica per la Morale Economica è implicitamente improduttiva in quanto incardinata su valori politici e non meritocratici. NON PUO’ quindi essere un credito privato, una ricchezza fornita ai cittadini. Da qui l’implicito presupposto : Privato è bello, Privato è bravo, Privato è buono.
E finché lo dice un direttore amministrativo di una grande azienda o un imprenditore della bassa padana, ci può anche stare. Ma che l’auspicio della riduzione delle attività economiche dello Stato provenga da un nostalgico di Berlinguer, da un pasdaran dei diritti delle minoranze è l’indice inoppugnabile della decadenza culturale e cognitiva del nostro paese.
Fate quindi, cari sovranisti, un’opera meritevole per il vostro paese. Collaborate intensamente alla chiusura di questo deleterio ateneo che tanti disastri sta perpetrando in Italia ( e non solo ). Tolta la morale nei discorsi, almeno avremo chiaro chi abbiamo davanti : un inconsapevole collaborazionista da poter redimere o un lucido opportunista che nasconde come il serpente dietro ad un sasso, i propri interessi dietro logiche etiche.
Ci libereremo statene certi
Hai ingiustamente omesso di citare una delle branche più popolari fra quelle studiate nell'ateneo: "Deontologia del cambio fisso e Immoralità delle svalutazioni competitive". :)