Una giornata in montagna offre sempre più di una storia da raccontare
di Francesca Recchia
Ieri sono stata a visitare la Grotta di Bestwoon sul monte Bradost. Le grotta, che secondo la leggenda è così lunga da non finire mai, è stata scoperta nel 1951 ed è uno dei siti della tarda età del ferro che si trovano in Kurdistan. Mi ha fatto uno strano effetto pensare di trovarmi a casa dell’uomo di Neanderthal. A fare compagnia alle stalattiti e le stalagmiti antichissime c’erano giovani imitazioni di ghiaccio: la transitorietà e la permanenza una accanto all’altra: diverse nella sostanza, ma disegnate esattamente nella stessa forma. É stata un’esperienza suggestiva: le montagne qui sono così antiche e cariche di storia che rimettono completamente in discussione il senso del tempo.
Dopo aver visitato le grotte, a cui lo sfondo di neve ha offerto un ulteriore strato di quiete, abbiamo continuato a girovagare su e giù fra picchi e vallate. Verso l’ora di pranzo abbiamo trovato un angolo tranquillo dove parcheggiare e mangiare uno spuntino: uno slargo a lato della strada in posizione perfetta per fotografare le tre catene di montagne che si susseguono alla fine della vallata di fronte a noi. Pochi minuti dopo aver sistemato panini e frutta, una macchina suona il clacson e accosta, nulla di strano considerando che qui sono incredibilmente ospitali con gli stranieri. La sosta, stavolta, non è un gesto di cortesia, ma un avvertimento: “attenzione, mine!” ci dicono. Pochi minuti dopo una seconda macchina fa lo stesso. Ci guardiamo intorno e ci accorgiamo di aver parcheggiato sul bordo di un campo minato: la segnalazione con le bandiere rosse poco visibile in mezzo agli alberi. Passato il brivido freddo, la situazione diventa l’argomento di una serie di battute di cattivo gusto – compreso il fatto che adesso non si sa più dove andare a fare pipì dopo pranzo considerando che nessuno ha voglia di saltare per aria! É affascinante vedere come l’umorismo salace diventi un mezzo potente per affrontare la paura. Ci rimettiamo in macchina e continuiamo ad esplorare; ascoltiamo una selezione di canzoni decisamente insolita fra cui un reggae hawaiano, il cui ritornello dice: devi vivere in stile hawaiano… niente di più stridente con il paesaggio che ci circonda. Il primo ritornello comincia mentre attraversiamo un nuovo campo minato, questo davvero enorme e in fase di sminamento. All’interno del recinto che segnala l’area da bonificare vedo uno scoiattolo nero che corre senza pensieri, subito fuori dal recinto un gruppo di cavalli selvatici. La colonna sonora rende la scena surreale e in qualche modo rivela il disorientamento che provo. Ci sono cose che sembrano così distanti e che invece sono diventate parte della mia quotidianità.
Stamattina ho cercato un po’ di notizie per provare a capirne di più. In tutto l’Iraq ci sono ancora 25 milioni di mine inesplose. Solo in Kurdistan, che dal 2002 ha attivato una seria e costante campagna di sminamento, i villaggi ancora minati sono 716 e i campi minati 2241 – sono numeri che fanno girare la testa. L’Italia, a quanto pare, non ha perso l’occasione di rendersi utile e alla fine degli anni 80, durante la guerra fra Iraq e Iran, è stata fra i principali importatori di mine in Iraq.
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